Una spesa di 188 milioni di euro per portare per due anni l’immondizia indifferenziata fuori dalla Capitale. A tanto ammonta la maxi gara europea preparata dall’Ama che sarà pubblicata verso la metà di giugno dopo il parere favorevole dell’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone. In pratica è un costo che andrà a pesare sulle tasche dei romani a partire dal 2019.
Una spesa di 188 milioni di euro per portare per due anni l’immondizia indifferenziata fuori dalla Capitale. A tanto ammonta la maxi gara europea preparata dall’Ama che sarà pubblicata verso la metà di giugno dopo il parere favorevole dell’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone. In pratica è un costo che andrà a pesare sulle tasche dei romani a partire dal 2019.
L’ATTACCO DEI RADICALI
“Il nuovo bando AMA, del valore di 188milioni di euro, certifica, per l’ennesima volta, quanto costi agli ignari cittadini romani il deficit impiantistico conseguente all’immobilismo della Sindaca Raggi”, così in una nota Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma e consigliere regionale di +Europa, e Massimiliano Iervolino, membro di direzione di Radicali Italiani.
“I lotti del bando, che hanno una durata di due anni e riguardano sia la parte indifferenziata che la parte dei rifiuti speciali ottenuti dal trattamento, stabiliscono che quella parte di rifiuti sia trasportata negli inceneritori e nelle discariche di altri territori in giro per l’Italia: sull’autosufficienza siamo all’anno zero. La cosa preoccupante è che questo bando non è stato pensato come soluzione ponte e straordinaria, ma come unica via per risolvere la questione dell’assenza cronica di una strategia sulla questione dell’indifferenziata, alla faccia del tanto decantato ‘piano rifiuti zero’. Ora, però, sovviene un altro problema non da poco: come fa la Regione Lazio a scrivere un Piano di gestione dei rifiuti quando Roma, che ne produce circa il 55%, continua a mandare la propria immondizia in tour per il Paese? E’ bene sottolineare che l’ultimo Piano è stato approvato nel 2012 e che la direttiva 2008/98/CE ci obbliga a riscriverlo e riapprovarlo ogni sei anni, quindi entro quest’anno: se ciò non venisse fatto – concludono – rischieremmo una procedura di infrazione per violazione degli articoli 28(1) o 30(1) o 33(1) della Direttiva europea”