Bettini a sostegno di Andrea Orlando per la segreteria del Pd

La chiamata a raccolta questa mattina al Nazareno

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Questa mattina alla sede nazionale del Pd al Nazareno, l’eurodeputato Goffredo Bettini ha chiamato a raccolta la rete dei suoi supporters che, come ha sottolineato, non si è mai costituita come corrente all’interno del suo partito. Obiettivo il sostegno alla candidatura di Andrea Orlando alla segreteria dei Democratici.

Presenti amministratori e quadri dirigenti del Pd romano e regionale ancora oggi in carica, ma anche un notevole numero di militanti e amici/compagni della cultura e della Università. L’analisi di Bettini ha ripercorso le tappe di un partito che, come da lui scritto nei suoi libri, ha finito per appannare la sua ‘mission’ in una fase storica che ha visto coincidere la crisi della ‘forma partito’ con quella dello Stato. Pur essendo stato uno fra i primi e convinti sostenitori di Matteo Renzi per la sua carica rinnovatrice, oggi ne rimarca i limiti personalistici e per certi versi superficiali nella sua azione di governo e di segretario del partito che hanno avuto la conseguenza di portare il Pd a una crisi che comunque maturava da tempo.

Una mancanza di ‘culture’ che ha finito per pesare sulla natura stessa del Pd. La prospettiva indicata dall’eurodeputato è quella di una rifondazione del Pd che alimenti un dialogo con ‘il popolo’.Quel popolo provato da una crisi economica troppo lunga cui il Pd di Renzi ha fornito una narrazione che non coincideva con la realtà di disagi e anche sofferenze di larghi strati sociali e giovanili..

In questo contesto, dice Bettini, la scissione della sinistra Pd non va sottovalutata perché è portatrice di valori della tradizione non solo comunista, ma di tutta la sinistra italiana. Anche la posizione del candidato alla segreteria e attuale ministro di giustizia Orlando, guarda a una ‘rifondazione’ del Pd che tuttavia non può derogare ad una visione europeista cavalcando le facili chimere di una destra sovranista. Una destra che anche per Bettini rappresenta un pericolo incombente in tutta Europa. Inseguire, ha detto Orlando, le suggestioni populiste può solo aggravare la crisi dello Stato che coincide con la crisi della tradizionale ‘forma partito’.

La visione personalistica e verticismo di Matteo Renzi ha fallito alla prova dei fatti e spinge questo congresso più verso la conta fra candidati e correnti che non a una analisi autocritica sul percorso seguito in questi ultimi tre anni dall’esperienza. Il risultato è che oggi il Pd si trova con un segretario indebolito e ad una partito che sconta la caduta di un rapporto con quel popolo della sinistra che nel 2008 diede invece prova di una grande di entusiasmo e partecipazione. I tempi, ha detto Orlando, sono comunque cambiati e, in accordo con Bettini, pensa che la stessa forma partito vada ripensata con un rapporto dal basso verso l’alto anche sui contenuti e gli obiettivi dell’agire politico. Dagli interventi di Bettini e Orlando è chiara una apertura alla nuova formazione politica di Speranza e Rossi (iDp), che pure viene criticata anche perché indebolisce l’opposizione a Renzi, ma con la quale viene comunque tenuto aperto un dialogo. Vien da pensare allo slogan maoista “marciare divisi per colpire uniti.”

Per dovere di cronaca va comunque detto che Bettini e Orlando hanno volutamente sorvolato sulle recenti vicende di corruzione Consip che, volenti o nolenti, potrebbero avere conseguenze non solo sugli sviluppi di un congresso (dai tempi troppo brevi, come ha detto Orlando) ma sulle stesse sorti del governo.

Giuliano Longo

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