Dopo la prova pubblica al festival HighTide nel 2015 Harrogate ha avuto la sua anteprima mondiale al festival di Suffolk. Al Smith in una intervista lo definì : È una piece su una famiglia, su una crisi all’interno di una famiglia e sul controllo delle relazioni al suo interno. È un pezzo piuttosto piccolo, un pezzo da camera, tutto si svolge in un pomeriggio ed è un’esplorazione di un ricordo traumatico.
Non è un pezzo facile: si tratta di un uomo che si interroga se il suo rapporto di vicinanza con la figlia è inappropriato e, mentre nella commedia non accade nulla di male, gli argomenti non sono particolarmente scomodi, quindi posso immaginare di descriverlo come controverso.
Dalle parole dell’autore esce quindi una descrizione di quello che succede sulla scena: fino che punto la devozione paterna e la sollecitudine superano il segno e diventano insopportabili interferenze? Come cambia la relazione tra un padre ed una figlia quando questa cresce? Fin dove è paterna sollecitudine e dove trascende?
Un uomo, ottimamente interpretato da Marco Quaglia, per 80 minuti si confronta con le sue ossessioni, rappresentate da tre donne che interpretano la stessa situazione da tre punti di vista diversi, tre modi di vedere la stessa realtà o di riviverla.
Le tre donne sono interpretate dalla stessa attrice, Alice Spisa, nella parte dell’amica, della figlia e della moglie e il titolo è relativo ad una località di villeggiatura in cui la figlia quindicenne ha portato il suo ragazzo al fine di passare un week end.
La trama sembra semplice ma la messa in scena è estremamente coinvolgente perché l’autore ti porta per mano e tu non sai mai dove sei. Dispiegandosi come un trittico a due mani, riesce a essere ingannevole, elusivo, comico e sviscerato. Il dialogo è serrato, tocca molti toni, non lascia tregua. Potresti sentirlo alla radio che niente cambierebbe, Lo spettatore è trascinato su e giù in un gioco dialettico che non è disturbato neanche dalla bellissima scena con uno schermo in primo piano ed i due protagonisti che si muovono sulla scena giocando come gatto e topo.
E’ una piece su un uomo che non è capace di confrontarsi con il processo di crescita della figlia, è ossessionato e disgustato di se stesso, ha paura di essere preda della sue ossessioni e non vuole danneggiare la sua famiglia. Non ha chiaro cosa vuole dalla sua vita sentimentale, ha bisogno di nuovi stimoli ma la mente lo porta da una parte che lo disgusta. Non è un personaggio da amare, ma non riesci neanche ad odiarlo. Cosa vuole dalle sue relazioni? Le tre donne lo provocano, la figlia vuole vedere fino a che punto può arrivare per ottenere soldi, la donna vuole la sua sessualità, la moglie non riesce più ad amarlo perché è difficile mantenere il reciproco desiderio in una lunga relazione. Una sciarpa passa dalla moglie alla figlia, da chi ha amato a 15 anni a chi 15 anni li ha adesso, sembra un tentativo di riportare indietro il tempo ad un periodo in cui l’amore era parte della sua vita, ora invece non riesce nemmeno a reagire ad un tradimento.
Ottima scelta per un teatro che riesce sempre a portare sulla scena pezzi interessanti e che fanno discutere, soprattutto nella rassegna TREND che oramai è giunta alla 17° edizione e non smentisce le ragioni del suo successo
Applausi
Anna Maria Felici