Come tutti gli sport la Formula 1 non è fatta solo della competizione sul campo. Ci sono momenti in cui piloti e squadre si scontrano fuori dalla pista, dove le armi della politica e della dialettica di fronte alle telecamere risultano di primaria importanza, molto più dei motori.
Lo si è visto in occasione del Gran Premio d’Australia, quando un già trionfante Lewis Hamilton aveva pronunciato sabato le seguenti parole a Vettel dopo la pole position conquistata: “Volevo toglierti il sorriso dalla faccia.”. Una frase detta con un tono evidentemente scherzoso, che però è servita anche al pilota inglese per dimostrare a tutto il mondo la sicurezza di poter vincere quella domenica, cosa smentita invece dal riscontro in gara, dove è risultato vittorioso il ferrarista grazie a una strategia con la quale il team ha approfittato della situazione disastrosa della Haas, con entrambi i piloti, Kevin Magnussen e Romain Grosjean, fuori in pochi giri per colpa dello stesso problema, ovvero la pistola della ruota sinistra difettosa durante la sosta ai box, proprio nel giorno in cui il team statunitense stava cogliendo un risultato importante.
Una prestazione straordinaria risultata molto sospetta agli occhi di Force India e McLaren, con Fernando Alonso che ha addirittura definito la Haas una “Ferrarina”, le quali vorrebbero fosse avviata dalla FIA un’investigazione sulla squadra nordamericana e sulla Rossa, accusando quest’ultima di aver permesso alla Dallara (che si occupa della costruzione del telaio della Haas) di copiare in parte i suoi progetti per la realizzazione della VF-18. In effetti è risaputo che la collaborazione tra le due scuderie non è limitata solo alla fornitura di motori, ma anche alla possibilità per gli statunitensi di usare la stessa galleria del vento della Ferrari, oltre all’utilizzo da parte della Haas delle stesse sospensioni anteriori montate sulle vetture di Maranello, cosa in ogni caso permessa dal regolamento. Una conseguenza, secondo Grosjean, del fatto che l’aria scorre nello stesso modo su entrambe le monoposto, portando a sviluppi aerodinamici quasi identici.
Ciò non dovrebbe sorprendere: si sa, per esempio, del rapporto quasi simbiotico tra la Red Bull e la Toro Rosso (essendo proprietà dello stesso gruppo) esistente da anni, con quest’ultima che spesso ha ricevuto novità tecniche direttamente dalla squadra “madre”, arrivando in alcuni casi perfino a costruire auto quasi identiche per certi versi. Un fatto consolidato in Formula 1, che probabilmente in questa occasione viene sfruttato come arma di destabilizzazione nei confronti di un “gigante” del calibro della Ferrari da parte di team privi di enormi supporti provenienti dalle grandi case motoristiche, cercando di bilanciare un rapporto di disparità tra grandi e piccole squadre che si sta sempre più allargando.
Simone Pacifici