Una lettera come quella inviata dal dg Rettighieri all’assessore alla mobilità Linda Mineo, all’amministratore unico di Atac Brandolese e curiosamente al presidente della commissione trasporti del Senato, Matteoli, non viene divulgata per caso. O quanto meno tanto da lasciare in mano all’ex assessore dei trasporti di Marino e senatore del Pd Stefano Esposito (particolarmente attivo nella polemica contro i 5stelle soprattutto dopo al vittoria della sindaca Appendino nella sua Torino) un bazooka.
RETTIGHIERI ESCE ALLO SCOPERTO
Con questa lettera Rettighieri esce allo scoperto e praticamente annuncia le sue dimissioni, anzi le conferma ufficialmente quando interpellato dall’agenzia Ansa risponde «Se sto pensando di lasciare? Sì. Se non ci sono le condizioni perché dovrei rimanere?»
Più chiaro di così il milanese non potrebbe essere anche perché per le sue riconosciute competenze professionali non morirà certo di fame in futuro. Voluto dal commissario Tronca era quasi inevitabile che Rettighieri cadesse vittima della spartizione degli incarichi, quello spoil system tenacemente ostracizzato da Beppe Grillo, ma che a Roma trova il consueto, fertile terreno di cultura anche con Virginia ed i suoi.
IN ARRIVO IL GRILLINO CHIOVELLI
Niente di nuovo sul fronte occidentale se già non facesse capolino il nome del suo successore, tal Federico Chiovelli dirigente Atac, ma soprattutto fedele militante del Movimento 5stelle. Trapianto che darebbe più fiducia alla Raggi e al Direttorio grillino, come avvenuto con il capo della segreteria Romeo, balzato dalla oscurità degli uffici capitolini ai fasti del potere insieme a quel Marra che nonostante i suoi precedenti con Alemanno e la Polverini, dovrebbe assurgere a capo del personale.
UN’USCITA DI SCENA ANNUNCIATA
Forse era inevitabile che dopo la testa di Fortini all’Ama cadesse anche quella di Rettighieri. Ma il clamore suscitato anzitempo dalla sua lettera ha colto di sorpresa Linda Mineo che pur facendo finta di confermare la sua fiducia nell’attuale dg di Atac fa sapere, tramite agenzia stampa, che «la domanda dovrebbe essere ribaltata a Rettighieri. Bisognerebbe capire se lui ha fiducia in questa amministrazione visto che nella lettera si cita espressamente il sindaco ma non compare tra i destinatari». Anzi, fa anche sapere che i 18 milioni stanziati dal Comune per Atac e che Rettighieri afferma di non essere pervenuti, sono già lì cotti anche se non ancora “magnati” dal pozzo senza fondo di Atac.
LO SCOOP DI STEFANO ESPOSITO
Il Senatore Esposito che ha pubblicato la lettera non sta nella pelle per lo scoop e anche se dice di non voler interferire sulle vicende capitoline, annuncia di aver chiesto a Matteoli la convocazione della commissione Trasporti di cui lui è vice presidente. Poi fa notare che le dimissioni di Rettighieri sarebbero «una grossa perdita per Roma, ma al momento il M5S sembra più concentrato sulle beghe interne che al futuro di Atac». Fumo, solo fumo perché il nocciolo del problema sembra essere ben altro. Infatti il prossimo dg venturo di Atac dovrà perseguire la linea del mantenimento dello status quo della municipalizzata. Questo, e l’ha preannunciato la stessa Raggi, in attesa che una opportuna ristrutturazione della azienda che consenta ad Atac di andare a gara nel 2019 per l’affidamento del contratto di servizio cui potranno partecipare altre società anche estere. Rettighieri, che è stato anche dirigente delle Ferrovie, probabilmente poteva rappresentare un tassello importante (o l’anello di congiunzione) per il il graduale passaggio di Atac al colosso delle Ferrovie come già si andava delineando con l’amministrazione Marino. Impresa in cui Fs si è già cimentata anche con altre altre municipalizzate minori dei trasporti.
IL TENTATIVO DI FARE PULIZIA
A dare fastidio a molti ci sono poi i suoi numerosi esposti alla Procura che ha tentato di smantellare l’ossificato sistema corporativo/sindacal/ clientelare in Atac, tale da far impallidire la Parentopoli di Alemanno. Opera di pulizia che ha dato molto fastidio alle potenti corporazioni in una azienda che ora vanta numerosi seguaci del Movimento Cinquestelle, fra i quali la Micaela Quintavalle leader di alcune centinaia di autisti. Messa così la vicenda oltre che di nuove ‘mani sulle poltrone’, finisce per avere un risvolto politico. Sempre che questa ennesima querelle giovi ad una azienda che dal 2008 ha cambiato qualcosa come 7 amministratori delegati e non ricordiamo più quanti direttori generali, accumulando ben oltre un miliardo di debiti.
Giuliano Longo