Come riportato giorni fa dal Fatto Quotidiano, sul bilancio 2018-2020 del Comune di Roma appena approvato, pesano fideiussioni per 390 milioni di euro che dovrebbero essere totalmente stralciate perché nulle.
Sono le “fidejussioni” a garanzia dei finanziamenti per la costruzione di impianti sportivi e dei “famigerati” Punti Verdi Qualità.
Lo certifica, nero su bianco, l’Avvocatura Capitolina, che con un atto presentato al Tribunale Civile di Roma – di cui siamo in possesso – boccia quasi due decenni di garanzie “allegre” concesse ad oltre 60 gestori di impianti sportivi.
Una contenzioso con il Credito Sportivo che secondo gli avvocati del Campidoglio, avrebbe stipulato in molti casi “contratti di mutuo senza l’espletamento della benché minima attività istruttoria in ordine alla solvibilità del progetto finanziato”, per rifarsi poi direttamente sull’Ente comunale “senza intentare alcuna iniziativa giudiziaria nei confronti del debitore principale”. Posizione che verrebbe smentita dai decreti ingiuntivi nei confronti di concessionari. Per di più in alcuni casi i crediti garantiti sarebbero stati emessi a tassi superiori alla soglia previsti dalla legge.
FIDEIUSSIONI NULLE, ECCO PERCHÈ
L’Avvocatura Capitolina, che si è opposta a un decreto ingiuntivo del maggio scorso intentato dall’Ics per le rate del mutuo non pagate da una piccola associazione sportiva calcistica della capitale, spiega chiaramente che “il rilascio effettivo della fideiussione va deliberato dal Consiglio comunale, previa istruttoria volta a verificarne in concreto l’impatto sui vincoli di bilancio”. Per la verità l’Aula Giulio Cesare fra il 1999 e il 2009 aveva approvato ben quattro delibere, contenenti tuttavia degli “schemi di convenzione” con dei “plafond”, dunque “degli atti meramente programmatici e di indirizzo generale”.
Le assegnazioni puntuali delle fideiussioni, invece, sono arrivate attraverso determinazioni dirigenziali, ma in questo senso “all’organo consiliare non può sostituirsi il dirigente, alla cui sfera di competenze sfugge la scelta, altamente discrezionale, di impegnare il bilancio dell’Ente per svariati anni”. Insomma, dovevano essere i politici eletti a prendersi la responsabilità di assegnare quelle garanzie, non certo dei dipendenti pubblici.
IL COMUNE AVEVA INIZIATO A PAGARE
Quello che più stupisce è che nel corso di questi anni nessuno in Campidoglio abbia mai contestato la validità di quelle fideiussioni che, secondo l’istanza presentata di recente dall’Avvocatura Capitolina, non si sarebbero mai dovuto pagare. A quanto si evince dal verbale di una Commissione Bilancio risalente all’8 febbraio 2017, la Ragioneria generale in questi anni ha già sborsato 28 milioni di euro, a fronte di una esposizione verso gli istituti di credito – certificata dalle richieste di pagamento pervenute – di 134 milioni, debito potenziale “che potrebbe salire a 200 milioni”, spiegava il vice ragioniere generale, Marcello Corselli.
IL DESTINO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI
Esiste dunque un problema contabile che potrebbe essere risolto a breve, ma che pesa ancora sulle casse capitoline. Fonti del Campidoglio spiegano che l’iscrizione in bilancio di questo “debito potenziale” è comunque necessaria per il “principio della prudenza”, in quanto le istruttorie di opposizione al Credito Sportivo sono ancora in corso, mentre la responsabilità contabile dei vecchi dirigenti che hanno firmato le fideiussioni in molti casi potrebbe essere andata in prescrizione.
Resta il problema dei concessionari ai quali, in virtù di quelle fideiussioni, è stata negata la possibilità di rinegoziare i piani di ammortamento dopo aver realizzato impianti di interesse pubblico facendosi carico di una grande parte dell’investimento.
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