A Roma ignorato il “Piano povertà”. Non ci resta che piangere?

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Sono 1 milione e 582mila le famiglie in Italia in condizione di povertà assoluta. A dirlo non siamo noi, ma l’Istat che in data 14 luglio 2016 ha pubblicato il rapporto sulla povertà in Italia. Un dato in peggioramento, il peggiore dal 2005 ad oggi, che si registra in maniera violenta anche tra le famiglie che risiedono nei Comuni centro di area metropolitana: l’incidenza della povertà è aumentata dal 5,3% del 2014 al 7,2% del 2015. Il dato colpisce sensibilmente le famiglie con 4 componenti, principalmente coppie con due figli. Roma, come tutte le città Metropolitane, non è esclusa da questi dati. Peccato però che nella Capitale si intraveda una difficoltà in più: il “Piano povertà”, varato a luglio dal Governo che doveva essere attivato da tutti i Comuni italiani a partire dal 2 settembre scorso e che concretizza il Sia (Sostegno all’inclusione attiva) con contributi di carattere economico a famiglie in stato di povertà, viene ignorato dalla Giunta e ieri con il voto in Aula Giulio Cesare anche dal Consiglio Comunale.

IL COMUNICATO DEL GRUPPO PD

In un comunicato a firma del capogruppo del Partito Democratico di Roma Capitale, Michela Di Biase, si legge infatti che “con 14 favorevoli e 27 astenuti è stato respinto oggi in Consiglio comunale l’ordine del giorno in cui si chiedeva al Sindaco Raggi e all’Assessore competente Baldassarre di attivarsi sulla misura del “Sia” di sostegno alla povertà, recuperando quel ritardo che oggi vede Roma come l’unico Comune italiano a non aver attivato il servizio”. L’ordine del giorno, presentato dal gruppo consiliare Pd già a metà luglio e riproposto ieri, chiedeva conto di un ritardo “grave”. “E’ vergognoso che a Roma, Capitale d’Italia, quei cittadini in difficoltà – si legge infatti nel comunicato – non sappiano ancora dove poter presentare la domanda scaricabile peraltro sui siti Internet dell’Inps e del Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali. Questa Roma comincia a far paura perchè colpisce in primis chi sta peggio. Oggi si respinge un ordine del giorno importante per tante famiglie e tanti minori. E’ un fatto grave, che si accompagna alla mancata nomina di un Assessore al Bilancio e alla mancata formulazione di un delibera di assestamento che metta in sicurezza tutto il comparto delle politiche sociali dipartimentali e municipali. Uno schiaffo alla città. Uno schiaffo che i cittadini maggiormente esposti al rischio di esclusione sociale non meritano”.

SUL SITO DEL COMUNE

E in effetti, a ben vedere, è proprio così. Navigando nel sito istituzionale di Roma Capitale e interloquendo con i Municipi, non vi è traccia del come e del quando possano essere presentate dalle famiglie le domande di accesso al contributo. Eppure la domanda è scaricabile, sin dal 2 settembre, dai siti Internet dell’Inps e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Un peccato perché il contributo si sostanzia in 320 euro al mese –con un massimo di 400 euro nel caso di nuclei con 5 o più componenti – ed è indirizzato proprio a quelle famiglie in stato di povertà con minori a carico, persone con disabilità o donne incinta nel nucleo familiare, con un Isee inferiore od uguale a 3 mila euro. Famiglie che, per perdita di lavoro o non autosufficienza, non riescono a far fronte ai bisogni essenziali. Ed è un peccato anche perché il Sia non è solo un semplice sussidio, ma anzi è lo strumento che in collaborazione con i Servizi sociali degli enti locali dovrebbe aiutare le persone che ne usufruiscono a reinserirsi nel tessuto produttivo della città attraverso la sottoscrizione di un progetto personalizzato.

750 MILIONI DAL GOVERNO

Il Governo per questa misura ha stanziato 750 milioni di euro (fondi europei, nazionali e regionali), puntando al raddoppio delle risorse nel 2017 – 1,5 miliardi – sì da coprire pressochè tutta la platea dei minori in condizione di povertà assoluta in Italia. Anzi, a volerla dire tutta, il Sia viene considerato la prima tappa verso quell’attuazione del Piano nazionale di lotta alla povertà e all’esclusione sociale tanto pubblicizzato dal Governo nazionale. Roma ignora tutto questo. Parte sicuramente male. Se a questo sommiamo anche, ad oggi, la mancata Delibera di assestamento promessa dall’ex Assessore al Bilancio Minenna per mettere in sicurezza i servizi sociali territoriali da approvare entro il 30 settembre, forse non ci resta che piangere. Meglio sarebbe però farlo palesemente, magari un pomeriggio durante un Consiglio comunale in Piazza del Campidoglio.

Redazione

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