Raffaele Marra è stato condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione. L’ex braccio destro della sindaca Virginia Raggi, è stato coinvolto nell’ambito del processo che lo vede imputato per concorso in corruzione con il costruttore, Sergio Scarpellini (deceduto il 20 novembre scorso).
Nei confronti di Marra la procura di Roma aveva chiesto una condanna a 4 anni e mezzo. Secondo l’accusa, Scarpellini avrebbe dato nel 2013 quasi 370 mila euro a Marra, all’epoca direttore dell`ufficio delle Politiche abitative del Comune di Roma e capo del Dipartimento del patrimonio e della casa, per l’acquisto di un appartamento nella zona di Prati Fiscali.
Una condanna, quella di Marra, che noi di “cinquequotidiano” avevamo in qualche modo, se non previsto, quantomeno sospettato. In un articolo del 30 giugno 2016 a firma di Giuliano Longo e dal titolo “Marra, dalle razze equini alla scuderia di Virginia”, dicevamo infatti che la posizione di Marra era pressappoco traballante.
Nel nostro articolo scrivevamo: «Raffaele Marra, piuttosto schivo dalle ribalte mediatiche, difende la sua posizione di vice capo di gabinetto di Virginia Raggi e con una sua intervista al Messaggero non teme che la sua nomina possa venir riconsiderata (come invece lascerebbe intendere la on. pentastellata Roberta Lombardi). Dopo aver ricordato di aver lasciato l’amministrazione Alemanno nel 2010 a “seguito di una serie di denunce che presentai proprio in contrapposizione a lui” respinge l’etichetta di Alemanniano e insiste nel rilevare che lui è già stato formalmente nominato vice capo di gabinetto vicario con un’ordinanza della sindaca. Se poi partisse un’altra ordinanza di revoca «significa che anche loro, i grillini, fanno la stessa politica di chi ho combattuto in questi anni. Sarebbe allucinante. Contrariamente a quanto scritto da qualche quotidiano la sua nomina non sarebbe intervenuta grazie allo studio legale Sammarco dove ha lavorato Virginia Raggi, ma grazie ad una conoscenza diretta fra Marra e la Raggi.
Il colpo di fulmine sarebbe esploso già nel 2013 quando la giovane consigliera arrivò in aula Giulio Cesare e lui era capo ancora di un dipartimento con la Giunta Marino. Incarico dal quale chiese poi l’aspettativa di due anni per dedicarsi a un dottorato di ricerca. Questo per dovere di cronaca, eppure questa testata già il 15 settembre 2013 sollevò il caso della sua presenza nell’amministrazione Marino con un articolo titolato “Ignazio Marino e la sua attrazione per i fedelissimi di Alemanno” fra i quali ovviamente lo stesso Marra.
Un articolo che creò una certa agitazione nel Pd che probabilmente fece pressioni su Ignazio per rivedere la posizione di Marra. Indubbiamente fra lui e quel partito non correva buon sangue visto che il 12 ottobre del 2012 l’allora consigliere regionale Enzo Foschi lo aveva ‘beccato’ perché privo dei requisiti per la nomina a dirigente regionale visto che si era visto annullare per due volte la nomina dal Tar. Eppure lui stava davvero a cuore di Renata Polverini (che lo considerava uno fra i suoi fidatissimi) che lo nominò last minute direttore in regime di “prorogatio” ovvero sino all’elezione della nuova giunta.
La questione non è di poco conto perché nasce proprio quando Marra arriva al Comune nel 2009, nominato dirigente senza concorso e con una qualifica che gli era stata conferita all’Unire, ma che non può venir recepita automaticamente nei ruoli capitolini o regionali. La cosa non deve essere piaciuta a Zingaretti che lo rispedisce al Comune dove, sia pur fra polemiche e ci resta quasi 10 mesi evidentemente gradito anche ad Ignazio.
Eppure, lui che alemanniano non è mai stato, nel 2013 dice di aver votato Marino, salvo poi venir fulminato sulla via di Beppe Grillo. Su internet è pubblicato il suo curriculum: 44 anni, ufficiale della Guardia di Finanza entra nelle grazie di Alemanno ministro dell’Agricoltura dal 2001 e diviene dirigente dell’Unire (anche se nel curriculum non è indicato con quale concorso) dove Panzironi faceva il bello e cattivo tempo con le razze equine. Dal 2008 numerosi camerati di Gianni passarono dall’ippica al Comune fra quali lo stesso Marra. Mentre poco dopo, un omonimo, ma probabilmente il fratello 48enne Renato Marra, viene nominato dirigente della polizia locale di Roma. Questa la storia. Che poi nel 2013 Raffaele si sia innamorato politicamente di Virginia con la quale ha continuato a scambiarsi bigliettini di auguri, è legittimo, ma che neghi di essere mai stato Alemanniano prima e Polveriniano poi risulta difficilmente digeribile, soprattutto per chi vuol sbaraccare il passato di questa capitale corrotta. Allora i casi sono due: o Virginia lo conosceva talmente bene da avere piena fiducia in lui o non sapeva proprio dove sbattere la testa per dare una mano al giacobino Daniele Frongia. Ipotesi questa che indicherebbe una certa difficoltà della sindaca a mettere in piedi la sua squadra. Nella prima ipotesi manca invece un tassello perché non basta la semplice conoscenza per nominare un vice capo di Gabinetto che firmerà gli atti del suo capo Frongia. Non è quindi escluso che Virginia e Daniele abbiano visto in lui (sia pur nel suo limitato periodo di permanenza nell’Amministrazione capitolina) l’uomo giusto per disvelare le zone d’ombra che i pentastellati intendono illuminare alle plebi. E allora si tengano le polemiche…. se Marra val pure una messa».
Ieri i giudici del tribunale di Roma, della II sezione penale, hanno disposto la confisca dell`appartamento oggetto della vicenda di Marra-Scarpellini. Lo scorso luglio la posizione dell’immobiliarista era stata stralciata a causa delle gravi condizioni di salute. “Il cuore del processo sta nel capire se questa dazione sia stata un prestito tra amici o invece il ` prezzo` per piegare la pubblica funzione di Marra agli interessi del costruttore Scarpellini, se fra i due ci sia stato un rapporto di amicizia o di corruzione”, aveva spiegato nel corso della sua requisitoria il pm Barbara Zuin. Per questa vicenda Marra e Scarpellini vennero arrestati, era il dicembre 2016. Le contestazioni del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Zuin si basano essenzialmente sulle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, diretti dal colonnello D`Aloia. Marra – secondo le accuse – avrebbe ricevuto benefici ingenti dal costruttore. Fino al pagamento nel 2013 di oltre 367 mila euro, con due assegni, per un appartamento Enasarco acquistato in via Prati Fiscali 258, e intestato a Chiara Perico, la moglie di Marra, attualmente residente a Malta con i figli. “Quella era una tangente”, secondo i pubblici ministeri, un prestito secondo la difesa di Marra, entrambe le cose per Scarpellini, che in sede di interrogatorio ha ammesso di aver pagato per non scontentare il potente funzionario del Comune. Nel 2009 c`era stato un altro ‘regalo’ del costruttore a Marra: un appartamento in zona Eur, ottenuto con uno sconto di mezzo milione di euro.
Raffaele Marra dovrà risarcire il comune di Roma-Capitale con 100mila euro. I giudici del tribunale di piazzale Clodio lo hanno disposto nell’ambito della sentenza che vedeva imputato l’ex dirigente del Campidoglio per corruzione. I giudici hanno anche dichiarato estinto il rapporto con la pubblica amministrazione e la confisca dell’appartamento in zona Prati Fiscali al centro della vicenda. La difesa, subito dipo la sentenza, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. La camera di consiglio è durata poco meno di 20 minuti.