Rifiuti, sopralluogo di Muraro: «Ancora zone critiche»

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“No annunci, ci diamo da fare” ha detto l’assessora all’Ambiente Paola Muraro che oggi si è fatta un giro per Roma per valutare lo stato della situazione. Mentre l’opposizione incalza denunciando le aree di grande degrado ancora presenti e i cittadini segnalano cumuli di rifiuti abbandonati, l’assessora “del fare” (anche lei, sic) ha voluto verificare, almeno per alcune zone cittadine, l’attuazione del piano Ama per una città più pulita. La prima visita l’ha dedicata all’ex campo di Valle Aurelia, occupato da una baraccopoli fino a circa due settimane fa, che finalmente è stata restituita ai cittadini.  Successivamente si è recata presso l’impianto di trattamento Tmb di via Salaria rimanendo sempre in contatto (supponiamo telefonico) con la sindaca Raggi, nuovamente operativa in Campidoglio, “dopo la breve pausa estiva”, si premura di segnalare l’ufficio stampa della sindaca.  «Abbiamo fatto un giro per la città per vedere le zone che sono state pulite da Ama»  – ha detto –   «abbiamo riconsegnato anche un campetto di calcio ai cittadini di Valle Aurelia, ma ci sono ancora zone un po’ critiche e quindi stiamo cercando di collaborare per far capire dove fare subito lo spazzamento che viene richiesto di più, visto che per la raccolta dei rifiuti sono stati intensificati personale e giri di raccolta».

E sì, perché lo spazzamento langue ancora se gli operatori ci vanno con moltissima calma, fra un mare di rifiuti, come ci hanno segnalato stamane alcuni cittadini da villa Borghese invasa dai turisti. Ma si sa, a voler trovare il pelo nell’uovo…. Che qualcosa (si fa per dire) non funzioni ancora l’ha ammesso la stessa assessora, la quale lasciando l’impianto Tmb Salario ha detto: «Proseguiamo perché c’era un piano di attuazione di rientro all’ordinario che Ama aveva sottoscritto e che stiamo verificando: alcune aree, specie in periferia (ma non solo a quanto ci risulta,ndr)  sono ancora critiche, quindi inutile prenderci in giro. Ma ci rendiamo conto – ha aggiunto – che è periodo ferie per gli operatori Ama e seppur incrementando l’organico, non si è ottenuto in periferia lo stesso effetto che in centro».

Comunque per fine agosto l’assessora si dedicherà  sopratutto a quelle parti di periferia che ancora necessitano di interventi. Al momento il Tmb Salario è svuotato, anche se la Muraro non si è risparmiata  una evidente stoccata all’ex dg di Ama Fortini quando ha aggiunto «si poteva fare anche prima». Subito dopo annuncia che per l’impianto della Salaria  si prevede una riconversione che «non sarà più un Tmb ma diventerà un polo tecnologico perché da qui usciranno materiali ‘end of waste’ (sic) e sarà il fiore all’occhiello di Roma». Promessa che richiama i distretti ecologici promessi da Fortini e mai nemmeno avviati. Come è potuto succedere? Siccome la colpa è sempre di quelli che ci stavano prima, l’assessora precisa che Fortini e l’Amministrazione precedente non hanno detto (al popolo?) «che andava cambiata l’autorizzazione e noi lo faremo presentando la richiesta entro dicembre».

Fatto il primo step, al Salario non entrerà più rifiuto umido indifferenziato maleodorante. Purtroppo lei non può indicarci i tempi «perché è una questione di autorizzazione con la Regione, che ci deve rilasciare l’atto, e per questo stiamo creando un tavolo sempre con la Regione, con cui c’è maggiore collaborazione». Senza risparmiarsi un altro affondo all’odiato Fortini della quale è pure stata consulente pagata, affermando «non facciamo promesse senza sostanza come qualcuno aveva fatto». Prova evidente che la gratitudine non è di questo mondo. Poi la Muraro, che se sta a allargà, promette che «non c’e’ preoccupazione per quando rientreranno i romani perché intanto gli operatori hanno più consapevolezza   ed un maggior supporto da parte nostra, poi gli impianti sono svuotati e non ci sono più code e sono stati intensificati i giri di raccolta e quindi non ci sarà emergenza».

Ma evitare l’emergenza non significa che Roma venga davvero ripulita, soprattutto quando si tratta di processi riorganizzativi e di metodo in carenza di impianti di trattamento e smaltimento. Per di più con una trattativa con la Regione, ancora da avviare, su tempi e procedure. Quindi fra il dire e il “fare”  c’è di mezzo…

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