Elezioni, Giorgia Meloni non vuole Marchini. Ma lui punta al ballottaggio

L'imprenditore che si autosospese dall'assemblea vuole un profilo apartitico

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Alfio Marchini ritorna e punta il dito contro Ignazio Marino

Non ci crederete  ma siamo già in campagna elettorale. con i Grillini convinti della vittoria (almeno a parole) e pronti a governare la Capitale. Senza considerare che Matteo Renzi farà l'”Ira di Dio” pur di sventare questo fatale esito. Ma la partita è dura anche nel centro destra dove i Fratelli d’Italia non vogliono proprio Alfio Marchini quale candidato già designato da Berlusconi. In questo momento  l’obiettivo dei “Fratelli” è quello di demolire la candidatura Marchini perché che non rappresenta il centro destra. Per l’occasione carica le batterie Federico Mollicone (Fdi-An) che con una lunga dichiarazione all’agenzia DIRE ci fa la storia dell’imprenditore romano. Alfio non è apartitico come vuole fare intendere ma rappresenta «la sintesi perfetta dell’abbraccio esiziale tra il partito democratico e i poteri forti di Caltagirone.» Inoltre la sua famiglia di costruttori «avrebbe devastato Roma costruendo proprio quelle periferie che il Marchini sindaco si dovrebbe impegnare a risanare.»  Per dimostrare che Alfio è parte di quel ‘generone’ che da sempre comanda Roma, Mollicone ricorda che 1994 è entrato nel Cda della Rai e nel 1998 diventa editore dell’Unita’ con il 49,5% della proprietà. Poi ha fatto parte di decine di consigli di amministrazione: «a Roma Duemila spa che lavorò per il Giubileo del 2000, alla Banca di Roma, in Capitalia e poi in Unicredit fino al 2008.» Mentre è ancora «consigliere amministrazione Cementir, holding del gruppo Caltagirone.» Un attacco che potrebbe provenire da Rifondazione Comunista se non venisse dagli ex neofascisti.

Se la sparata del Mollicone sia stata ispirata da Giorgia è difficile dire, tanto più che la Meloni non ha ancora deciso di candidarsi, forse consapevole dei suoi recenti trascorsi alemanniani che non giovano alla salute elettorale. Ma i “Fratelli”, e non solo loro, fiutano ben altro. Lo scenario horribilis è il seguente: un Pd che perde a rotta di collo, e si spacca a sinistra con una lista Marino o di altri personaggi quali Imposimato, sostenuti da Sel e da una parte del Pd filomariniano. Secondo scenario: al ballottaggio non ci arriva il Pd, ma i Grillini e la lista Marchini, in tal caso per chi voterebbe parte dell’elettorato del Pd? Alfio questo conto se l’è fatto e quindi potrebbe rinunciare di buon grado al sostegno dei Fratelli e dello stesso Matteo Salvini che nella Capitale conta ben poco.

A complicare questa campagna elettorale c’è il processo per mafia capitale che durerà sino a metà luglio. Ben 250 testimoni alla sbarra, tutto un ceto di Governo degli ultimi sette anni. Per non parlare dell’astensionismo che questa volta potrebbe penalizzare proprio il Pd. E ora ci si mette anche la relazione, appena desecretata da Gabrielli, richiesta dal Procuratore Pignatone con la lista dei 101 nomi citati a vario titolo nelle carte di Mafia Capitale.

Rebus sic stantibus possibile che lo scenario del ballottaggio Marchini/grillini non sia nella raffinata mente del commissario del Pd romano Orfini? In fin dei conti è stato proprio lui a chiedere le firme dell’imprenditore e del fido Onorato per far fuori Ignazio. Ormai con l’arrivo da Milano del prefetto Tronca tutti rivolgono gli occhi al cielo e si fingono ispirati dal prossimo, santo Giubileo, ma nella Roma sotterranea degli interessi e del potere scorrono ancora fiumi di veleni e si intrecciano conti da regolare.

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