Città Metropolitana, la scarsa trasparenza sui superstipendi dei dirigenti di un ente che non funziona

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La Città metropolitana di Roma è l’ente che ha ereditato le competenze della Provincia con qualche delega in più attribuita dalla Regione Lazio. Ma per dare una parvenza di democrazia, visto che nelle Città metropolitane  non si vota più per le Provincie, si è deciso di eleggere un’assemblea composta da amministratori locali, eletta da questi ultimi non dai cittadini. In pratica, i politici si sono votati fra loro.

In questa assemblea, i grillini non sono riusciti a conquistare la maggioranza dei consiglieri, nonostante la sindaca di questa Città metropolitana sia la stessa di Roma,  Virginia Raggi, che è succeduta di diritto a Marino, defenestrato poco dopo l’istituzione dell’ente.

Sin qui l’aspetto politico, se non fosse che la Città metropolitana ha ereditato le stesse strutture amministrative  e burocratiche della vecchia Provincia, che fu dichiarata abolita, con grande soddisfazione di Renzi, dal ministro Del Rio, “padre” della riforma, nel segno del grande risparmio, da cui le finanze pubbliche, e le tasche dei cittadini, avrebbero dovuto trarre significativi vantaggi.

Ma è davvero così?

Nonostante i grillini facciano della trasparenza una delle loro bandiere, nessun esponente del movimento ha mai detto pubblicamente che i dirigenti e i funzionari della Città Metropolitana di Roma Capitale sono fra i più pagati rispetto ai loro colleghi delle altre Città metropolitane del bel Paese. Un vero e proprio bengodi ovviamente garantito da leggi e regolamenti anche se non si comprendono tali differenze rispetto ad analoghe strutture e figure professionali presenti nelle Città metropolitane di Milano, Firenze, Venezia.

I grillini ne sono a conoscenza? Se non lo sono, aiutiamoli a comprendere quanto sia costosa la macchina che dovrebbero governare.

Facciamo qualche esempio per illuminare i nostri politici e metterli almeno nella condizione di riflettere.

Nella Città metropolitana di Roma, il ragioniere generale si porta a casa circa 163 mila euro, mentre quello della Città metropolitana di Venezia percepisce 95 mila euro e il  collega di Milano 134 mila euro. Inoltre, il dirigente del Dipartimento VIII ( viabilità) percepisce un reddito annuo di 163 mila euro, mentre  il massimo dirigente dello stesso settore nella Città metropolitana di Firenze prende annualmente poco più di 110 mila euro e quello di Venezia non arriva ai 100 mila. Per non parlare poi dell’avvocatura, che a Roma arriva ad intascare la bella cifra di 168 mila euro. Che, per l’anno in corso sa un po’ di magro, essendo riuscito, il capo dell’avvocatura, a percepire negli anni passati cifre che hanno abbondantemente superato i 200 mila euro. Al confronto, i colleghi delle Città metropolitane di Milano e Venezia sono in uno stato di indigenza, avendo portato a casa redditi pari, rispettivamente, ad euro 107 mila e 116 mila.

Insomma, la massima dirigenza della nostra Città metropolitana costa ai contribuenti un gruzzoletto di oltre 3 milioni di euro annui. Alla faccia del tanto sbandierato risparmio!

In soldoni e per non tirarla troppo per le lunghe, nella Città metropolitana di Milano gli emolumenti dei vertici della struttura sono complessivamente più bassi di una media che va oltre il 20% rispetto a quelli di Roma, mentre quelli di Venezia sono più bassi mediamente del 30%. Idem per Firenze.

Evidentemente, ci saranno dei validi motivi per cui i redditi dei meritevoli burocrati metropolitani sono nettamente superiori in media ai pari omologhi delle altre Città metropolitane, anche se il cittadino comune fa fatica a comprendere l’arcano di tali disparità di trattamento. Ma a due stranezze che abbiamo riscontato chiediamo che ci vengano fornite delle spiegazioni. La prima: come mai negli ultimi anni gli stipendi di questi alti papaveri sono straordinariamente lievitati fino a raggiungere i valori attuali? Era proprio necessario riconoscere l’aumento stipendiale a questi eminenti burocrati di un ente che avrebbe dovuto chiudere i battenti? La seconda: come mai i dati relativi a questi emolumenti sono stati aggiornati solo al 2015, facendoci  dubitare su quella trasparenza che la legge prevede e sui cui, purtroppo, nessuno spende una pietosa parola?

A questo punto,  ci chiediamo se la Sindaca Raggi si renda effettivamente conto del fatto che la macchina metropolitana ci costa un occhio della testa e non comprendiamo per quale motivo stiamo sborsando questi soldi, visto lo stato in cui versano le strade provinciali e le scuole secondarie, per non parlare del nulla finora prodotto dall’ente negli altri settori di sua competenza.

Noi crediamo che la Sindaca non abbia ancora le idee chiare in merito, perché non ci risulta che abbia  preso seri e giudiziosi provvedimenti per far sì che questo andazzo possa finire. Anzi, abbiamo il convincimento che stia facendo del tutto per mantenere le cose come sono, favorendo, probabilmente senza volerlo, la conservazione di privilegi. Si fanno giuste battaglie in Parlamento contro i privilegi dei vitalizi e non si toccano quelli della casta più potente: la burocrazia.

Se qualche esponente dei pentastellati è più presente a se stesso, inviti il suo Sindaco a svegliarsi dal torpore ed iniziare a governare anche la città metropolitana.

Giuliano Longo

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