Atac, scintille con i sindacati: a settembre si rischia lo sciopero

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Se a Fortini è andata male tanto che la Giunta straordinaria sulla nomina ad interim per la municipalizzata la sindaca ha già scelto Stefano Bina ingegnere da Voghera, ben salda risulta in Atac la posizione di Rettighieri nonostante le voci che lo davano per dimissionario. Sin qui tutto bene se non fosse che il dg della municipalizzata si trova ad affrontare la nuova minaccia di sciopero che presumibilmente potrebbe gettare la Capitale nel caos a metà settembre, proprio con il definitivo rientro dalle ferie e con l’apertura delle scuole (altrimenti che sciopero è se non fa gran danno?). Venerdì scorso si è svolto l’incontro tra i vertici di Atac i sindacati di categoria FILT CGIL, FIT CISL e UILTrasporti Lazio, ma la data dello sciopero ancora non c’è perché dovranno essere convocati una serie di incontri, tra cui quello in Prefettura, per confermare o meno la protesta. Per i sindacati  «la palla è in mano ad Atac che può decidere di mettere sul tavolo le risposte che attendiamo»  fanno sapere dalla Fit Cisl, tra le sigle più critiche verso l’incontro di venerdì. Tanto critiche che secondo i vertici aziendali «alcune sigle si sono presentate all’incontro con un atteggiamento ostile e preconcetto, con l’unico obiettivo pretestuoso di far saltare il tavolo senza procedere al confronto sui contenuti».  Più morbida la posizione della Cgil che non dà per scontato l’esito dei prossimi incontri anche se  sullo sfondo pesa sempre la minaccia delle sigle sindacali minori che sono comunque in grado mettere in serie difficoltà i trasporti con la loro micro conflittualità come dimostrato nell’ultimo anno. Una polverizzazione della rappresentanza sindacale che rende difficile un dialogo costruttivo con i vertici dell’azienda e sollecita le organizzazioni più rappresentative ad irrigidire le proprie posizioni. Nel frattempo  la seconda sezione di appello della Corte dei conti ha deciso di annullare la prescrizione e riavviare la partita su alcune transazioni del 2005 e 2007. Una di 3 milioni per l’acquisto di una partita di autobus dalla Breda Menarini dei quali solo uno utilizzato. Danno del quale dovranno rispondere alla Corte dei conti l’ex ad di Atac Gioacchino Gabbuti e i responsabili della  direzione della pianificazione dell’azienda. L’altra riguarda un accordo  tra Atac e Aistom la quale in cambio della rinuncia da parte della municipalizzata di una serie di azioni legali, avrebbe dovuto eseguire a sue spese gli interventi necessari per utilizzare tram acquistati a suon di milioni e mai inutilizzati. In questo caso la somma verrebbe richiesta al solo Gabbuti, mentre i pm contabili contestano  a Filippo Allegra, ex ad di Trambus, altri 1,4 milioni di danni per i mezzi lasciati incustoditi nel deposito al Collatino. I 3 casi furono scoperti dalla guardia di finanza nel corso di un’inchiesta su esposto di Marco Daniele Clarke all’epoca assessore al municipio XX e poi presidente di Ama. In caso di vittoria di Atac gli importi relativi ai tre casi citati verrebbero riportati nelle  casse dell’azienda prosciugando i conti dei manager chiamati a rispondere. Ma sorge il dubbio che fra ricorsi e contro ricorsi su questo presunto tesoretto ci sia poco da far conto, almeno nell’immediato.

Balthazar

 

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