Il Messaggero questa mattina rendeva note alcune fra le misure di inclusione previste nel piano rom della sindaca Raggi che non mancheranno di suscitare polemiche. Un capitolo riguarda la regolarizzazione per l’attività «dei riciclatori di metallo», più comunemente conosciuti come i rovistatori dei cassonetti, attività prevalentemente e abusivamente svolta dai nomadi muniti di appositi ferri e relativi carrelli.
«Nel rispetto della normativa di settore» – è scritto nel piano – «d’intesa con Ama, nel rispetto del piano rifiuti e di quello per la riduzione e la gestione dei materiale post-consumo del Comune, il nomade che voglia mettersi in regola dovrà farsi autorizzare e iscriversi all’albo dei Gestori Ambientali del Ministero dell’Ambiente.» É inoltre previsto il sostegno alla creazione di microimprese o cooperative riservata esclusivamente agli adulti. Il tutto sotto il controllo di Ama, mentre il comune erogherà un contributo di 5000 euro a quei migranti che vorranno avviare anche altre piccole attività imprenditoriali e commerciali.
Per quanto riguarda la casa, il Campidoglio comparteciperà alle spese per l’affitto di un’abitazione con un contributo fino a 800 euro al mese, non più di due anni sino ad un massimo di 10.000, per pagare parte del canone, per coprire le spese di condominio e pagare le bollette. Il Comune si impegna a trovare sul mercato immobiliare abitazioni che possano essere date in affitto. A giorni, ha detto ieri Virginia Raggi, sarà costituito l’ufficio rom che sarà motore del piano. Va anche detto che il costo complessivo del piano sarà di 4 milioni erogati da fondi europei.
Ovviamente non sono mancate le prime reazioni da destra che su questi temi ci va a nozze, ma a nostro avviso il piano, pur con tutta la buona volontà, pecca di ingenuità. Nel caso dei rovistatori, ad esempio, è difficilmente ipotizzabile che si facciano ‘tracciare’ e in ogni caso regolarizzare anche fiscalmente, mentre oggi evadono tranquillamente l’Iva su una lucrosa produzione inviata, una volta selezionata, alle fonderie. Un settore, quello dei rottami dove in ‘nero’ ci si va a nozze.
Per quanto riguarda il contributo casa, previsto anche per gli inquilini dei residence dell’emergenza abitativa, non sarà facile, nonostante il contributo del comune, trovare proprietari che mettano a disposizione degli appartamenti ai nomadi, soprattutto in considerazione che il contributo del Campidoglio è limitato al biennio. Potrebbe ricicciare l’idea delle case popolari regolate da graduatorie e liste d’attesa infinite, ma scoppierebbe un gran casino.
É pur vero che il piano comprende altri elementi di integrazione quali l’obbligo scolastico e l’integrazione socio cultuale di sicuro interesse, ma il dubbio è che in due anni,tanti ne prevede il piano, si possano avviare misure di inclusione che richiedono un processo più lungo, anche culturale. Sempre tenendo presente che gli aspetti di ordine pubblico, dai furti ai roghi tossici, dall’accattonaggio alle faide spesso sanguinose fra etnie rom, sono aspetti prioritari agli occhi dei cittadini. Un altro libro dei sogni? Staremo a vedere.
Giuliano Longo