Intervista alla capogruppo capitolino del Pd Michela Di Biase

«Senza atti è difficile lavorare dall'opposizione»

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Michela Di Biase

Fare la capogruppo del Pd all’opposizione in aula Giulio Cesare è sicuramente una stimolante esperienza politica per una giovane di 37 anni come Michela Di Biase. Un gruppo ridotto a sette consiglieri di cui tre donne, ma che rimane il più forte all’opposizione.

Una opposizione che apparentemente dovrebbe avere vita facile vista l’evidente difficoltà di una sindaca e di una giunta che ne combino una al giorno, ma una situazione che secondo la capogruppo va vista nel merito dell’attività del Consiglio e della Giunta più che dal clamore mediatico che Virginia Raggi va suscitando. Perché, ci dice: «L’opposizione si fa sugli atti che vengono presentati in Consiglio, sui problemi veri della città e su questi abbiamo il compito di confrontarci. Invece ci troviamo nella situazione paradossale per cui sono ormai 7 mesi che ci troviamo ad affrontare questioni che nulla hanno a che vedere con il governo della città».

Non sembrerebbe, almeno a leggere le 43 realizzazioni di questa giunta debitamente riportato dal blog di Grillo.

«Guardi che quest’elenco è davvero imbarazzante perché vanta come merito il minimo della normale amministrazione. Addirittura si vantano di cose che sono appannaggio di un lavoro degli anni precedenti. Altre son provvedimenti del governo come i 18 milioni stanziati per le periferie. Poi si sfiora il ridicolo con le 18 tonnellate di foraggio offerte dal Bioparco agli allevatori di Accumuli e le iniziative di solidarietà delle scuole per Amatrice.  Non era mai successo che una Amministrazione vantasse la solidarietà della gente come sua realizzazione. Ma la più grande mistificazione sono i 430 milioni per i trasporti che rappresentano il contratto di servizio Atac finanziato dalla Regione. Altra millanteria  riguarda la riduzione della tassa sui rifiuti, la Tari già decisa dalla giunta Marino. Oppure la copertura di 400 buche che non risolvono il problema nemmeno di un municipio».

A sentir lei il vostro gruppo consiliare non sarebbe nemmeno messo in condizione di lavorare…

«Per l’approvazione del bilancio che è l’atto più importante del Consiglio, abbiamo dato un segnale molto forte perché per la prima volta il Pd ha deciso di non fare ostruzionismo convinti che la città sia realmente in una situazione emergenziale. Ma poi succede che tre giorni fa ci siamo trovati  tre 5stelle che in 24 ore fanno calendarizzare la discussione su una delibera che blocca la costruzione del primo ecodistretto di Rocca Cencia deciso dalla Amministrazione Marino. Ebbene, i 5stelle che hanno fatto campagna elettorale per la chiusura di quell’impianto di Tmb non hanno chiesto in aula la chiusura dell’impianto, ma hanno solo bloccato la costruzione dell’impianto di compostaggio. Se la Raggi punta  sull’aumento della differenziata dovrebbe sapere che aumenta anche il compost  per il quale l’impianto è fondamentale. A questo punto il nostro gruppo ha presentato una pregiudiziale».

Vale a dire?

«Un atto che dichiara la delibera non votabile. Nel caso specifico questa delibera avrebbe determinato un danno economico e finanziario per Ama perché non realizzando l’impianto di compostaggio si continuano a spendere 120 euro per tonnellata per smaltire i rifiuti a Pordenone. Ovvero 12 milioni annui di cui 4 milioni solo di antiecologico trasporto su gomma. Eppure nel bilancio di Ama era già previsto il costo di questo impianto. Di qui anche la nostra idea di un ricorso per una scelta che penalizza Ama e le tasche dei cittadini, mentre i 18 milioni dell’impianto potevano venir ammortizzati in cinque anni».

E’ noto che i 5stelle sui rifiuti abbiano posizioni ideologiche come il mitico obiettivo di ‘rifiuti zero’.

«Sono solo slogan per catalizzare facilmente il consenso, ma come li raggiungi quegli obiettivi se a Roma non si fa riciclo e riutilizzo? Se era per questo loro avremmo annunciato che a questo fine avrebbero creato delle isole he non esistono soprattutto nelle periferie».

Parlando di Ama vien voglia di capire qual è la politica della aggi sulle municipalizzate.

«Siamo ancora a caro amico, in attesa che portino in aula il piano di razionalizzazione. La verità è che sino ad oggi si sono fatti solo proclami, mentre già esiste lo studio e il progetto che fu presentato da Silvia Scozzese assessore al bilancio della precedente giunta. Uno studio che la Raggi si è rivenduta tre mesi fa in Assemblea dove peraltro l’assessore Colomban, responsabile del settore, si è presentato in aula una sola volta».

Sulla macchina amministrativa e le municipalizzate pare che la Raggi persegua solo l’obiettivo di mantenere il suo consenso elettorale.

«Non è certo un bel segnale aumentare gli stipendi ai dirigenti Atac. Siamo ancora in una fase di spot elettorali, ma se non si mette mano a questa macchina di oltre 60mila dipendenti, il prezzo lo pagheremo dopo. Ci rendiamo conto che potrebbero essere anche scelte dolorose, ma resta il fatto che nel Bilancio appena approvato di questa razionalizzazione e sfoltimento delle partecipate non c’è traccia».

Per Atac e Ama i nodi si manifesteranno nel 2019 quando bisognerà mettere a bando i servizi di queste municipalizzate.

«Personalmente non ho pregiudiziali su chi ne possa assumere la gestione, è sufficiente che si garantisca un servizio efficiente e si tutelino i cittadini. Ma per arrivare alle gare questa Amministrazione deve fare dei progetti seri che il Pd sarebbe anche pronto a sostenere. Non è a caso che sulle municipalizzate il partito ha costituito gruppi di lavoro».

Veniamo allo Stadio della Roma. Qui mi pare che la posizione del gruppo Pd sia chiara.

«Il nostro consenso è fondato sul fatto che non si tocchino le opere pubbliche secondo quanto già deliberato con Marino, né abbiamo obiezioni se si limitano cubature commerciali».

Certo che sullo stadio la Raggi sta inciampando alla grande.

«La sindaca sa che per lei lo stadio è una bomba ad orologeria e sa che lo deve fare. Quindi sta facendo di tutto,compreso mettere dietro alla lavagna l’assessore Berdini».

Un altro assessore con la valigia in mano?

«Un sindaco non può continuare a cambiare assessori come si cambiano gli abiti. In questo c’è una paradossale coincidenza con lo slogan elettorale dei grillini: “un assessore ogni 15 giorni”. Pare proprio che stiano facendo fede alla promessa».

Con un Pd in crisi non è poi così facile fare opposizione in Consiglio.

«E’ vero, il partito a Roma vive pesanti difficoltà sia per le vicende giudiziarie che per due anni di commissariamento. E’ difficile anche confrontarsi con i territori e i municipi come avveniva un tempo per cui ogni delibera veniva anche discussa dal basso. Tocca prendere atto che i tempi sono cambiati e comunque noi consiglieri ci rimbocchiamo le maniche e facciamo la nostra parte».

Secondo lei come andrà a finire tutta questa vicenda della Raggi nei suoi rapporti con i vertici del Movimento?

«A scanso di equivoci va detto subito che la Raggi è il movimento 5stelle e non è un prodotto altro come la voleva far credere Beppe Grillo. E comunque questa Amministrazione potrebbe cadere per tante ragioni. In ogni caso la prova del nove sarà il prossimo bilancio».

Quali sono i rischi che corre questa Amministrazione?

«Dal punto di vista tecnico sarà un bilancio che dovrà tener conto delle raccomandazioni dell’Oref, l’ente di vigilanza. Infatti il secondo parere che ha dato il via alla approvazione di questo bilancio, per il prossimo bisognerà tener conto delle raccomandazioni, come ad esempio sulle partecipate, che dovranno venir rispettate».

Un’ultima domanda. Chiunque governi la città, dove pensa di dover prendere i soldi? Oppure saranno necessarie una serie infinita di ’salva Roma’ del Governo bis, ter, quater ecc.

«Quella è una fase che non può essere ripetuta e allora tocca partire da rifiuti e trasporti per le scelte radicali. Tocca aver un occhio agli investimenti privati oggi bloccati. Tocca fare tante cose coraggiose che sarebbero un po’ una rivoluzione e non galleggiare, come fa la Raggi sulla Amministrazione corrente (e neanche tanto bene). Intanto il pentolone di Roma ribolle e rischia di tracimare».

Giuliano Longo

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