Le bugie hanno le gambe corte e su rifiuti, trasporti e amministrazione la sindaca Raggi (perennemente ridens) e i suoi assessori ne dicono parecchie.
Ma partiamo dalla monnezza per la quale pochi giorni fa veniva presentato dalla Raggi e dall’assessora Pinuccia Montanari (fresca fresca da Genova e Reggio Emilia) un improbabile quanto fantasioso piano “rifiuti zero’. Mentre era già evidente la puzzolente emergenza in tutta la città, con i due impianti di Rocca Cencia e Salaria che nel frattempo collassavano privi della necessaria manutenzione con gravi rischi per la salute che L’Arpa, l’istituto regionale per l’ambiente, recentemente denunciava. E siccome i sogni grillini di una metropoli a rifiuti zero morivano all’alba (e anche prima) ecco ricicciare gli impianti dell’esecrato Cerroni, soggetti ad una interdittiva antimafia che ne blocca, almeno parzialmente, l’utilizzo.
Di qui la sofferta ordinanza di Virginia che impone il pieno impiego degli impianti Colari ed il loro probabile commissariamento da parte del Prefetto per aggirare l’impossibilità di pagarne il servizio. Ci voleva il solito Cantone per sbloccare l’empasse e convincere la sindaca riluttante a una soluzione già proposta dalla ex assessora Muraro, massacrata dai giornali (ben prima che risultasse indagata per le sue attività di consulenza in Ama) che adombravano una sua collusione con l’ultraottantenne re della monnezza capitolina.
Insomma, negli ultimi mesi di stupidaggini oltre che di bugie sulla monnezza ne abbiamo udite molte. E pensare che da mesi la Regione indica la necessità di una discarica di servizio dove alloggiare temporaneamente i rifiuti trattati oltre al pieno utilizzo degli impianti di trattamento. A sentir parlare di discariche temporanee per rifiuti trattati, apriti cielo; immediate le barricate di comitati più o meno rappresentativi delle popolazioni, che hanno sempre gioco facile per bloccare gli impianti tenendosi in compenso cassonetti straripanti, topi e cinghiali. Va anche detto che nella sua contrarietà ai termovalorizzatori la Raggi ha trovato un alleato in Nicola Zingaretti, che si è messo di traverso per la costruzione di un quarto bruciatore che il piano del ministro Galetti aveva pure indicato per il Lazio, ammesso che il Cerroniano gassificatore di Malagrotta si possa riattivare. Facile ambientalismo che può far raggranellare qualche voto, ma lascia i problemi irrisolti per il futuro governo regionale e fa cullare nelle sue utopie ambientaliste l’attuale amministrazione capitolina.
Per di più l’inceneritore di Colleferro, che riceve i rifiuti romani, sta subendo lavori di manutenzione previsti da tempo ed è oggetto di una insensata campagna di politici e sindaci locali per lo smantellamento. Demagogia strumentale ai fini del consenso politico da parte delle popolazioni colleferrine e della Valle del Sacco, provate dall’inquinamento ben prima che sorgesse il termovalorizzatore (leggasi area ex SNIA/FIAT), peraltro fortemente voluto da alcuni fra quei politici che oggi guidano la protesta.
In mezzo a tutte queste menate il problema dei rifiuti rimane “emergenza” a Roma, mentre nel Lazio campano alla grande le discariche e non si vede l’ombra di quel piano industriale già operante nel nord Italia e all’estero dove la Capitale continua ad esportare i suoi rifiuti a caro prezzo. Una mancanza di realismo, di pianificazione e di governo che farà pure godere gli ambientalisti, ma espone i romani a veri rischi sanitari mentre per la megalopoli si tenta di contrabbandare improbabili modelli trentini o nord europei.
L’altra bugia riguarda la prevista nomina di Rota alla direzione generale di Atac che tutti gli organi di informazione avevano preannunciato da settimane venendo accusati di diffondere notizie fantasiose perché la sindaca di Roma e i suoi fedeli erano assorti nello studio di curricula di varia provenienza. Rota se n’è andato da Milano perché contrario all’ingresso delle Fs in Atm (voluto dal sindaco Sala), il che non è un buon viatico per una società disastrata come Atac i cui servizi, in ogni caso, verranno messi a bando europeo nel 2019. Una società che sino ad oggi ha visto il presidente Manuel Fantasia che di trasporti ne sa ben poco, produrre dovizia di comunicati senza nemmeno riuscire a mettere un freno al casino delle sigle sindacali che periodicamente, ora una ora l’altra, mettono in ginocchio la città con gli scioperi. Da questi esempi di governo (si fa per dire) emerge una logica grillina di conservazione per la quale tutto: dirigenti, dipendenti e strutture amministrative, debbono rimanere così come sono altrimenti si perde consenso fra i 62.000 dipendenti pubblici della Capitale. Sulla ristrutturazione delle partecipate annunciate dal veneto assessore Colomban staremo a vedere, ma se tanto ci da tanto ci par di cogliere, anziché la rivoluzione promessa da Grillo che di comunales ne avrebbe licenziati a migliaia prima delle elezioni, la rassegnazione del volitivo assessore il quale denuncia pubblicamente che il 40% dei dipendenti capitolini non sono produttivi per non dire inutili.
Un’amministrazione 5stelle fra le più conservatrici d’Italia e priva di idee per lo sviluppo di questa città. Una città bloccata dai NO persino per lo stadio che Grillo voleva e di cui se ne riparlerà a babbo morto. Una città governata da una sindaca sotto tutela ed eteropilotata da Genova e Milano. Una sindaca che verrà ricordata per il suo immobilismo con l’unica ideona fissa (come d’altronde i suoi ultimi predecessori) di battere cassa allo Stato italiano perché Roma è Roma e gli altri non sono un c….. Se un recente sondaggio riporta che 7 italiani su 10 ritengono che i 5stelle non sono in grado di governare l’Italia (anche se magari li votano ‘contro il sistema’), figuriamoci a Roma dove la loro arrogante incompetenza brilla di luce solare. Tanto che qualcuno comincia a dire apertamente “ah ridatece li puzzoni de prima!”.
Giuliano Longo