Berdini “affossa” lo stadio della As Roma

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Lo stadio della Roma costa troppo e sorgerà è in un posto sbagliato. Per questo, dipendesse da loro, i grillini del Campidoglio sarebbero pronti a dire un altro no clamoroso. E ancora, di fatto, potrebbero farlo, togliendo all’opera il parere favorevole al pubblico interesse e rischiando di mandare tutto a carte quarantotto. A far drizzare i capelli agli amministratori grillini, infatti, più che la costruzione dello stadio in sé coi suoi 63mila metri quadrati di cui 10mila a fini commerciali, sono i costi delle opere pubbliche connesse: circa 220 milioni che il Comune fa capire di non voler spendere. Fatto sta che ieri a dover maneggiare la patata bollente o sputare il rospo, scegliete voi,  è stato l’assessore all’Urbanistica della Capitale, Paolo Berdini, audito in Commissione Urbanistica e preso in mezzo tra i cori “Grazie Roma” di Francesco Storace e l’incalzare delle domande dei consiglieri regionali.
Berdini è stato costretto a confessare su tutta la linea la posizione sua  e della giunta Raggi sul progetto giallorosso per Tor di Valle che la Roma ha deciso da tempo di costruire e per il quale – sia pure con una tempistica fin troppo rilassata -si è giunti ormai alla conferenza dei servizi, fase “decisoria” come ha sottolineato anche l’assessore all’Urbanistica regionale, Michele Civita “che certo non può essere messa in discussione perché Roma ha cambiato sindaco”. Berdini però non ci sta e affonda la lama: o la Roma rinuncia ad almeno 200 milioni di progetto,  quelli che a giudizio della giunta finiranno in capo al bilancio già disastrato del Campidoglio, oppure deve “avere un’illuminazione” e pensare a una zona meno deserta di Tor di Valle.
Francesco Storace, conclusa l’esibizione canora, torna serio e commenta a caldo quanto detto dall’assessore capitolino: “Non credo che l’assessore Berdini parli a titolo personale, parla per la Giunta. Il problema è quindi serio. Oggi sostanzialmente ci ha detto che lo stadio non si fa, non credo che i proponenti possano accettare queste condizioni. Il Comune deve valutare se ci sia un beneficio per la città o meno e se c’è un beneficio spendere dei soldi o meno. Non è che se qualcosa costa non bisogna farlo. Nella sua relazione non ho trovato neanche uno spunto positivo sul progetto”. In effetti la posizione di Berdini che oltre ad essere assessore è un rinomato urbanista non lascia molti dubbi. Al momento non vede proprio l’interesse pubblico dell’opera: “noi entro 90 giorni a partire dal 3 novembre andiamo in Consiglio per la conferma dell’interesse pubblico, noi abbiamo un buon limite di tempo per decidere. La Regione ha dato però alla Roma il tempo fino al 30 novembre. Dateci tempo anche se siamo abbastanza veloci. Non c’è interesse pubblico a fare un ponte che faremo noi vicino, o a fare il prolungamento di due fermate della metro che danneggerebbe la viabilità”.
In conclusione una parziale smentita alle parole di Berdini arriva da Civita:”Come prevede la legge, la Conferenza dei Servizi può fare lievi modifiche. Il pubblico interesse è stato dato dopo una Conferenza dei Servizi. Ora non ci sono pareri, ci sono osservazioni. Il Ministero dei Beni Culturali ha partecipato a quella conferenza. La Roma ha consegnato tutto quello che l’Amministrazione ha richiesto. E’ del tutto privo di fondamento che la Conferenza dei Servizi ha dato ulteriore tempo alla Roma fino al 30 novembre”.
La sintesi in conclusione proviamo a farla con Adriano Palozzi, vicepresidente della Commissione Urbanistica e Lavori Pubblici della Regione: “Nonostante le posizioni dei grillini lo stadio si farà perché è una grande opera per Roma e la conferenza dei servizi ha concluso il suo iter a prescindere da ciò che pensano la Raggi e i suoi. Se la giunta comunale creerà problemi si prenderanno la responsabilità di creare un danno erariale”.
Fatto sta che se le posizioni di tutti sembrano essere chiare, le conclusioni ancora lasciano qualche interrogativo. I rappresentanti del M5S, in minoranza in Regione, nonostante abbiano fatto da corona al loro assessore a fine commissione hanno lasciato l’aula con i volti scuri e pensierosi. Non si escludono tuttavia altri colpi di scena.
Daniele Priori

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