Eccola lì ben visibile la montagna dei rifiuti di Colle Fagiolara, la discarica a due passi dal polmone verde della selva di Paliano e a ridosso di Colleferro.
Al momento è inattiva fino allo spostamento dei tralicci dell’Enel autorizzato qualche mese fa dal consiglio comunale di Colleferro competente per territorio. Ma pronta da novembre a ritornare a nuova vita con l’afflusso ogni due anni di altre 480mila tonnellate di rifiuti.
I comitati e le associazioni ambientaliste di quel territorio si apprestano a levare barricate, solo che questa discarica che doveva chiudere nel 2019 come abbiamo già scritto (vedi link), consente alle regione di evitare il commissariamento sui rifiuti.
Grazie alla recente determina del direttore Politiche ambientali che ha individuato nelle discariche di Civitavecchia e di Colleferro la risposta alle due sentenze del Tar che nel 2016 aveva imposto individuare una rete integrata e adeguata di impianti. Sentenza che ha fatto seguito al ricorso della Rida di Aprilia che chiedeva di allocare gli scarti delle proprie linee di trattamento.
Oddio, come vedremo non tutto il male vien per nuocere dal momento che il bilancio del comune di Colleferro continuerà a percepire il non indifferente contributo che attualmente proviene dalla discarica. Senza mettere in dubbio il coerente ambientalismo della amministrazione Sanna che con il supporto delle amministrazioni limitrofe, ha convinto la Regione a bloccare il revamping dell’inceneritore di Colleferro che se va avanti così è destinato alla rovina.
Ma questa volta l’impegno ecologista non sarà sufficiente a far arretrare la Regione da una decisione che non pare affatto temporanea perché il problema vero è che il ciclo dei rifiuti nel Lazio rimane ancora incardinato sullo smaltimento in discarica con il Piano rifiuti approvato nel 2012.
Nè pare che i livelli di raccolta differenziata nella regione e soprattutto a Roma, offrano una immediata via di uscita da questa situazione. Le discariche attualmente attive nel Lazio sono 5 fra le quali quella di Roccasecca nel frusinate in fase di esaurimento per cui quella di Colleferro e forse di Civitavecchia dovranno farsi carico anche dei rifiuti romani. In attesa che l’amministrazione Raggi e la Regione si mettano d’accordo sulla allocazione degli impianti di trattamento e lavorazione soprattutto entro i confini della Capitale. Campa cavallo che la monnezza cresce .
È pur vero che ormai per la normativa europea i rifiuti da versare in discarica vengono trattati negli impianti di TMB (trattamento meccanico biologico), ma diventa indispensabile la reperibilità e la disponibilità di aree e di impianti dove abbancare grandi volumetrie di rifiuti non recuperabili e di scarti di lavorazione.
Gli ecologisti, e non solo, sostengono che la discarica comunale di colle Fagiolara, aperta dal 1992 abbia esaurito il suo ciclo di vita, ma la Regione prima con la Determina (22.4.2016, n. 199) aveva già stabilito che la volumetria residua di colle Fagiolara era di 33.000 metri cubi cui si potevano aggiungere altri 600.000, qualora gli elettrodotti Enel venissero spostati, come avverrà nel mese di novembre.
“Ma” il 31.12.2016, con la Legge di Stabilità per il 2017, la Regione prevedeva di adottare un Piano per la predisposizione delle procedure di chiusura di quella discarica. Dall’ampliamento alla chiusura, solo che nel frattempo è venuto fuori che Roma non è autosufficiente e conferisce rifiuti fuori del suo Ambito, in particolare alla discarica MAD di Roccasecca quasi satura.
L’8.11.2017 la maggioranza del Consiglio comunale di Colleferro respinge la mozione contro lo spostamento dei tralicci di fatto citando che nel 2019 la discarica venga chiusa.
Infatti la scelta è quella di utilizzare le volumetrie disponibili per altri 482.193 mc accogliendo i rifiuti trattati da Roma e da circa 25 Comuni della provincia. Così il 1.12.2017 l’ordinanza sindacale urgente n. 192 dispone lo spostamento dei tralicci e la presa in carico dei costi da parte di Lazio Ambiente spa. A questo scopo il Comune acquista quasi 2 ettari adiacenti alla discarica, in via Palianese dove delocalizzare i tralicci. Il 13.12.2017 Lazio Ambiente spa avvia le procedure per realizzare un impianto per il trattamento del percolato della discarica con 1,3 milioni, interamente finanziati dalla Regione.
È a questo punto che si intreccia la vicenda di Lazio Ambiente e quella dei conti di Colleferro perché nel bilancio di previsione del 2018 del Comune prevede dalla discarica una entrata di 4.221,697,48 euro. Quanto poi al costituendo Consorzio dei Comuni, promosso dal sindaco Sanna, e che dovrebbe gestire la discarica, si stima un introito, di circa 20 milioni, solo utilizzando la volumetria residua.
Una volta bloccato il termovalorizzatore i servizi di Lazio Ambiente di raccolta, spiazzamento e smaltimento verranno finanziati da un consorzio di comuni che acquisterà o noleggerà i mezzi e tutto ciò che occorre alla gestione della discarica. Ma per sostenere questi costi Colleferro punta sulle risorse garantite dalla discarica. Inoltre se l’impianto chiudesse nel 2019 come verrà finanziato il Consorzio e dove verranno portati i rifiuti?
Possiamo allora dire che la sentenza del Tar toglie le castagne del fuoco a Sanna e Zingaretti garantendo un futuro a Colle Fagiolata. Non vorremmo apparire polemici, ma allora per l’equilibrio eco-ambientale di quell’area non è che tenere in vita anche il bruciatore avrebbe cambiato gran che, almeno si sarebbe salvato qualche centinaio di posti di lavoro.
Giuliano Longo