Mafia Capitale, il sonno della politica genera condanne

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I manettari di ogni specie plaudono ai 515 anni di galera che la Procura ha chiesto di appioppare agli imputati di Mafia Capitale. Certo, per reati di associazione mafiosa, ma che se nella sentenza finale si rivelassero come fatti gravissimi di corruzione diffusa si potrebbe supporre che le pene comminate potrebbero almeno dimezzarsi. Semmai v’è da chiedersi se 28 anni chiesti per Massimo Carminati, 26 per Salvatore Buzzi, 22 per Fabrizio Testa faccendiere der “cecato”, 21 per Franco Panzironi ex ad di Ama e i 19 per Luca Gramazio ex capo gruppo di Forza Italia alla Pisana (più tutti gli altri sotto processo), non finiscano per assomigliare ad un vero e proprio ergastolo senza che vi siano stati omicidi o spargimento di sangue, e truculente estorsioni.

È nostra convinzione che le ponderose indagini della Procura hanno stabilito che di fatti di mafia si tratta, giocoforza chiedere il massimo delle condanne per non lasciare margini di ripensamento alla Corte che dovrà emettere il verdetto finale. Certo, nei due mesi che mancano alla sentenza le Difese degli imputati, come d’altronde stanno già facendo, avranno modo di contestare il cosiddetto “teorema di Pignatone“, ma vista la durezza delle condanne chieste della Procura si ha l’impressione che quello delle Difese sarà un impegno tutto in salita. Per di più per una indagine monstre che si avvale di migliaia e migliaia di intercettazioni che inchioderebbero gli imputati e che sono  costate un notevolissimo impegno della polizia giudiziaria (i carabinieri dei Ros) senza far conto delle ingenti risorse finanziarie impiegate per le raffinatissime tecnologie d’indagine adottate.

Alla Corte l’ardua sentenza e ai giornali con particolare riguardo ai ‘giustizieri’ del Fatto quotidiano, il piacere della preventiva condanna, ma se guadiamo più in generale agli effetti provocati dall’inchiesta e dal successivo processo per mafia capitale in corso sugli assetti politici e di governo di questa città, ci accorgiamo degli esiti devastanti. Una intera classe politica rasa al suolo per colpa, certo, ma che ha indirettamente travolto nel sentire comune anche gli incolpevoli, i non corrotti, gli onesti che nel bene o nel male, hanno amministrato (bene) questa Capitale. Perché agli occhi dei cittadini ‘tutti gatti sono bigi’ e la politica caduta ai più bassi livelli di credibilità dal dopo guerra ‘è sempre sporca’. Che non parliamo di Sesto San Giovanni per le cui vicende di presunta corruzione un dirigete del Pd quale Penati è stato recentemente assolto, ma della Capitale d’Italia che risulta specchio dei vizi di una Nazione intera.

Ora, che la magistratura faccia il suo dovere è ormai lo stucchevole refrain  di quasi tutti gli indagati per numerose e diverse vicende non solo romane. Semmai quello che lascia perplessi è la moda ormai dilagante del processo e della condanna mediatica che sulla carta stampata, le tv e il web precede le sentenze delle Corti. Ed è in questo intreccio fra indagini, rivelazioni più o meno pilotate, enfatizzazioni senza una attenta lettura delle carte che si bruciano nomi, carriere e talora vite.

Cui si unisce il tamburellante “onestà-tà-tà-tà” dei grillini, non esenti da pagliuzze nei propri occhi, che di fatto finisce per avvilire ulteriormente la funzione della politica abbassata (spesso a ragione) a ricettacolo di lucro, sperperi e clientelismo. Invece, a nostro avviso è proprio il vuoto di questa politica, “della politica”, che finisce per enfatizzare il ruolo delle Procure perché, volenti o nolenti, le indagini sulla corruzione sempre qui, nella politica,  finiscono per mordere e fare di alcuni procuratori, o di Cantone (come ai tempi di tangentopoli fu per Di Pietro) dei mitici eroici, anche se il consenso e la fiducia   sono calati nei decenni.

Quindi l’augurio è che a conclusione di questo pluriennale  processo nell’aula bunker di Rebibbia, si vada svelenendo un clima che oggi può anche giovare alla signora Raggi e ai suoi capi di Genova e Milano, ma che un domani possa ristabilire un clima di solidale corresponsabilità per risolvere problemi per la nostra Roma che nemmeno i grillini sino ad oggi, hanno dato prova di poter risolvere da soli. Anche perché si può pure inveire contro i politici, coprirli di indifferenza se non di pubblico ludibrio, ma poi si va pur sempre a votare (anche se obtorto collo) e i rappresentanti del popolo vengono comunque eletti. È la democrazia , Bellezza, perché e  come diceva Chircill la democrazia (non quella di pochi click decisori su redditizie piattaforme web) sarà pure la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.
Giuliano Longo

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