Ipotesi concussione ad Ama: primi indagati

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Il Campidoglio avrebbe esercitato pressioni su Ama affinché la municipalizzata dei rifiuti non pretendesse più dal Comune i 18 milioni di euro per i servizi cimiteriali. Una somma sempre messa a bilancio da via Calderon De La Barca fino al 2016. Da qui l’ipotesi di tentata concussione: gli investigatori vogliono verificare se i vertici dell’amministrazione capitolina abbiano obbligato i dirigenti Ama a fare un atto ritenuto da loro contro legge, ovvero di non mettere nel bilancio 2017 il credito. La procura sta verificando le posizioni di tre dirigenti del Comune.

Dopo le prime iscrizioni nel registro degli indagati dell’inchiesta della Procura di Roma sui conti dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, l’attivita’ istruttoria va avanti ma il riserbo degli inquirenti e’ massimo. Non si puo’ escludere che verranno convocate altre persone per essere ascoltate come testimoni, compreso l’assessore al Bilancio, Gianni Lammetti. Al momento nel fascicolo in cui si ipotizza il reato di tentata concussione, risultano indagati il direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti, l’ex ragioniere del Comune, Luigi Botteghi e capo ad interim della Governance, monitoraggio e controllo organismi partecipati Giuseppe Labarile. Nei giorni scorsi sono stati ascoltati, sempre come persone informate sui fatti, l’ex ad di Ama, Lorenzo Bagnacani e per due volte l’ex assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari.

“Sono molto preoccupata per la notizia che il direttore generale del Comune di Roma sarebbe indagato per un reato gravissimo, come la concussione, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma sul bilancio di Ama. A parte l’evidente problema di legalità, se si è giunti alle dimissioni di un assessore serio come Pinuccia Montanari e ad un ulteriore cambio di management vi è un problema politico ed amministrativo che non deve essere sottovalutato, anche alla luce dei fatti di oggi”. Lo scrive su facebook, Roberta Lombardi, Portavoce M5S presso il Consiglio Regionale del Lazio. “Sono contraria all’azione di chiunque si opponga alla continuità dei servizi, al loro miglioramento e alla tutela del capitale pubblico di ogni società partecipata, a partire da Ama. Ogni volta che una partecipata viene sottoposta a crisi finanziarie o di bilancio, che incidono sulla qualità del servizio e sulla dignità dei lavoratori, – conclude Lombardi – si compromettono anche le possibilità di pianificare i servizi secondo una logica di prevalenza degli interessi pubblici, quasi sempre a danno della cittadinanza e dei lavoratori. Questo il M5S ha sempre sostenuto e chi si richiama ai suoi valori deve continuare a sostenere”.

“A un certo punto l’obiettivo di Roma Capitale e’ risultato chiaro. Volevano che chiudessimo in rosso il bilancio, fosse solo di un euro. Tutto il resto non contava”. A dirlo e’ Andrea Masullo, uno dei tre membri del Cda dell’Ama rimossi dalla sindaca Virginia Raggi, in un’intervista al Messaggero in cui mostra apprezzamento per l’inchiesta: “Sono molto soddisfatto nel vedere che c’e’ un arbitro terzo che ora valutera’ i comportamenti in questa vicenda. Siamo molto sereni, e’ importante che si faccia chiarezza”. Mosullo parla delle pressioni per cambiare il bilancio consuntivo del 2017. “Noi abbiamo ricevuto sempre messaggi dal direttore Franco Giampaoletti e dall’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, non e’ certo un segreto. E facevano sponda con la sindaca Virginia Raggi, alla fine era lei che firmava le richieste formali”, racconta. “Se ingerenze sono state, comunque, sono state solo tentate, perche’ noi non abbiamo ceduto e, nel rispetto della legge, non abbiamo modificato il bilancio”. Le richieste di cancellare il debito di 18 milioni di euro per i servizi cimiteriali “per molti mesi sono state solo verbali, a voce. Solo verso l’autunno mettono nero su bianco quella richiesta”, prosegue Mosullo, che osserva: “In undici mesi, su un bilancio di un miliardo, quanto tempo ci vorrebbe per risolvere il problema di 18 milioni di euro? In poche ore, se ci fosse stata la volonta’ di superare l’ostacolo e approvare il bilancio, si poteva risolvere tutto”. Non e’ stato fatto “perche’ c’era la reiterata volonta’ di chiudere il bilancio in rosso. Semplicemente. Il bilancio non doveva essere chiuso con un utile, come invece era quello che avevamo approvato”. E “chiudere in rosso il bilancio – conclude – significa mettere l’Ama in condizione di non potere operare”.

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