Lo facciamo a cinque giorni dalla messa in onda, quando praticamente tutti hanno osannato il ritorno di Pippo Baudo alla guida di Domenica In. Un coro unanime, un trionfo di «finalmente la tv scritta, il programma è provato e si vede, la tv che ci piace». Ma nessuno sembra rendersi conto che applaudire alla Domenica In di Pippo Baudo corrisponde applaudire al funerale della televisione italiana?
Il programma è provato, è scritto, è condotto magistralmente da un professionista immenso ma… cacchio nessuno che avesse detto che è come aver messo in onda una puntata di Domenica In di Baudo degli anni ’80. Capisco la venerazione, ma la puntata di Domenica era un Pippone nazionale in piena regola, si passi il gioco greve di parole. Sono accadute tre cose in fila. Una intervista interminabile ad Eleonora Giorgi che comunque promuoveva la sua autobiografia, una promozione in piena regola con la Cortellesi e poi Fiorella Mannoia, il cui cognome avverte e non consente critiche postume. Ma si può mai mettere in dubbio che Pippo smettesse d’un tratto, alla fine della sua carriera, dopo essere stato messo fin troppo frettolosamente da parte dalla precedente gestione tutta presa da chissà quale ansia di rinnovamento, di condurre impeccabilmente una puntata del programma che più di ogni altro sente suo?
Se restiamo ammaliati dalla tv di 30 se non 35 anni fa vuol dire due cose: la prima, siamo vecchi e come tutti i vecchi adoriamo rintanarci in quelle cose che ricordiamo con affetto perché si rifanno a periodi nei quali non eravamo tormentati dagli acciacchi e la tv della Domenica aveva un senso visto che se uscivi trovavi tutto chiuso che nemmeno in un film sull’apocalisse. La seconda: la tv di oggi ci fa orrore! Perché raffazzonata, perché in mano a conduttori e conduttrici senza personalità, senza professionalità, carisma, passione, senza quel mestiere che riesce a trasformare la promozione di un film in un regalo che ti viene fatto e del quale devi essere contento.
Si vede che è un programma provato? E grazie al piffero, è Baudo, mica è scemo che fa le prove ed entra in studio la sera prima del debutto come capita praticamente a tutti gli altri programmi che produce la Rai, sempre di corsa, con i contratti che partono al fotofinish per risparmiare quei due spiccioli. È ovvio che poi si preferisce acquistare da Magnolia, Freemantle, Endemol e Vattelapiander television. La Rai è impantanata, infognata, bloccata in un sistema perverso di burocrazia e regole stratificate che impedirebbero la messa in onda anche del monoscopio con circolari che contraddicono le precedenti ma che, non assumendosi l’ardire di annullarle, prestano il fianco a un’ermeneutica Rai che farebbe invidia anche allo stesso Gadamer.
E tutto questo non poteva che accadere su Rai Uno, la rete senza capi, dove si naviga a vista, dove la piramide è di cartapesta perché mancano le strutture che la sorreggono. È singolare che il direttore più giovane della tv di stato abbia scelto, per risollevare i fasti di un programma storico della rete da lui guidata, il conduttore più anziano della tv (ci sarebbe Daniele Piombi in effetti ma ci siamo capiti): in pratica ha ammesso di non saper proporre un’idea, un progetto di rinnovamento. Applaudire Baudo è giusto ma lo ripetiamo, stiamo applaudendo a un funerale.
Tv Bob