Un “piano di carta” che persegue “obiettivi irraggiungibili” tramite un “approccio sbagliato e insostenibile che compromette il rapporto di fiducia con le comunita’ nomadi e ne comporta l’esclusione dall’inclusione”. Dopo un anno di monitoraggio del ‘Piano rom’ di Roma Capitale, presentato il 31 maggio 2017 dalla sindaca Virginia Raggi e dall’assessore al Sociale, Laura Baldassarre, l’Associazione 21 Luglio boccia sonoramente il documento, che pianifica il superamento dei campi Monachina, La Barbuta e River, lanciando un appello per “una profonda revisione, perche’ a oggi il piano semplicemente non funziona”. Il lavoro dell’associazione e’ stato presentato oggi in una conferenza stampa in Campidoglio dal presidente Carlo Stasolla: “A Roma ci sono un quarto dei rom in emergenza abitativa d’Italia. A un anno dalla presentazione del piano, presentato con molta enfasi 365 giorni fa, abbiamo voluto capire l’impatto sociale del benessere prodotto all’interno delle comunita’ e dei quartieri in prossimita’. Abbiamo fatto 15 sopralluoghi a Monachina e La Barbuta intervistando abitanti e rappresentanti della Croce Rossa”. Il filo rosso, ha sottolineato Stasolla, “e’ che il piano e’ esemplare di quelle che sono le strategie dell’amministrazione sul sociale, ovvero una forte comunicazione, molto di impatto, e al tempo stesso l’assenza di azioni concrete che incidano positivamente sulle persone e sulla comunita’, in assonanza con quanto visto con il contratto di governo nazionale. Non sono indicati ne’ i tempi ne’ la copertura ma solo un appello all’Europa per avere fondi Ue, con sullo sfondo un distacco molto importante dalla realta’ partendo da un quadro della situazione totalmente sbagliato”.
E ancora: “35% DEI ROM TAGLIATO FUORI, E VIOLATE GARANZIE ONU” – A Roma ci sono infatti 6.900 rom, e per la 21 Luglio un primo livello di inadeguatezza riguarda il numero di persone coinvolte. Secondo il ‘Piano di Roma Capitale per I’inclusione dei rom’ sono ammessi alle misure di sostegno tutti i rom censiti dalla Polizia di Roma Capitale nel 2017, 4.503 persone presenti in 11 insediamenti formali che non comprendono i 1.600 rom presenti nei campi informali della citta’, circa 300 microinsediamenti sparsi nel territorio della Capitale: vale a dire che il 35% dei soggetti virtualmente interessati sono esclusi dal progetto. “In assenza di qualsiasi progettazione di carattere inclusivo per questi nuclei in condizione di grave fragilita’, sono rimasti gli sgomberi forzati”, spiega l’associazione. Dal 31 maggio 2017, giorno di presentazione del Piano rom, al 10 maggio 2018, sono stati 28 gli sgomberi forzati perpetrati dalle autorita’ capitoline che, “in assenza delle garanzie procedurali previste dalle Nazioni Unite”, hanno coinvolto un totale di circa 700 persone per un costo stimato di circa 880mila euro. Gia’ a pochi mesi dalla presentazione del Piano, sottolinea l’associazione, “il progetto del Comune ha dimostrato la sua inadeguatezza”. Un primo banco di prova ha riguardato infatti il Camping River, per il quale una delibera di giugno 2017 fissava la chiusura al 30 settembre 2017, “scadenza che non e mai stata rispettata perche si e scontrata da subito con la difficolta’ oggettiva di attuare le azioni previste dal Piano una volta calate nel contesto reale: ad oggi non solo I’insediamento e’ ancora aperto, ma nel frattemoo le condizioni di vita al suo interno sono visibilmente peggiorate”. Il 15 giugno, secondo la comunicazione notificata ai residenti, il Comune provvedera’ a rimuovere le abitazioni mobili presenti nell’area, “aggravando cosi’ drammaticamente le condizioni delle 100 famiglie accolte.
E ancora: CRITICITÀ A MONACHINA E LA BARBUTA, “NON COINVOLTI ABITANTI” – Criticita’, per la 21 Luglio, si sono riscontrate anche nelle azioni volte al superamento degli insediamenti Monachina e La Barbuta. A dicembre 2018 l’Ufficio speciale Rom, Sinti e Caminanti ha comunicato I’esito del bando di gara per I’affidamento dei servizi finalizzati al superamento dei campi: per il primo non si e’ registrata alcuna domanda, per il secondo e’ pervenuta una sola offerta da parte dell’Associazione della Croce Rossa Italiana – Comitato Area Metropolitana di Roma Capitale. Nel corso dei mesi, in tutti i casi e in ciascuno degli insediamenti monitorati dall’Associazione 21 Luglio, I’organizzazione ha riscontrato nei residenti una marcata sfiducia, una conoscenza superficiale e generica di azioni e finalita’ del Piano – sintomo di un “inadeguato coinvolgimento” dei diretti interessati – e una forte preoccupazione sulla mancanza di sostenibilita’ delle offerte abitative proposte dal Piano e dal dipartimento Politiche sociali del Comune di Roma. EMORRAGIA SCOLARIZZAZIONE, DIMEZZATO NUMERO BIMBI ISCRITTI – Non solo. Per l’associazione risulta “drammatica inoltre la situazione scolastica dei minori rom negli insediamenti formali della citta’”. Dopo la sospensione del progetto di scolarizzazione che negli ultimi dieci anni ha registrato un numero di minori iscritti oscillante tra le 1.700 e le 2.000 unita’, secondo il dipartimento Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale il numero dei minori rom iscritti alla scuola dell’obbligo nell’anno 2017/18 era drasticamente sceso a 1.025.
E infine: STASOLLA: “COSÌ È ‘FAKE PLAN’, SUBITO PROFONDA REVISIONE” – Nel corso della presentazione del report, la 21 Luglio ha ribadito preoccupazione e ha chiesto una profonda revisione del Piano attraverso I’attuazione di alcune raccomandazioni, quali I’attivazione di un dialogo reale con le comunita’ rom in emergenza abitativa, I’inserimento di quanti sono stati esclusi nel censimento e I’individuazione di un ventaglio di strumenti abitativi e di percorsi di inclusione lavorativa certi e sostenibili. In via urgente, l’associazione ha richiesto un intervento sociale per il miglioramento delle condizioni di vita all’interno dei campi, la sospensione degli sgomberi forzati degli insediamenti informali, I’arresto dell’emorragia di iscrizioni e frequenze scolastiche dei bambini rom e la revisione del Patto di responsabilita’ solidale, sottoposto alle famiglie per accedere ai servizi del Piano, giudicato “inadeguato e discriminatorio”. Per il presidente Stasolla, quindi, “il Piano rom della Giunta Raggi e un ‘fake plan’, ovvero un ‘piano di carta’ con un impianto teorico ma una forte disconnessione dalla realta’ degli insediamenti della Capitale, e quindi le sue azioni sono condannate al fallimento. Dopo dodici mesi dalla sua presentazione sono i numeri a parlare: 700 persone sgomberate al di fuori delle garanzie procedurali previste dalle Nazioni Unite; 1.000 bambini rom non piu’ iscritti alla scuola dell’obbligo; condizioni di vita negli insediamenti drammaticamente peggiorate; 100 famiglie che il prossimo 15 giugno si vedranno private dei loro container nell’insediamento Camping River e costrette a dormire all’addiaccio”. In compenso, ha concluso Stasolla, “registriamo proclami fondati su dati errati e informazioni distorte. Solo una profonda revisione del Piano rom, urgente e immediata, potra’ consentire un diverso impatto delle azioni promosse dal Campidoglio, che oggi risulta lesivo dei diritti fondamentali. Questo e’ I’appello che rivolgiamo alla sindaca Virginia