È davvero edificante l’intervista che Salvatore Romeo dimissionato dopo essere assurto da impiegato comunale a capo della segreteria della Raggi con il triplo dello stipendio, ha rilasciato al Messaggero. Soprattutto quando afferma: «Io e la sindaca Raggi sapevamo delle cimici in Campidoglio dal secondo giorno». Al di là del fatto che la Procura ha smentito nelle ultime ore qualsiasi attività di intercettazione all’interno del Comune di Roma, sarebbe interessante sapere chi avrebbe messo in guardia i due o forse i tre visto che Marra di quel Raggio Magico faceva parte. Sempre, e non lo crediamo, che la Procura sia una sorta di colabrodo da cui filtrano notizie su delicatissime indagini in corso.
Ma ancora più curioso è il fatto che Romeo si auguri che «gli omissis nella chat (dei quali la difesa di Marra ha chiesto ufficialmente la desecretazione) non vengano svelati perché non rilevanti penalmente».
Infatti, prosegue Romeo «se io le scrivo in una chat che sono innamorato di lei (la Raggi ndr) e poi viene pubblicato, la gente penserà che io e lei siamo amanti anche se non è vero». Quanto basta ad adombrare un clima da basso impero dove elementi personali si intrecciano con la politica visto che Romeo sa benissimo cosa si diceva in quelle chat. Ancora più interessanti sono le sue affermazioni sul ruolo di Marra al Campidoglio: «Questo avrò modo di spiegarlo meglio in futuro. La mia conoscenza con Raffaele è iniziata nel 2013 quando lui era il mio capo di dipartimento, la ragione per cui lo chiamavo in chat «capo», abbreviando. Parliamo di un professionista, plurilaureato, sicuramente ci sarà stato un errore di valutazione evidente da parte mia. Ma i fatti che gli vengono addebitati sono precedenti al suo rapporto con il M5S che nessuno di noi conosceva». Ma qui sfugge un tassello. Perché fra i tanti dirigenti con esperienza pluridecennale che lavorano al Comune, la sindaca e il suo entourage scelsero proprio Marra quale interlocutore privilegiato? A ben vedere Raffaele diresse il dipartimento patrimonio si e no due anni per venir ripescato in Regione dalla Polverini per meno di un anno dopo una sua brevissima e a quanto pare, discutibile collaborazione in Rai e ritornare al Comune con Marino. Né Romeo poteva ignorare che nel 2013 il Pd, non ancora travolto da mafia capitale, fece pressioni perché Marra venisse in qualche modo marginalizzato, salvo sentirsi dare dalla segreteria del sindaco le stesse risposte che oggi dà Romeo: un dirigente bravo e competente. Probabilmente la frequentazione con Marra si rafforzò quando questi si palesò quale lo spermatozoo dei Cinque Stelle per fecondarli (come lui stesso ebbe a dichiarare). Che fare lo spermatozoo non è un reato ma sotto il profilo politico resta da vedere perché parte del Movimento gli fece da subito le barricate al solo sentire il suo nome tenacemente difeso da Virginia.
Tutto ciò è penalmente rilevante? Forse no, ma lo è sotto il profilo politico. Lo ha ben capito Marra e la sua difesa che hanno chiesto non la semplice scarcerazione, ma la decisione del tribunale del riesame che consente loro di avere accesso a tutte le carte processuali comprese le intercettazioni con omissis dei ‘quattro amici al bar’ (Raggi, Romeo, Frongia e Marra stesso). Atti alla mano Marra giocherà le sue carte e magari farà dimenticare le affermazioni che fece allora alla ex capo di gabinetto Rainieri: «Non mi farò cacciare senza reagire» aggiungendo «se parlo io qualcuno tremerà».
Nel frattempo Romeo mette le mani avanti, non si sa mai cosa potrebbe saltar fuori dagli omissis.
Giuliano Longo