Lo strano caso di Virginia Raggi che si schiera con i tassisti: «Siamo al loro fianco»

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Virginia Raggi

Quale sarà mai il sindaco di Roma che oserà mettersi contro la categoria dei tassinari? Qualcuno ricorderà il loro fervido sostegno prima alla candidatura e poi, almeno per un certo periodo, all’amministrazione di Gianni Alemanno. I tassisti, si sa, fanno audience, chiacchierano con il cliente magari appena sbarcato a Fiumicino o a Termini, hanno la radio perennemente accesa sulle private sportive e soprattutto circolano tutto il giorno producendo migliaia di contatti. Nella campagna elettorale del 2013 li scelse Alfio Marchini per veicolare il suo cuore rosso in tutta la città, portando a casa quel 9% di consensi che superò a malapena alle comunali dello scorso anno. Anche Ignazio Marino ci andò cauto con loro salvo farli incazzare per la chiusura dei Fori e la deviazione del loro percorso da via Cavour. Oggi succede che da tre giorni questo servizio sia pressoché bloccato in tutta Italia nonostante l’appello alla calma di Bittarelli re capitolino del 3570 che a Roma va per la maggiore. Oggi le auto bianche di tutta Italia manifestano davanti ai palazzi del potere contro quell’emendamento al cosiddetto milleproroghe approvato dalla commissione Affari Costituzionale del Senato. Proposto dalla senatrice Linda Lanzillotta (ah Linda Linda) che non ha mai nascosto i suoi intendimenti liberalizzatori o liberisti (ma ci provò anche Bersani con le sue lenzuola) prevede per gli NCC la decadenza delle caratteristiche della territorialità. Vuol dire  che l’emendamento proroga a fine anno per il servizio di noleggio con conducente (le auto blu) l’entrata in vigore del «divieto di sosta in posteggio di stazionamento su suolo pubblico nei comuni ove sia in esercizio il servizio di taxi». Aprendo così la possibilità che le auto blu possono caricare la clientela entro i cofani del comune. Di fatto una apertura alla concorrenza che già minaccia la categoria con le varie car sharing e in futuro con il temutissimo Uber. Ebbene, di fronte a questa agguerrita categoria non poteva che scendere in campo, unico sindaco in Italia, Virginia Raggi in calo di consensi e a rischio di rivolta giallorossa se non si farà lo stadio della Roma. «Siamo vicini ai tassisti che da giorni stanno manifestando il loro malcontento – proclama Virginia. Oggi, sono arrivati a Roma da tutta Italia per dire ‘no’ ad una riforma che non vogliamo. Per questo siamo al loro fianco». Anche a costo di venir linciati e di non prendere più un taxi per i prossimi mesi, non ci pare che l’emendamento (ah Linda Linda) sia così sconvolgente da meritare la discesa in campo, anzi in strada, del sindaco di Roma. Tanto più che a dicembre il prossimo governo confermerà sicuramente il divieto con Di Maio alla presidenza del consiglio (se nel Pd si va avanti di questo passo). Semmai sorprende  che Virginia non scenda in campo per le migliaia di lavoratori che, più o meno precari, sono coinvolti in tante vertenze per salvare il posto di lavoro. Forse non è un caso che nel dna del Movimento scarseggino proteine quali diritti, lavoro, voucher ecc. e poi, suvvia, ve la vedete la Raggi in prima fila a una manifestazione dei sindacati?
Giuliano Longo

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