C’è un buco nero nel programma di governo di Virginia Raggi che potrebbe costare oltre un centinaio di milioni al contribuenti romani: parliamo, per l’ennesima volta (vedasi archivio di cinquequotidiano.it) dei Punti Verdi Qualità, per i quali già 10 concessioni sono state revocate all’inizio d’agosto dello scorso anno.
Aree degradate negli anni ’90 del secolo scorso che nelle intenzioni allora di Rutelli dovevano divenire modelli di verde pubblico integrato da impianti sportivi e ricreativi, divenute poi negli anni oggetto di speculazione privata per concessionari e costruttori che hanno agito spesso oltre i limiti delle norme urbanistiche quando non del codice penale.
Tutto nasce con l’approvazione di una prima delibera che concede la possibilità di accedere ai mutui agevolati prima del Credito Sportivo e poi della Bcc garantiti al 92% con fideiussione del Comune dando luogo, tramite delibere successive approvate unanimemente da tutti i gruppi politici, a un movimento di almeno 400 milioni di mutui concessi. I guai, culminati anche con l’arresto di un paio di imprenditori nei primi mesi del 2012, cominciano quando alcuni concessionari non restituiscono i soldi alla banca, sia per lavori eseguiti sia per siti mai completati e tuttora scandalosamente abbandonati, come nel caso eclatante del parco Feronia. Con Alemanno si istituiscono almeno due inconcludenti uffici di scopo sino a quando sull’intricata faccenda riesce a far luce la relazione del dott. Serra del luglio 2014 che getterà nell’impotente sgomento anche l’ex assessore alla legalità e magistrato Alfonso Sabella, ben consapevole che a questo disastro si era pervenuti grazie alla connivenza degli uffici comunali e delle stesse banche. Sino a quando interviene mesi fa la delibera del commissario Tronca che riconduce tutta la materia al segretariato generale del Comune.
L’operazione quindi finisce per sfuggire al controllo politico per divenire oggetto di pura prassi amministrativa tant’è vero che in questi giorni gli uffici capitolini hanno già tenuto alcune conferenze dei servizi che hanno solo una funzione propositiva e non decisionale. Non solo, ma ricondurre la materia al Segretariato significa sottrarre la competenza dei Pvq al dipartimento ambiente, a quello dello sport se non addirittura al patrimonio, sottraendolo alla responsabilità politica ai relativi assessori. Succede allora che gli uffici stiano lavorando come se le delibere istitutive dei Pvq fossero state annullate anche grazie al parere dell’Autorità Anticorruzione di Cantone.
Inoltre quelle aree, che dovevano avere un preminente interesse pubblico, ricadono ora sotto il piano regolatore generale aprendo spazi alla possibilità di cementificazione urbana. Basti pensare che se si applicassero i coefficienti urbanistici si potrebbero costruire su quelle aree migliaia di metri quadri. Legittimo il dubbio che il sindaco e il vicesindaco Frongia, che peraltro sulla vicenda dei Pvq raccolse una documentazione esplosiva ai tempi di Marino, non siano ancora sufficientemente aggiornati sugli sviluppi della situazione, anche se nel frattempo qualcuno sostiene che gli atti delle precedenti amministrazioni sono validi fino a quando non vengono annullati con un provvedimento altrettanto valido. Ma soprattutto nessuno ci ha ancora detto di quanti milioni sia esposto il Comune con le banche per le rate di mutuo non restituite, anche se l’ultimo rapporto dell’ufficio di scopo parlava almeno di 120 milioni. Questione non di poco conto perché già l’amministrazione Alemanno e quella Marino hanno restituito quatti quatti almeno 20 milioni agli istituti di credito. Se sui Pvq cala il velo del silenzio (compreso quello della Procura, spesso sollecitata ad intervenire) quelli cui è stata revocata la concessione vanno dritti verso l’abbandono e il degrado. Vediamone alcuni esempi.
La città del rugby a Spinaceto è oramai un cumulo di macerie soggette al vandalismo, alla prostituzione e balzata all’onore delle cronache per la presenza di una piantagione di marijuana. Grottaperfetta è una buca completamente allagata. Il parco che già esisteva prima del Pvq si è salvato anche se vi fanno bella mostra una macchina bruciata e sacchi dell’immondizia. A Ponte di Nona, dove sono ancora in funzione una sala slot di 1300 metri quadri, il centro sportivo della catena Heaven e il calcetto, i cittadini hanno occupato una palazzina di 200 metri quadri dove hanno allocato un cento anziani. L’asilo promesso invece non ha mai aperto. Torraccia funziona con la piscina, le palestre e il circolo tennis anche se il verde non è ormai più curato. Parchi della Colombo è un centro commerciale con i suoi venti e più negozi, il McDonald’s e l’Old Wild West. Il Parco dello Stagno rimane in piedi grazie alla più grande multinazionale del fitness. Madonnetta resiste per l’intervento dei cittadini riuniti in comitato , ma le strutture cominciano a deperire per la mancanza di manutenzione. Di Feronia nel totale abbandono già detto e su altri fra cui Olgiata, indagheremo. Decine di milioni investiti (anche in parte dai concessionari morosi) che rischiano di andare in fumo prestandosi a nuove e lucrose speculazioni. Ovviamente sulla pelle dei contribuenti.