Parnasi finanziava le campagne elettorali di tutti, ma spesso non è reato

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Inutile negarlo, i soldi per la campagna elettorale delle politiche e delle regionali, chi più chi meno, li hanno presi tutti, ma proprio tutti. Il che di per sè non è un reato, perché molti di questi fondi sono registrati in chiaro e non costituiscono nulla di scandaloso.

La politica costa e fra riduzione degli emolumenti, eliminazione dei vitalizi, azzeramento dei contributi pubblici e tagliole varie sponsorizzate dal giustizialismo grillino cui si sono accodati tutti i partiti per paura di venir sputtanati, come se ormai non lo fossero da qualche decennio, i soldi tocca trovarli per le campagne elettorali ma anche per le Leopolde. 

Ovviamente di manica larga si dimostrano quegli imprenditori che hanno interessi rilevanti o necessità urgenti come nel caso di Luca Parnasi, da tempo in difficoltà con le banche come risulta dalle intercettazioni, anche se la faccenda era già ampiamente nota.

Altra cosa sono i favori, le contropartite che questa volta hanno coinvolto anche le anime belle grilline eccetto la Raggi che oggi si è recata in Procura prima del dimissionato presidente Acea Lanzalone, dichiarando di essere parte lesa. 

Insomma i favori si negano ai poveracci ma certamente non a chi in qualche modo detiene il potere. “Aver chiesto aiuto per mio figlio è stata una leggerezza compiuta in buona fede” dice ad esempio l’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita ai domiciliari, rispondendo al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma.

Aggiungendo: “Ho chiesto se era possibile intervenire per mio figlio – ha aggiunto – tre mesi dopo che era concluso l’iter della conferenza dei servizi. Non ho mai violato la legge, le decisioni della conferenza di servizio erano pubbliche”. 

Vedremo cosa avrà invece da dire il capo gruppo capitolino 5stelle Ferrara indagato, che invece con i soldi di Parnasi voleva il restyling del lungomare di Ostia che gli avrebbe dato quel consenso politico che negli ultimi tempi sembra calare anche per i grillini.

In fondo quel 70% di elettori che domenica non è andato a votare per i presidenti del III e e dell’IVI municipio, dimostrano che ormai anche i grillini  vengono considerati ‘uguali agli altri’ proprio da quella opinione pubblica che da almeno 10 anni aizzano contro la classe politica.

Insomma una astensione con un bel Vaffa di grillesca memoria anche a loro.

Parnasi invece attualmente detenuto nel carcere di San Vittore a Milano e in attesa di venir trasferito a Roma, si avvale della facoltà di non rispondere e il suo difensore ha spiegato che gli avvocati avevano bisogno di leggere gli atti con un minimo di attenzione. 

Tuttavia quando sarà nella Capitale, dichiarano sempre gli avvocati, sarà sua intenzione “fornire la sua versione” su una interpretazione degli atti che risulta molto complicata.

Nel frattempo vengono fuori i nomi dei politici beneficati lecitamente e fioccano le smentite della serie excusatio non petita con il rischio di un seguito del tipo accusatio manifesta.

Eppure le intercettazioni pubblicate oggi da alcuni quotidiani parlano chiaro. 

Dieci tavoli da 50 l’uno. Scrivi, Ferro 5, Minnucci 5, Mancini 5 (tutti del Pd ndr), Agostini 15 (LeU), Polverini 10 (FI). Francesco Giro 5 (FI), Ciochetti 10 (UDC) , Buonasorte 5 (lista dello scarpone)” e così via. 

Poi aggiunge ”domani c’ho un altro meeting dei 5 Stelle, perchè pure ai 5 Stelle gliel’ho dovuti dare. Io sto sostenendo tutti quanti“.  Nell’informativa dei carabinieri  fa anche il nome del non indagato Marcello De Vito, presidente dell’assemblea capitolina, e Ferrara, quasi certamente Ferrara Paolo, presidente del gruppo M5S”. 

Ma sono gli stessi inquirenti ad avanzare dubbi sulla illiceità di questi contributi quando commentando una intercettazione scrivono non è chiaro “se Parnasi stia parlando di finanziamenti leciti o meno anche se il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell’erogazione lascia presumere la natura illecita della stessa”.

Ottimi anche i rapporti con la Lega di Salvini come si evince da un’altra intercettazione del 15 marzo, dove Parnasi spiega al suo commercialista: «Scusami, ma poi abbiamo qua altri 22.000 euro della campagna, tu qui non hai messo le cose, la Lega ed Eyu (probabilmente una fondazione, ndr)… La Lega ed Eyu li paghiamo ad aprile, quindi… È solo di essere precisissimi, che in questo momento io mi sono (poi sussurra a bassa voce parole incomprensibili)… Il governo lo sto a fare io, eh! Non so se ti è chiara questa situazione!”.

Certo una sparata ma indicativa di quel disinvolto (a dir poco) comportamento suo e di molti altri indagati per i quali al telefono si dicevano le cose più compromettenti senza alcun timore.

Giuliano Longo

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