E’ stata convocata soltanto un’ora prima la conferenza stampa del’Amministratore Unico, Prof. Armando Brandolese e del dg di Atac Marco Rettighieri. Quest’ultimo non ha risparmiato una nota di amarezza quando ha parlato di un “malessere” suo e di Brandolese per “aver dato l’anima” nel loro breve periodo di permanenza in azienda. Ma una volta superata la mozione degli affetti Brandolese è arrivato al sodo affermando che alla base delle dimissioni sue e del Dg stanno difficoltà finanziarie “evidenti”.
Questo nonostante sia stato negoziato un contratto con le banche «basato su un piano industriale elaborato con fatica e che guarda fino al 2019». Uno dei pilastri di questo piano erano le dismissioni di alcuni immobili non strumentali che avrebbero portato una serie di benefici per 95 milioni, addirittura sulla scorta di una delibera della giunta Alemanno del 2011. Quindi “riciccia” l’annosa questione degli immobili Atac dismessi, fra cui alcune rimesse, con la vendita dei quali, secondo Brandolese, si sarebbero potuti restituire i finanziamenti entro il 2019.
Ma l’amministrazione Raggi si è dichiarata contraria «e questo – ha proseguito – ci ha messo in crisi perché il piano non era più sostenibile». Ma se le dimissioni di Rettighieri sono già effettive, Brandolese resterà in carica fino all’assemblea dei soci anche se per ora la Raggi nemmeno se lo fila. Più incisivo il dg Rettighieri che ha motivato le sue dimissioni con «una forte ingerenza che non mi ha fatto piacere» perché l’assessora Meleo «ha scritto una lettera indirizzata a me e Brandolese in cui si intromette negli affari si una società seppur partecipata».
Quindi, ha aggiunto si è trattato di «una palese violazione delle regole di buonsenso ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso» Un punto d’orgoglio nuovo negli annali di Atac dove i numerosi assessori e i sindaci che si sono succeduti almeno negli ultimi 8 anni, hanno sempre fatto il bello e cattivo tempo in nome di un primato della politica che ha distrutto un’azienda.
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