La Giovanna D’Arco al Rogo con Marion Cotillard chiude il festival di Spoleto

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Il premio Oscar Marion Cotillard, per la prima volta al Festival di Spoleto con il regista Benoît Jacquot, uno dei più raffinati autori della cinematografia francese, ha chiuso domenica sera in un tripudio di folla inchiodata dalla complessità dell’opera per oltre 90 minuti a chiusura del festival internazionale di Spoleto.

Parliamo della  Jeanne d’Arc au Bûcher (Giovanna D’Arco al Rogo)  la complessa opera  scritta  dal compositore svizzero Arthur Honegger nel 1938 che ha visto sul palco della magnifica piazza  del Duomo di Spoleto oltre all’attrice, l’Orchestra Giovanile Italiana,  i due  cori del Santa Cecilia fra cui quello delle voci bianche   con  cantanti solisti di notevole spessore lirico. Oltre 150 elementi diretti magistralmente da Jérémie Rhorer per un opera alla sua prima rappresentazione in Italia

 Giovanna all’inizio dello spettacolo discende fra il pubblico dalle   gradinate della piazza su un cavallo bianco, ma riapparirà in scena solo successivamente mentre risuonano i primi imponenti accordi di un’opera e gli interventi del coro che ripercorrono anche  le tappe del  processo a Giovanna condotto con animalesca pedanteria da un clero ottuso.

Sulla pelle della ‘pulzella’ che ha “brandito la spada per amore” del suo popolo e di Dio   si è giocato tutto il cinismo  della politica e dei potenti mentre, il tradimento che la condurrà alla accusa di stregoneria ed eresia.

Ed è mentre viene richiamato il processo la cui sentenza è già decisa, che sulla destra del palco si accende il rogo, unico elemento scenico, alla quale la vergine è destinata.

I personaggi che compongono il mosaico della esibizione quasi mistica della fede di Jeanne   narrano la sua storia mentre lei è in preda alla angoscia per l’imminente supplizio, tormentata dai ricordi della sua felice infanzia  contadina, dalle sue vittorie ispirate dalle “voci” che l’hanno guidata nel riscatto dei popoli francesi e dai tradimenti di re e principi . 

Un dialogo fitto e drammatico fra voci liriche cori orchestra e la Cotillard che si dipana  per 11 scene.

 L’intensità della musica, l’intervento del coro che assume talora  una drammaticità da tragedia greca,  percorrono tutta la rappresentazione in lingua francese che non distrae il pubblico con le didascalie in italiano opportunamente collocate alla desta del palco per non creare disturbo. 

E’ la stessa musicalità di quella lingua e l’appassionato recitativo della Cotillard che  in alcuni momenti del processo viene accompagnato da canti corali  in Latino ecclesiastico, che nella loro giaculatoria contrastano con il  messaggio di fede e amore, e sempre attuale, di Giovanna.

Il libretto poeticamente intenso  di Paul Claudel ricava evidenti riferimenti   allo spirito del teatro medioevale anche con un accurata ricerca di fonte storiche, ma nel complesso dell’opera prevale il simbolismo  innestato in un linguaggio musicale, quello di Honegger, di grande modernità.

Scritto nel 1935 Jeanne d’Arc au Bûcher verrà rappresentata solo 3 anni dopo e nel 1944 Claudel e Honegger aggiungeranno un prologo che stabilisce un parallelo fra l’invasione degli inglesi del XV secolo e quella tedesca della seconda guerra mondiale. 

Fra le grandi interpreti di Jeanne va ricordata Ingrid Bergman, mentre Marion Cotillard  attrice cinematografica e teatrale vincitrice di numerosi premi, aggiunge un tassello prezioso alla rappresentazione di quest’opera con la sua presenza scenica misurata, composta e la sua figura minuta, ma con quella voce scandita da tratti di inimitabile drammaticità, meritandosi l’ovazione del pubblico.

Giuliano Longo

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