E’ cominciata in polemica con i giornalisti la giornata di Virginia Raggi che si sente, e non a torto, assediata dai media. «Buongiorno a quei poveri giornalisti che aspettano ore e ore sotto casa mia» ha detto provocatoriamente aggiungendo « cosa vi hanno ordinato di ‘catturare’ oggi? Un dito nel naso, i capelli fuori posto, mio figlio che magari fa i capricci per dire che sino una madre snaturata? Mi fate un po’ pena a dir la verità: tutta la vostra vita passata ad aspettare che qualcuno ‘inciampi’…Forse siamo già al giornalismo 3.0? Ad ogni modo, se faccio presto, oggi butterò l’immondizia: state pronti! Sia mai sbagli bidone, potete vincere il Pulitzer!» Salvo poi pubblicare sempre su FB (strumento principe della sua comunicazione 2.0) un filmato che riprendeva i cronisti stessi. Siamo alla goliardia sbarazzina di una sindaca che per ripicca fotografa e riprende chi lo fa per mestiere. A questa ridicola polemica ci mette una pezza Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa. Virginia Raggi, scrive «comincia a pagare il prezzo della notorietà che le deriva dall’essere la prima cittadina di Roma» ma resta fermo il suo diritto alla privacy. Una cosa, prosegue «è il diritto di cronaca e altra cosa e un tipo di comportamento degli operatori dell’informazione che si caratterizza come ‘invasivo’ della sfera personale o addirittura spingere a violare la privacy sua e dei propri familiari.» Ma «non e’ certo la stampa a mettere sotto pressione la sindaca.» E così prosegue «se la Raggi pensava che l’essere diventata sindaco di Roma sarebbe stato un passaggio indolore e che non avrebbe stravolto la sua vita, si sbagliava di grosso. E’ il prezzo che il personaggio pubblico deve pagare.» Perché «i personaggi pubblici devono rassegnarsi a vedere fortemente limitata la propria sfera di riservatezza.» Affermazioni sacrosante se fossimo in Inghilterra o nei paesi scandinavi, ma già nel Movimento 5stelle, e non solo, circola l’ipotesi di un vero e proprio ordine di scuderia dall’alto per massacrare mediaticamente la Raggi e l’amministrazione grillina, almeno sino al referendum costituzionale. Dimenticando che ad analogo trattamento fu sottoposto Ignazio Marino un anno prima della sua defenestrazione. E poi (ma chi si fida) ci sono le parole concilianti di Matteo Renzi (@virginia staiserena?) e di altri esponenti politici e istituzionali fra i quali il sindaco di Milano Sala che invita a dare tempo a questa amministrazione 5stelle che ha ereditato un mare di guai. Anche le stesse gerarchie d’Oltretevere paiono voler moderare i toni dopo l’articolo apparso sull’Osservatore Romano che riportava un giudizio senza appelli sullo stato della Capitale. Senza contare che domenica la Raggi aveva disertato l’incontro con l’Azione Cattolica promosso dalla Conferenza Episcopale. Dando adito alla soddisfazione di ambienti anticlericali che hanno visto ‘nel gran rifiuto’ della sindaca una rottura della tradizionale sudditanza delle amministrazioni capitoline al Vaticano. Interpretazione che deve aver fatto squillare qualche campanello di allarme nei sacri palazzi facendo intervenire l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticano. «La Santa Sede – ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera – non interviene sull’operato di una Giunta e non esprime giudizi politici di sorta, a meno che non si neghino diritti fondamentali della persona.» A Roma – il prelato – «lo stiamo dicendo da anni che la città è abbandonata» quindi è giusto dare al nuovo sindaco «il tempo di lavorare e affrontare i problemi cronici della città, che non possono dipendere dall’attuale amministrazione, ma che certamente devono trovare al più presto una soluzione.» Amen.
Giuliano Longo