E non è frutto della nostra immaginazione, a testimonianza di ciò, ci sono le pagine del libro ‘Capitale Infetta’ in cui proprio Sabella denuncia la situazione del suddetto asilo nido. Facile percorrere terreni già battuti, dove la strada è stata segnata da altri ma addirittura prendersi il merito è qualcosa di meschino.Ecco alcuni stralci riportate dell’ex assesore alla legalità del comune di Roma nochè delegato del sindaco su Ostia e litorale. Di seguito una beve ricostruzione di tutta la vicenda».
L’incendio della DoReMiDiverto
«Il 10 settembre 2012 uno dei tipici incendi di Ostia aveva devastato un’area compresa nella Colonia marina Vittorio Emanuele III, un immenso edificio costruito di fronte al Mediterraneo nei primi del Novecento per ospitare i ragazzi in vacanza e poi intestato al re d’Italia dopo una profonda ristrutturazione eseguita durante il ventennio fascista. Oggi la colonia, al di là della bella presentazione che si trova sul sito web di Roma Capitale, è un vero disastro ed è la prova di una evidente lottizzazione di quegli enormi spazi da parte dei politici che via via si sono succeduti nel governo della città e dei municipi. Nello stesso complesso si trovano, più o meno legittimamente, la biblioteca Elsa Morante, il Teatro del Lido, un ostello della gioventù, un intero blocco occupato da senza tetto, un centro islamico, un asilo nido quasi sotto il livello del mare ristrutturato per milioni di euro ma mai aperto perché periodicamente
invaso dalle acque, e altri locali limitrofi, anch’essi mai aperti, riqualificati affinché vi trovassero posto associazioni varie equamente distribuite tra destra e sinistra, il centro anziani, la comunità di Sant’Egidio, la Caritas e certamente devo aver dimenticato qualcosa.
Fino a quell’ottobre 2012, proprio alle spalle dei locali occupati dalla Caritas, c’era anche la scuola materna DoReMiDiverto che, mentre era in fase di ristrutturazione, grazie alle solite ipotetiche risorse economiche che all’epoca si pensava di ottenere dalla Cassa depositi e prestiti, nonostante i buchi di bilancio di Roma Capitale fossero già vere e proprie voragini, veniva stranamente, o opportunamente come direbbe qualche maligno, incendiata.
Il Municipio interveniva per mettere in sicurezza l’area praticamente stendendo un pietoso, e pure particolarmente costoso, velo sulle macerie fumanti; dopo di che, preso atto dell’assenza di risorse sufficienti per riavviarne la costruzione, aveva lasciato tutto così
com’era, in attesa di tempi migliori.
Il 15 ottobre 2013 la nuova giunta dava atto dell’esistenza di una richiesta da parte della Caritas di ottenere quell’area per edificarvi una struttura d’accoglienza, richiesta che, però, veniva formalizzata, solo il 24 aprile 2014 al dipartimento Patrimonio di Roma Capitale con una nota con la quale la sezione locale dell’ente religioso di volontariato chiedeva l’assegnazione in comodato gratuito del sito dove sorgeva la DoReMi-Diverto impegnandosi «senza alcun aggravio per il Municipio X e per l’Amministrazione capitolina» a «riqualificare un ambiente degradato e abbandonato» e, soprattutto, a provvedere «allo smaltimento di tutti i materiali nocivi speciali attualmente presenti (amianto, etc.) secondo la normativa vigente».
Meno di venti giorni dopo che la Caritas si era resa disponibile a pulire l’area, a sua cura e soprattutto a sue spese, e persino a smaltire eventuali rifiuti tossici ivi presenti, e in attesa che si formalizzasse la cessione del terreno richiesto, il dirigente tecnico di Ostia – quello stesso Paolo Cafaggi, che aveva sostituito Aldo Papalini e che avrebbe poi spacchettato le concessioni balneari che interessavano a Renato Papagni, e che pare non faccia particolare mistero della sua vicinanza all’Opus dei – passando «casualmente» dal posto si accorgeva della necessità di rimuovere subito il materiale residuo a causa di, così si legge nella determina, «ripetuti fenomeni atmosferici avversi nonché intrusioni e furti da parte di ignoti».
Conseguentemente Paolo Cafaggi, nonostante la Caritas si fosse offerta di pulire a proprie spese, contattava una ditta «operante nelle vicinanze» e, con la immancabile perizia di somma urgenza, per un incendio che pur era scoppiato quasi due anni prima, le affidava i relativi lavori di bonifica che poi sarebbero costati alla collettività la modica cifra di novecentoottomila euro.
Quando prendo quelle carte mi accorgo anche che la ditta «operante nelle vicinanze», la Edil Flavio srl, non era nemmeno autorizzata allo smaltimento di rifiuti speciali tanto che lo stesso Cafaggi le aveva affidato i lavori prescrivendole di eseguire materialmente l’operazione in subappalto «per il tramite di operatore specializzato iscritto nell’apposito albo regionale».
L’iperbolica cifra di quasi un milione di euro era stata raggiunta anche perché, tra le macerie da smaltire, risultavano ben seimilaseicento metri quadri di amianto malgrado l’intera area, peraltro occupata solo in parte dal preesistente edificio scolastico, si estendesse per poco più di duemila metri quadri; e non penso che il vecchio stabile della DoReMiDiverto fosse stato costruito a mo’ di pagoda giapponese, alta una dozzina di piani e con altrettanti tetti ondulati in eternit. Miracoli lidensi.
Credo a questo punto di aver visto ben più cose di Roy, il replicante di Blade Runner, e mando le carte in procura e alla Corte dei conti senza nemmeno sapere a chi fosse effettivamente riconducibile quella ditta «operante nelle vicinanze».
Lo apprenderò appena qualche giorno dopo quando, da delegato del sindaco per il litorale, sarei tornato a Ostia per tirar giù i chioschi abusivi con Cinzia Esposito, che aveva preso il posto di Paolo Cafaggi, spedito da qualche parte a non far danni. Cafaggi vincerà poi il ricorso giudiziario presentato e quindi chiederà «giustamente» di tornare a dirigere l’ufficio tecnico del litorale, cosa su cui si dovrà scontrare, perdendo, con la mia ferma determinazione di tenermi Cinzia e, soprattutto, di non avere lui.
Alfonso Sabella con Giampiero Calapà, Capitale Infetta, pp 234-237). Questa è la ricostruzione di chi ha veramente operator per riportare trasparenza e legalità nel territorio di Ostia e nell’amministrazione capitolina e lidense».