Il sindaco difende l’assessore Muraro e insinua il complotto

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Virginia Raggi colloquio Casaleggio

La discussione dell’interrogazione presentata dalla capogruppo Dem in Campidoglio Michela Di Biase, relativa all’assessora all’Ambiente Paola Muraro, era probabilmente il momento più atteso. Dopo i forsennati attacchi delle scorse settimane, una difesa appariva quasi impossibile. Eppure Virginia Raggi è riuscita anche in questo caso a ribaltare il tavolo, adombrando ancora una volta un complotto. Nel suo intervento in aula la sindaca ha affermato che, fino a pochi giorni prima delle dimissioni da Ama di Daniele Fortini (ovvero fino a pochi giorni prima dell’inizio del Muraro-gate), il curriculum dell’assessora spiegava tutti i suoi incarichi fino al 2105. Improvvisamente (e inspiegabilmente) sarebbe stato sostituito con un documento più vecchio, che arrivava fino al 2011.  “Nascondendo” sia importanti ruoli ricoperti in Ama, sia il ruolo di Paola Muraro come consulente di Federambiente nel 2011-2012, quando l’associazione di categorie delle aziende che si occupano di rifiuti era comandata proprio dal grande accusatore della Muraro, Fortini. Un’insinuazione, una seconda accusa velata a Fortini dopo quella sul tritovagliatore di Cerroni?

Certamente un modo per respingere la palla in campo avversario e glissare sul dettaglio dei ruoli ricoperti dalla Muraro in Ama. Giocando anche su un precedente di un dipendente di Ama diventato assessore con Marino, Maurizio Pucci: «Quando il nome di Maurizio Pucci, ex assessore ai Lavori pubblici della giunta “Marino bis”, uscì dalle intercettazioni di Salvatore Buzzi, lui annunciò querele e il sindaco Marino lo difese a spada tratta, rispondendo con le parole di Papa Francesco “guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere”. In questo caso il passaggio da dirigente Ama ad assessore andava bene e questa difesa andava bene, oggi no…bah». In realtà la differenza tra i due passaggi di ruolo è abissale: Pucci era infatti Assessore ai lavori Pubblici, senza alcuna delega specifica su Ama, suo datore di lavoro. Ma ne’ Michela Di Biase – che ha lamentato con toni molto polemici la mancanza di chiarezza nella risposta della sindaca alla sua interrogazione –  ne’ gli altri consiglieri di opposizione hanno saputo cogliere l’unica incongruenza della risposta della Raggi.

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