Il 15 settembre dello scorso anno il Comitato olimpico internazionale (Cio) ufficializzava le candidature di Roma, Amburgo, Budapest, Los Angeles e Parigi e decideva che la scelta definitiva della città che ospiterà i giochi sarebbe avvenuta in occasione della 130esima Assemblea Generale dell’organizzazione internazionale in programma a Lima in Perù nel settembre 2017, deliberando nel frattempo un contributo economico di 1,7 miliardi di dollari. Fra le candidate non appare quindi Madrid, citata inopportunamente dalla sindaca Raggi in conferenza stampa, dando prova di una discreta superficialità per chi dovrebbe governare la capitale d’Italia. Il 29 novembre Amburgo ritira la sua candidatura dopo una consultazione popolare, che la Raggi si è ben guardata dall’indire, che registrò il No del 51,7% dei votanti. Ora, ha detto la Raggi, la parola passerà all’assemblea capitolina che è sovrana in questa decisione, ma dove M5Stelle conta una maggioranza di 29 consiglieri su 48. Quindi il Consiglio dovrà votare la revoca della precedente delibera del 25 giugno, confermata successivamente dal Commissario Tronca. Entro il 7 ottobre era prevista la consegna al Cio della fase 2 del dossier Olimpico, firmata da Coni, Governo e Campidoglio. È evidente che la mancata consegna del dossier di fatto escluda la Capitale dalla assegnazione dei Giochi alla Capitale. La revoca dovrà comunque andare in aula per formalizzare l’indicazione della sindaca, ma è a questo punto che qualche nube potrebbe addensarsi sulla testa dei consiglieri che votassero a favore della revoca.
SPESE – Infatti potrebbero venir chiamati singolarmente a rispondere delle spese (20 milioni) che il Comitato promotore ha sostenuto sino ad oggi. A proposito delle spese sostenute dal Comitato l’onorevole Simona Valente (M5S) vuole sapere come sono stati spesi questi 20 milioni e se Malagò «ha intenzione di rendicontare tutte le spese, perché noi faremo altri atti in Parlamento e chiederemo proprio al comitato promotore di venire a riferire in commissione Bilancio per dare un quadro dettagliato a tutti i cittadini italiani».
LA REPLICA – Non si è fatta attendere la replica del numero uno del Coni: «L’onorevole è poco informato sull’argomento, il Coni è un ente pubblico e tutte le spese sono online, tutti i soldi sono quelli previsti dalla legge “Sport e Periferie”. Non ho mai chiesto nulla alla sindaca, se qualcuno chiede il perché quei soldi e quella legge è stata fatta perché oggi siamo ancora ufficialmente candidati con una mozione dell’Amministrazione Comunale precedente, con un endorsement del Presidente della Repubblica, l’appoggio del Premier e il supporto di tutto il movimento sportivo». Quanto alla possibile richiesta di danno erariale da richiedere al Comune, Malagò precisa: «Io non chiedo nulla, ma se qualcuno lo viene a chiedere a noi, io devo dire che ci siamo fermati perché è arrivato qualcuno che ci ha fermati». Ma non è detto che finisca davvero così.
G.L.