Rigenerazione urbana e questione Capitale: il 24 maggio scatta la mobilitazione

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Ho letto con attenzione l’articolo dell’amica Mirella Belvisi in merito alla necessità di fermare il consumo del suolo, di intervenire sul degrado e il dissesto di Roma condividendone alcuni tratti seppur da un’angolazione differente. Come è noto la città di Roma già da tempo ha visto la fine della sua espansione dentro il limite del pianificato dovuta sicuramente a scelte politiche operate nel tempo ma anche e sopratutto alla congiuntura economica che di fatto ha reso antiproduttivo e troppo costoso continuare ad edificare periferie sempre più periferiche.

In questo nuovo scenario sono due le tematiche centrali: dare sostegno al comparto agricolo e rivitalizzare il tessuto socio-economico nella città consolidata.

Si dice che Roma sia il Comune agricolo più grande d’Europa. Questo è certamente vero in termini di estensione delle aree classificate agricole ma non si può certo dire che sia ugualmente vero  in termini di occupati nel settore e di economia prodotta. Per troppi anni nell’agro romano si è sviluppata un’agricoltura di attesa della variante urbanistica che oggi non può più essere. L’agro Romano e i grandi parchi agricoli della Capitale sono pieni di casali ed annessi agricoli abbandonati e terreni incolti. Per questo dobbiamo ripensare queste aree agricole urbane e periurbane, caratterizzate dalla interconnessione con la città consolidata, sapendo coglierne le potenzialità di naturali attrattori di servizi qualificati multifunzionali (quali la ristorazione, la ricettività alberghiera ed extralberghiera, le attività per il tempo libero e lo sport etc..) in stretta connessione con la tenuta e lo sviluppo dell’attività agricola. In sostanza si tratta di portare reddito aggiuntivo al reddito agrario garantendo la conduzione agricola e contrastando l’abbandono.

Quindi chiarito che in ambito rurale si dovrà fare agricoltura connessa alla multifunzionalità passiamo al secondo punto: Roma ha enormi tessuti caotici ed obsoleti, costruiti male e fatiscenti  che necessitano di efficientamento energetico, consolidazione statica, sostituzione edilizia, dotazione di servizi, incremento di housing sociale e riordino territoriale. La rigenerazione urbana non è un mero intervento edilizio/urbanistico. La rigenerazione urbana è una rivitalizzazione socio/economica del territorio fatta di interventi diretti e puntuali ma sopratutto di ambiti di trasformazione ampi dove rivedere radicalmente e riorganizzare sistemicamente tessuti e funzioni. E’ troppo facile banalizzare il tutto confinando la rigenerazione urbana alla vicenda dei “villini”.

Qui è bene chiarire che la possibilità di abbattere e ricostruire tali immobili è già da tempo assentita dal Piano Regolatore Generale anche nei tessuti “incriminati” (città storica tramite intervento diretto RE2- art 25 comma 4 lettera b) con la possibilità di modificare la sagoma e aumentare la Superficie utile lorda.

Quindi non è né il Piano casa né tanto meno la legge sulla rigenerazione urbana a immettere nella normativa urbanistica comunale la possibilità di abbattere e ricostruire i villini in quanto tale possibilità è scritta nel PRG dal 2008. Le normative regionali intervenute successivamente riportano gli incentivi alla sostituzione edilizia derivanti da leggi nazionali. Gli immobili di maggior pregio vengano tutelati puntualmente e non tramite ulteriori vincoli areali ampi che comporterebbero infiniti iter burocratici anche solo per sostituire una finestra.

In questo quadro la Regione Lazio ha fatto molto e bene nella scorsa legislatura ma non ha completato la manovra riformatrice in quanto non è riuscita ad approvare i tanti piani di assetto dei parchi e non ha portato a termine il PTPR. Da qui si deve ripartire. Chiudere la pianificazione paesaggistica regionale in coerenza con le innovazioni normative assunte e senza quelle contraddizioni tra norma e norma tipiche della legislazione italiana.

Il Comune di Roma Capitale altresì ha fatto molto poco e male. In due anni è riuscita a bloccare tutto comportando un immobilismo dannoso per la città di Roma e per la sua riqualificazione socio/economica. La giunta Raggi pare lavorare per non fare. Non chiude la stagione infinita dei condoni lasciando inevase oltre 200.000 pratiche, contrasta sistematicamente ogni intervento urbanistico rinunciando ad investimenti privati ed oneri che ne derivano, non gestisce ne tanto meno conosce il proprio patrimonio avendo smembrato l’ufficio della conservatoria comunale, e nel 2017 non è stata neanche in grado di spendere oltre 500 milioni di Euro disponibili e già stanziati dal bilancio Capitolino.

Per questo aderiamo con convinzione alla manifestazione indetta dall’Ordine degli Ingegneri e dei Geometri il 24 Maggio in Campidoglio e facciamo appello a tutte le forze sociali, associative e  produttive a mobilitarsi e costruire una piattaforma condivisa di lavoro da sottoporre all’ordine dei lavori del Consiglio Comunale.

Luigi Tamborrino

TerritorioRoma

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