Atac, avanti c’è posto: 6 amministratori delegati e 5 direttori generali in 8 anni

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La storia di Atac degli ultimi nove anni è un po’ come il gioco dell’oca, si torna sempre al punto di partenza tanto che oggi si mormora di un nuovo scorporo della società in metro, tram/bus e altro giusto per evitare il concordato che pure Di Maio approva. Ma facciamo un po’ di storia di quest’azienda dagli incarichi apicali a porte girevoli e di un team di dirigenti (47 con un altra trentina di quadri assimilabili) inamovibile.

Con il capodanno del 2010 si avvera il miracolo di Alemanno che fonde in Atac Met.Ro. e Trambus, assumendo il controllo diretto di ogni forma di mobilità collettiva nell’Area Metropolitana di Roma: dalle metropolitane alle ferrovie regionali, dai parcheggi di scambio e sosta tariffata, fino ai servizi di trasporto scolastico e le linee turistiche. 

Primo amministratore delegato di questo colosso, fra i più grandi d’Europa nel tpl, il commercialista Adalberto Bertucci, su nomina diretta del sindaco Gianni Alemanno. Nel frattempo scoppia lo scandalo dei conti Atac e meno di dieci mesi dopo Bertucci, nell’ottobre del 2010 lascia la poltrona di amministratore delegato a Maurizio Basile, allora capo di gabinetto del sindaco e dal 2006 al 2008 ad e direttore generale generale di Aeroporti di Roma spa. 

Appena Basile arriva in Atac esplode lo scandalo di parentopoli, ma Basile tira dritto, fornisce le carte alla procura e presenta il suo bravo piano di ristrutturazione che non venne mai reso noto eccetto quanto pubblicato a suo tempo da questa testata, ma nell’aprile del 2011 si dimette insieme al presidente del Cda per contrasti di vedute con il sindaco.

È a questo punto che s’invera il miracolo del consociativismo e dopo un po’ di trattative bipartisan, nello stesso mese di aprile 2011  arriva Carlo Tosti scelto dal sindaco quale amministratore delegato e Antonio Cassano direttore generale in quota Pd, scelto dopo un “ballottaggio” con Luca Avarello, allora e tuttora a Roma Servizi per la Mobilità. 

Anche loro presentano il loro bravo piano di risanamento che sotto il profilo finanziario è sempre lo stesso sino a Rettighieri e Rota, l’uovo di colombo della vendita degli immobili Atac dismessi, sempre proclamata e mai realizzata.

Si avvicinano le comunali del 2013 e Atac rimane non risanata e sempre in perdita così nel settembre del 2012 Alemanno dimissiona Tosti mentre Cassano resterà nel suo incarico con l’amministrazione Marino.

Sempre nello stesso mese scatta la soluzione ponte con la nomina ad Ad di Roberto Diacetti che sbarca dallo stesso incarico in Risorse per Roma. Vince Marino e daje con un altro giro di valzer. C’è bisogno di qualcuno che rimetta mano al debito monstre di Atac e l’allora assessore alla mobilità Improta fa venire da Milano Danilo Broggi che nel luglio del 2013 occupa la poltrona di Diacetti. 

Nel novembre del 2014 si dimetterà anche Cassano indagato insieme a Gabbuti, ad di Atac spa dal 2005 al 2009 e di Atac Patrimonio fino al 2013, con l’accusa di presunto   peculato. 

Nel maggio del 2015 gli succederà Francesco Micheli che di trasporti non se ne intendeva gran che, ma con una robusta esperienza di banche quale capo del personale.

Nel dicembre 2014 i primi arresti per l’inchiesta del ‘mondo di mezzo’ e Marino è in evidente affanno, a pochi mesi dalla sua caduta nomina il nuovo assessore alla mobilità nella persona del senatore torinese Stefano Esposito che nel febbraio 2016 indica come nuovo dg  Marco Rettighieri mentre Armando Brandolese era già succeduto a Broggi  nel dicembre del 2015.

Fa appena in tempo a vincere la Raggi che nel settembre del 2016 i due se la danno a gambe levate fiutata l’aria che tira in casa Cinque Stelle.

A questo punto il pensiero grillino partorisce l’idea del nuovo amministratore delegato nella persona dello sconosciuto manager Manuel Fantasia, ingegnere nucleare, che arriva alla Prenestina nel settembre 2016 e ci resta sino a ieri dimissionato senza tanti complimenti dalla Sindaca.

La carica di direttore generale resta vacante sino a tre mesi fa quando sbarca da Milano Bruno Rota che spacca tutto e si dimette le scorsa settimana. 

Ma l’immigrazione dal nord non è finita perché al posto di Fantasia arriva il veneto Simioni amico e collaboratore di Colomban che avrebbe dovuto coordinare le sorti delle municipalizzate, ma il mese prossimo pare voglia tornare ai suoi affari di affermato imprenditore.

Non ci rimane che piangere con la fredda statistica. Dall’accorpamento di Atac (2010) ad oggi si sono succeduti 6 amministratori delegati e almeno 5 direttori generali, 4 piani di risanamento aziendali rimasti sulla carta un numero imprecisato di proclami, comunicati e scioperi sino al disastro attuale. Ditemi voi se questa è un’azienda.

Giuliano Longo

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