L’ordine degli ingegneri e l’ordine dei geometri di Roma manifestano in Campidoglio contro l’immobilismo della Giunta Raggi

0
327

Il 24 maggio scorso l’ordine degli ingegneri e l’ordine dei geometri di Roma hanno indetto una manifestazione in Campidoglio che ha visto l’adesione di tantissimi tra professionisti, amministratori di condomini, notai, custodi giudiziari, architetti, presidenti di consorzi per il recupero delle periferie, tecnici di varia natura etc.. L’intero settore del mercato immobiliare che manifesta contro l’immobilismo della Giunta Raggi.

Gli oggetti del contendere sono da ricondurre al blocco dell’ufficio condono con oltre 200.000 pratiche inevase, alle oltre 3.000 istanze di affrancazione ferme e le oltre 250.000 potenziali che non partono, all’impossibilità di accedere all’archivio progetti e condoni del comune di Roma Capitale, e alle tante altre disfunzioni amministrative che di fatto ha messo in ginocchio le compravendite immobiliari nella Capitale.

Questo disagio manifestato da chi non è proprio avvezzo alle manifestazioni di piazza la dice lunga sulla disastrosa situazione di Roma e ci segnala due punti su cui riflettere.

Innanzitutto che il blocco nell’urbanistica portato avanti sistematicamente da due anni dall’amministrazione di Roma Capitale ha delle ricadute molto più contigue al singolo cittadino di quanto ci si possa aspettare. Infatti spesso si pensa all’urbanistica come una materia da addetti ai lavori, lontana dalla percezione collettiva, delegata ai promoter della trasformazione o contrastata dalla tifoseria della conservazione assoluta.

Invece, come abbiamo visto, incide fortemente sulla vita di tutti noi sia in termini economico/sociale che di vissuto quotidiano. Ora l’assetto ideologico ottusamente conservativo connesso ad una forte dose di incapacità dell’amministrazione Raggi alla fine sta portando al blocco, di tutta la filiera immobiliare ed è divenuto oramai complicato anche fare un semplice certificato di agibilità.

Ma lo si doveva capire sin da subito che chi si è candidato a governare con la bandiera del no alle olimpiadi, rinunciando a 4,5 miliardi di investimenti, non poteva far altro che condannare la Capitale all’agonia. Non ci si può stupire che ogni delibera urbanistica debba passare tra le forche caudine della maggioranza pentastellata che bene che vada ridimensiona progetti, cancella previsioni ed oneri, contrasta ogni trasformazione a prescindere dalle norme.

E cosi lo stadio della Roma zac un bel taglio, che poi vuol dire cancellare opere pubbliche ed infrastrutture. Ed ancora le Torri all’Eur, l’ex fiera di Roma, gli ex mercati generali, etc.. Se si è ideologicamente contro non si guarda il merito.

Quindi si blocca l’ufficio condono e non importa se deriva da una legge dello stato, si emana una circolare sulla densità fondiaria per annullare piani casa e rigenerazione urbana contro ogni rispetto delle gerarchie delle fonti giuridiche.

Il caso delle rigenerazione urbana poi è particolarmente stravagante. Non bisogna andare lontani, e magari guardare alle grandi città del resto del mondo che da anni si rigenerano, ma basta vedere come tantissimi comuni del Lazio si sono già attivati in merito alla legge regionale 7/2017 comprendendone a pieno le potenzialità.

Roma no. E qui si passa al secondo punto di riflessione: dopo due anni di Giunta Raggi possiamo dire che si è aperta la questione capitale. Roma è allo sbando. L’amministrazione Capitolina si è dimostrata totalmente incapace tanto che nel 2017 non è riuscita a spendere oltre 500 milioni di euro tra investimenti e conto gestione stanziati e disponibili nel bilancio. L’amministrazione Raggi non ha una ben che minima idea strategica se non quella di usare le pecore come tosaerba al posto di ricostruire un servizio giardini all’altezza di una capitale europea. L’ufficio della Conservatoria comunale è stato smembrato, il patrimonio comunale abbandonato e lasciato nel degrado come nel caso vergognoso del Forte Bravetta luogo simbolo della resistenza romana. Non si è ancora rinnovato il contratto di servizio di Risorse per Roma e non si capisce a che titolo operi. L’amministrazione comunale colleziona contenziosi giuridici per milioni di euro in tutti i settori rischiando di far pagare alle future amministrazioni la propria incapacità.

In questo quadro desolante bene hanno fatto i consiglieri capitolini di tutte le opposizioni a chiedere un consiglio straordinario su queste tematiche. Ma non basta. Bisogna saper cogliere il segnale arrivato dalla manifestazione del 24 maggio, ma sopratutto bisogna uscire dal torpore dell’assuefazione all’idea che è normale vivere in una città sciatta e decadente, senza manutenzione e con infrastrutture obsolete, ripiegata su se stessa e senza nessuna visione strategica del proprio futuro. Per questo invitiamo tutte le forze sociali, economiche e associative a costruire una piattaforma condivisa da presentare al consiglio comunale straordinario e a definire fattivamente programmi di rigenerazione urbana coinvolgendo territori ed imprese.

Luigi Tamborrino

TerritorioRoma

È SUCCESSO OGGI...