Zingaretti chiude il termovalorizzatore di Colleferro, sui tempi del nuovo impianto ecologico cala la nebbia degli annunci

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La Giunta regionale ha approvato giorni fa la delibera per la riconversione “in breve tempo”, dell’impianto di Colleferro con apparati altamente tecnologici che elimineranno il sistema della termovalorizzazione dei rifiuti e centreranno l’obiettivo di centrare la “end of waste”.

Il dubbio sorge sul “tempo breve” perché l’impianto “verrà progettato da LazioAmbiente spa, in collaborazione con Università e Istituti di ricerca, mutuando le migliori esperienze già consolidate in diverse capitali europee, ma introducendo anche tecnologie di ultima generazione”. 

Il progetto, secondo Zingaretti  “rappresenterà uno dei cardini del nuovo Piano regionale dei rifiuti (di cui non si prevedono ancora i tempi di presentazione, ndr) e diverrà il fulcro del Piano industriale di Lazio Ambiente spa, che potrà così essere ceduta dalla Regione e messa con successo sul mercato, come prevede la legge Madia”.

Un modo come un altro per allontanare la privatizzazione di Lazio Ambiente annunciata già sul finire della scorsa legislatura regionale e far tirare un sospiro di sollievo ai 600 dipendenti che al consorzio di comuni caldeggiato dal sindaco di Colleferro credono ben poco.

Certo, qualsiasi progetto industriale e finanziario richiede un planning e un timing forse già stabilito dagli esperti della Regione, ma per ora ignoto alla pubblica opinione. Quindi oggi tocca fidarsi sulla parola perché Zingaretti afferma che “attraverso la società Lazio Ambiente, la Regione punta a promuovere la realizzazione di un presidio industriale, dove verranno eseguiti processi di lavorazione per estrarre risorse dai rifiuti in uscita dai TMB, evitando così lo smaltimento in discarica o negli inceneritori”. Anche se non è escluso che una frazione residua venga riconvertita in Css da bruciare nei cementifici di Colleferro, Guidonia o nella centrale di Civitavecchia. 

Entrando nello specifico Il nuovo impianto potrà consentire anche l’eventuale declassamento dei TMB a semplici stazioni di tritovagliatura primaria e raffinazione delle matrici secche. “Questo degradamento funzionale consentirà la cancellazione del processo di stabilizzazione della FOS nei TMB, con la conseguente eliminazione dei disagi olfattivi, il recupero delle aree interne e la valorizzazione ecologica ed economica. Nel presidio industriale si potrà ricavare dalla FOS il metano da trasformare in biofuel, gassoso o liquido, per autotrazione; il carbone da destinare ad impieghi civili e industriali; la biomassa da trasformare in biofuel liquido; quella da trasformare in substrati sostitutivi di torbe e quella mineralizzata per conglomerati inerti, mentre dagli scarti dei TMB si potrà ottenere plasmix da inviare a stampaggio; inerti da raffinare per reimpieghi civili e matrici da inviare a recupero nei circuiti dedicati (cellulose, alluminio, banda stagnata, ecc.)”.

Insomma un progetto globale e innovativo, ma, visto qualcuno affermò che questo modello veniva mutuato da Barcellona, metropoli che lo scorso luglio decideva il conferimento dei rifiuti nelle isole Ecologiche Mobili per superare le gravi difficoltà di smaltimento in corso pur disponendo di un impianto analogo a quello che ha in mente Zingaretti, ma anche di un termovalorizzatore, è lecito avere dei dubbi.  

In ogni caso, tra studi, elaborati e progetti passeranno minimo -ma siamo ottimisti- 3 anni e ci si chiede come si risolverà nel frattempo il problema dei rifiuti di Roma che non può ulteriormente attendere  mentre la città affoga nella monnezza. Tanto più che la sindaca Raggi, in sintonia con Zingaretti, i termovalorizzatori non li vuole proprio, eccetto quella di san Vittore dell’Acea che funziona ancora a pieno ritmo. Come d’altronde quelli del Nord Italia che continuano a bruciare rifiuti romani a nostre spese.

In verità né la Raggi né Zingaretti vogliono, per motivi elettorali, la discarica di servizio e la città Metroplitana, a maggioranza Cinque stelle, non intende deliberare sulla allocazione degli impianti indicata dai tecnici e sollecitata dal ministro Costa.

Un libro dei sogni dunque quello del Governatore? No, se fossimo in Lombardia ed Emilia, ma qui a causa di Roma, siamo in piena emergenza ed è sulle emergenze che si misura la capacità di governo oggi e non fra   tre anni, quando magari saranno cambiati i colori delle amministrazioni regionale e capitolina e poi la grana passerà ad altri.

Ci sono poi due problemi a margine. Il primo riguarda Colleferro dove i cittadini, dopo le battaglie condotte dal sindaco Sanna, si attendono che l’area dove oggi insiste il termovalorizzatore venga definitivamente bonificata e certo non riconvertita per un nuovo impianto (anche perché da decenni attendono che venga bonificata l’ex area Snia vera e propria bomba ecologica).

L’altra riguarda le attrezzature giacenti nei piazzali del bruciatore che dovevano servire per il suo revamping, bloccate dai manifestanti con tanto di sindaco sdraiato per bloccare l’acceso dei mezzi, ma che qualcuno ha già pagato o dovrà pagare.  Infatti Ci risulta con la delibera 572 del 4 ottobre 2016 la giunta aveva reintegrato il capitale di Lazio Ambiente (partecipata al 40% da Ama) con oltre 12 milioni di euro di cui 7 milioni da destinare al revamping (mai avvenuto) dell’impianto di Colleferro.

Non sappiamo se quei 7 milioni siano stati effettivamente investiti per ammodernare il termovalorizzatore che secondo alcuni esperti, ne avrebbe bisogno di almeno 40 per la ristrutturazione integrale.  Ma, ci si chiede, chi ha pagato le 35 tonnellate di pezzi di ricambio della nuova caldaia per l’inceneritore bloccate da dicembre dalla generosa protesta di Sanna e di un altro centinaio di cittadini e giacenti nei piazzali dell’impianto?

Inoltre non si può escludere che presto a Colleferro esploda la contestazione per la riattivazione della discarica di Colle Fagiolara con le sue 600mila tonnellate/monnezza di capienza. Sarà interessante vedere se anche questa volta il sindaco guiderà la protesta, magari sdraiandosi per impedire l’accesso dei camion compattatori.

Giuliano Longo

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