Negli ultimi anni la sostenibilità è diventata uno dei motivi dominanti per il futuro perché lo sviluppo sostenibile, compatibile con la salvaguardia dell’ambiente e dei beni liberi per le generazioni future, deve diventare il modello portante delle economie se non vogliamo che il nostro attuale sistema collassi.
Anche ISO (International Organization for Standardization), nella sua norma per la Governance di Progetti (ISO21505)ha sostenuto la necessità che la Governance stessa debba riflettere l’impegno nei confronti della sostenibilità, compresa la responsabilità economica, ambientale e sociale. Ne abbiamo parlato con Cinzia Rossi Ambassador YourGroup, esperta di politiche attive e sviluppo territoriale, per capire come sta cambiando la modalità di lavoro per i prossimi anni, come le Organizzazioni debbano adeguarsi a questo cambiamento e, di conseguenza, come i nuovi lavoratori si debbano preparare.
Il panorama che emerge è assolutamente interessante e parte dal concetto di economia circolare per cui “La produzione economica dovrà fare i conti con questo modello che è diverso dal modello capitalistico. Le società di capitale devono stare in un mondo che deve essere sostenibile che si autosostenga . L’Economia circolare tiene in piedi due tipi di capitale, quello economico finanziarie ed il capitale fiduciario. Il Capitale fiduciario è l’ economia delle reti e dei territori che creano il consenso sociale. Si apre così una frontiera che crea nuove modalità di stare nel mondo del lavoro, ciò è dimostrato anche dalla libera professione che ormai rappresenta circa 49% rispetto al lavoro dipendente. Anche il dipendente dovrà porsi la domanda: a cosa servo in un’economia più ampia?.”
L’attenzione degli ultimi anni al terzo settore, cioè le Associazioni, le fondazioni, la Cooperazione, è dimostrata anche dall’approvazione del Decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 noto come “Codice del Terzo settore’ che ha regolamentato la natura dei soggetti, i loro compiti e obblighi, facendo in modo che chi opera nel Terzo settore possa farlo in modo più efficace e trasparente; sono infatti 300.000 gli operatori del sociale, in cui operano 1 milione di lavoratori e 5 milioni di volontari.
Queste sono nuove forme di lavoro.
” Il Terzo settore fa tantissime cose per il sociale. In tempo di profonda crisi queste forme di lavoro hanno sostenuto l’economia ed ora, che è un nuovo momento di crisi, sono un mondo con cui confrontarsi in quanto rappresentano il Il 20% dell’economia italiana.”
“Si apre anche una nuova frontiera per la formazione – prosegue Cinzia- che deve affrontare temi esperienziali partendo dal servizio civile che rinforza i valori di cittadinanza attiva e si incrocia con le competenze tecniche delegate ai luoghi del lavoro tradizionale del pubblico e delle aziende. Questi ultimi quindi devono essere contaminati da modelli di cittadinanza attiva : il territorio diventa parte della catena”.
D’altra parte l’esperienza del territorio che entra nell’economia circolare già la fece Adriano Olivetti, di sana memoria , e ricordiamo le esperienze fatte da grosse multinazionali che lavorano nel nostro territorio e che hanno investito tempo e risorse per progetti che coinvolgessero le comunità ovvero le scuole. Una interessante affermazione fatta da Cinzia dovrebbe farci riflettere.
“I nuovi modelli di lavoro devono essere una contaminazione tra competenze ottenute attraverso la vicinanza tra lavoro in un contesto legato al territorio e lavoro in contesti tradizionali. Ad esempio i nostri giovani dovrebbero sperimentare il lavoro attraverso concetti di servizio civile “
Ma come cambiano le aziende? Viene chiesta loro la responsabilità civile d’impresa e una nuova struttura di welfare. Ci saranno nuove tipologie di Governance e nuovi modelli organizzativi.
Le nostre PMI come dovranno cambiare?
“Muovendosi in nuovi perimetri, applicando una mentalità di progettualità in senso ampio. L’azienda deve essere premiata dal territorio perché ne sostiene i valori e attraverso il sostegno del territorio si sviluppa. Io PMI mi dedico al core Business perché ho la rete sul territorio che mi sostiene: le scuole creano competenze che posso utilizzare perché la didattica conosce le mie esigenze, le banche sostengono il mio sviluppo, il comune mi semplifica la vita. Se non creo la rete sul territorio non sopravvivo perché la burocrazia mi uccide”
Sembra utopia ma forse non lo è, noi abbiamo visitato aziende di questo tipo, ad esempio nella vicina Umbria, che sono diventate leader di settore utilizzando questo modello.
Nuovi progetti? Le chiediamo
“Sto tentando di ridare dignità ad un territorio violentato (es terra dei fuochi). Una storia di dignità tolta ma chi gli ridà questa dignità? Come si fa a rendere di nuovo virtuosi questi territori che sono stati abbandonati da tutti? Attraverso il Vescovo abbiamo contattato famiglie ancora sane che fanno rete e che vogliano fare in modo di utilizzare culture che bonifichino i terreni, es canapa. A partire dalle coltivazioni di bonifica si fanno produzioni che diventano parte della catena del valore diventando parte della produzione biologica ad alto valore.”
Il futuro esiste, c’è ancora una speranza
Anna Maria Felici