È una Virginia Raggi aggressiva quella che questa mattina si è presentata davanti all’Assemblea Capitolina per la seduta straordinaria sull’emergenza rifiuti chiesta dall’opposizione. In un’Aula Giulio Cesare stracolma (anche di malumori per un orario inusuale e lavorativo per i cittadini, che mal si addice alla sbandierata trasparenza) la sindaca ha infatti esordito ricordando i tempi massimi (20 giorni) previsti dalla legge per la convocazione dei consigli straordinari chiesti dall’opposizione, per poi chiosare sul fatto che sta ancora aspettando il consiglio straordinario su Mafia Capitale, chiesto durante in mandato di Ignazio Marino. Raggi ha poi annunciato per l’autunno altri consigli straordinari – chiesti dalla maggioranza – su Atac, Roma Metropolitane e Risorse per Roma.
L’ATTACCO – Poi l’affondo autoassolutorio verso l’opposizione: «Il centrosinistra e la sinistra, tranne la parentesi della giunta Alemanno, negli ultimi 40 anni di fatto hanno governato Roma, ed è singolare che tra i firmatari per la richiesta di questa assemblea ci siano i partiti che dovrebbero conoscere bene la situazione. E in questi 40 anni la gestione dei rifiuti è stata affidata a Manlio Cerroni, la sua fortuna è stata tale che Cerroni è stato chiamato l’ottavo Re di Roma». Chiarite quelle che per lei sono le responsabilità, la sindaca ha proseguito ad elencare le cause della situazione, ma pur avendo denunciato di operare con la spada di Damocle di un rischio sanitario, non ha fornito risposte su come verrà risolta la situazione, limitandosi a dire che la città è già più pulita e a ringraziare gli operatori di Ama. L’unica innovazione annunciata non è di stampo operativo ma “legalitario”. Raggi ha poi annunciato l’apertura di un tavolo con la Regione Lazio e la prefettura, oltre ad un esposto all’Anac per la verifica delle eventuali irregolarità nella gestione degli appalti, in particolare riguardo all’apertura (in ritardo) degli ecodistretti. Per il resto, è stato solo annunciato un generico «ampliamento della platea dei siti finali per recupero e smaltimento assicurando e garantendo più capacità di conferimento, in grado di prevenire ogni possibile inibizione dei conferimenti Ama causa guasto o altra natura».
AFFONDO SU FORTINI – Per sapere come, bisognerà attendere dicembre, quando verrà presentato un piano infrastrutturale che dovrebbe permettere di chiudere il ciclo dei rifiuti. Prima ancora di rispondere all’interrogazione sull’assessora Paola Muraro presentata dalla capogruppo Dem Michela Di Biase, la sindaca si è portata avanti con la difesa d’ufficio sparando a zero sul presidente/Ad uscente di Ama, Daniele Fortini, adombrando un complotto ai danni del M5S: «Ama con la gestione Filippi e Fortini ha continuato a conferire nell’impianto tritovagliatore di Cerroni fino a febbraio di quest’anno. La domanda è: perchè fino a pochi mesi fa il tritovagliatore è stato tranquillamente utilizzato e solo a febbraio di quest’anno non più? Forse quando si iniziava a capire che il M5S avrebbe potuto tentare la scalata al Campidoglio si è optato per non usarlo più, senza però prevedere soluzioni alternative e percorribili sin da giugno, quando notoriamente viene registrato un picco di rifiuti a Roma?». Al netto delle ipotesi complottistiche, se davvero il tritovagliatore del Colari è stato usato da Ama fino a febbraio di quest’anno, non si capisce perché improvvisamente per Fortini quell’impianto sia diventato una sorta di pericolo sul quale è necessario rapportarsi con la Procura della Repubblica, la commissione di inchiesta del parlamento sui rifiuti e qualsiasi altro organismo investigativo disponibile.
François de Quengo de Tonquédec