L’hanno anticipato in conferenza stampa la capogruppo del Pd Michela Di Diase e il consigliere Giulio Pelonzi: «Vedrete che i grillini diranno che non vogliamo lo stadio della Roma». E puntualmente la profezia si è avverata pochi minuti dopo in Commissione Sport, dove i Cinque Stelle hanno votato a maggioranza la delibera della giunta Raggi che la settimana prossima andrà in aula per l’approvazione conclusiva.
E Poi? Poi quanto basta a riaprire la conferenza dei servizi in Regione, che il progetto lo ha già bocciato. Parliamo di quello che aveva come base la delibera del 2014 dell’amministrazione Marino ma che, ai nostri giorni, è soggetto a vincoli senza i quali i consiglieri che firmeranno la delibera così com’è, rischierebbero un procedimento della corte dei Conti.
Il primo vincolo riguarderebbe l’interesse pubblico, ma il secondo, ancora più importante, prevede una variante al piano regolatore che non potrà venir approvata prima di settembre. Perché per quanto riguarda il primo punto (l’interesse pubblico) sono stati tagliati 115 milioni di opere di pubblica utilità e i 45 milioni restanti riguardano solo la ‘manutenzione’ quali il rinnovo dei treni per la Roma Lido e qualche traversina. Mentre il ponte Traiano rimane previsto nei disegni ma non nel progetto, il che vuol dire che per farlo il Comune dovrà sborsare soldi tutti suoi.
Certo, rimane il Ponte dei Congressi finanziato dallo stato, il cui cantiere verrà a sovrapporsi a quelli dello stadio intasando ulteriormente la via Ostiense già incasinata di suo. Insomma rebus sic stantibus non si capisce bene quale sia l’interesse pubblico rispetto alle intenzioni dell’ex assessore Caudo che con le opere pubbliche, finanziate dai privati, voleva risistemare quel quadrante di Roma spaccato in due dal Tevere e in parte degradato.
Certo, le cubature dell’area commerciale con i suoi quattro palazzi vengono ridotte, ma non viene risolto il problema del deflusso dallo stadio che era previsto con due ponti. Senza contare che quello dei Congressi, che lo ribadiamo è già finanziato dallo stato, è a circa un chilometro e mezzo dallo stadio. E quindi c’è il rischio che sul progetto dello stadio così come lo vorrebbe la Raggi, qualche organismo competente ponga un problema di sicurezza.
C’è poi un problema di partecipazione democratica, perché nonostante le velleità assembleari, non c’è nemmeno il tempo per quella grande consultazione di comitati, associazioni e municipi che dovrebbe essere il piatto forte dei 5stelle, che invece nel caso dello stadio non vanno tanto per il sottile. Salvo avvalersi last minute del parere del solo IX municipio.
E allora perché tanta fretta con tutti i rischi di stop and pochi futuri go in? Perché questa accelerazione dei tempi dopo mesi e mesi che il torrone è stato menato in tutti i modi? Semplice: forse il profumo di elezioni e la necessità di dare in pasto al popolo qualcosa di credibile, dopo le tante difficoltà di quest’anno di governo poco ‘raggioso’ e molto paludoso. Con la differenza che dopo quasi tre anni di menate su questo stadio, gli unici che ci credono ancora sono Pallotta e il costruttore Parnasi, anche se i più appassionati tifosi della Roma potrebbero già essersi rotti le palle.
Vedremo se il Pd oserà in aula votare contro questa delibera Raggi. Dalle altre opposizioni in aula Giulio Cesare, nulla di pervenuto.
Giuliano Longo