Intervista a Marco Rettighieri, direttore generale di Atac

L'approccio rivoluzionario dell'ingegnere-manager esperto di ferrovie

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Marco Rettighieri, nominato lo scorso febbraio direttore generale dell’Atac, è un ingegnere con grande esperienza di ferrovie. Direttore Generale Operativo della Italferr, è stato chiamato a Milano come Dg Construction nell’ambito del progetto Expo2015. Tiene corsi sul “project management delle situazioni perturbate” in Ca’ Foscari, Bocconi, in questi giorni era a Bari. È un manager che vuole fare squadra e va ad ascoltare anche l’opinione dei macchinisti e non esita a mandare i dirigenti a fare i controllori. Un approccio che ha suscitato, nel bene e nel male, forti reazioni in azienda e in città. In una stagione rovente per il dibattito tra i due aspiranti sindaci in fase pre-ballottaggio, ci si sono messi nuovi scioperi con ricadute drammatiche sulla cittadinanza. Ed è proprio in concomitanza con una di queste agitazioni sindacali che ho l’opportunità di incontrarlo. E gli rivolgo le domande di chi i “mezzi” li prende tutti i giorni.

È tipico dei romani, di ritorno da Parigi o da Londra, magnificare le bellezze dell’Urbe, concludendo però… “certo i servizi pubblici che hanno loro, guarda che metropolitane”. Quali sono i possibili modelli stranieri cui ci si possa ispirare per i trasporti capitolini? Quali best practice si potrebbero adottare?

Da una parte le problematiche del sottosuolo della città, dall’altra le leggi italiane, ottime per preservare il patrimonio ma che a volte sembrano non distinguere tra un frammento di vaso e una struttura monumentale. Tenuto conto dell’unicità dell’Urbe, si potrebbe pensare a un approccio diverso, per rendere il patrimonio visivamente fruibile dai passeggeri delle metropolitane. L’esempio è quello di Hong Kong dove la rete è stata ancorata al fondale marino a 500 metri di profondità, chiudendo la galleria nella parte inferiore e lasciando il “soffitto” trasparente, così che chi è a bordo possa osservare ciò che accade nelle acque marine (Rettighieri ha progettato e costruito a Hong Kong, ndr). Insomma, va fatta una scelta. O si sacrifica “qualcosa” oppure si scende in maggiore profondità, considerando però importanti difficoltà tecniche nella realizzazione.

E per i trasporti di terra?

È vero che gli orari degli autobus sono imprevedibili, ma questo dipende dal traffico circostante. E se vogliamo proprio fare un confronto, a Parigi c’è una fermata del bus ogni 550 metri, a Roma ogni 380. Con quello che ne consegue in termini di soste e di tempi che si espandono. Va anche chiarito che spesso si attribuiscono ad Atac responsabilità non sue: l’azienda gestisce ma non pianifica, pensiamo alla soppressione del 52 in zona Parioli: è Roma Servizi per la Capitale che ha disposto il cambiamento, recepito da Atac. Inoltre la questione delle corsie preferenziali è essenziale alla soluzione di questi problemi. Oltre al fatto della scarsità dei mezzi: in questo momento li stiamo revisionando tutti. E in queste condizioni di disagio l’utenza si sente legittimata a non pagare il biglietto.

Per l’evasione, con un 10% dei passeggeri della metro e il 25% di quelli dei trasporti di superficie che non pagano, i danni arrivano a quasi 80 milioni l’anno. Che cosa si può fare per contrastarla?

Esatto, una cifra equivalente a dieci convogli ferroviari. Esclusa per motivi oggettivi la possibilità di reintrodurre il bigliettaio, si arriverà a un bigliettaio elettronico, che conta cioè le persone. Nonostante l’intensificarsi dei controlli (con tanto di dirigenti mandati nelle vetture a controllare i biglietti, ndr) la verifica è un’arma a doppio taglio, con la difficoltà di riscuotere le multe comminate agli evasori. Alcuni strumenti, come i tornelli anche in uscita dalle stazioni della metropolitana, già ci sono, ma non sono risolutivi. Ci si può affidare per adesso soltanto ad un cambiamento di mentalità, a un rinnovato senso civico che responsabilizzi il passeggero come cittadino, rispettoso di beni e servizi che sono di tutti.

Nelle quotidiane resse a Stazione Termini per accedere alla metro A in direzione Battistini, il pensiero oltre ai disservizi inevitabilmente va al problema della sicurezza. Le stazioni metropolitane sono già presidiate dai militari, ma in caso di allarme che cosa succede?

Naturalmente oltre alle guardie private e ai militari, le stazioni e i convogli non sono lasciati a se stessi. In caso di emergenza, Atac contatta immediatamente le forse dell’ordine, la Questura. L’intervento è tempestivo, anche perché nei punti nevralgici, come appunto a Termini, le forze dell’ordine sono sempre presenti. Sicuramente la ressa è dovuta alla esigua quantità di treni, ma ci siamo attivati con la revisione generale dei mezzi, cosa mai fatta prima.

Quali sono le ragionevoli aspettative dell’azienda nei confronti del nuovo sindaco?

Quello che mi aspetto dai nuovi amministratori è di far cambiare il modo di essere, la mentalità, dell’azienda e dei cittadini, ricostruendo il senso civico perduto.

Marco Rettighieri se la sentirebbe di continuare questa “avventura”?

Se mi consentono di operare nelle giuste condizioni… Atac comunque annovera risorse preparate e competenti, è giusto che siano valorizzate.

Conclusione che denota fiducia nell’azienda. Quindi in bocca al lupo al nuovo sindaco, a Rettighieri, Atac e soprattutto a noi romani e utenti del mezzo pubblico.

Angela De Vito

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