Il traino di Salvini non sfonda a Roma, in provincia e a Latina. Centro destra in affanno

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Doveva essere il grande momento per lo sfondamento della destra anche nel Lazio, a Roma e in provincia, eppure si giri pure la frittata come si vuole, ma questa volta il traino di Salvini  non è stato sufficiente. I risultati del primo turno lasciavano a ben sperare sull’onda lunga sovranista che sta tracimando in Italia e addirittura nelle zone tradizionalmente rosse, ma per i ballottaggi nella nostra regione  si è infranta sulle scogliere del Pd e delle liste civiche.

Dei dati nel dettaglio diamo conto in altro articolo (vedi link) ma val la pena ricordare che la destra è stata sonoramente battuta a Roma nell’ottavo municipio al Primo turno e al terzo nel ballottaggio di ieri.

Persa anche l’occasione di conquistare Pomezia dove i voti dell’ex sindaco Fucci sono confluiti nella lista del suo ex partito i 5stelle. Risultato che non basta ad esorcizzare la loro sconfitta nella Capitale pur nella bassa affluenza alle urne. Ma questa è un’altra storia. 

Torniamo quindi al centro destra che ci lascia le penne ad Aprilia e Formia, Fiumicino, Santa Marinella e Velletri, comuni che assommano oltre 300mila anime.

Eppure, come dicevamo, il primo turno e le Regionali del 4 marzo, dove la Lega ha portato alla Pisana 4 consiglieri, lasciavano a ben sperare. Per di più  dopo la formazione del Governo Giallo/verde dove il Salvini emerge alla grande  con un annuncio dietro l’altro, vellicando  la pancia di un elettorato  particolarmente sensibile al tema della immigrazione.

D’altra parte da queste parti Matteo era pure venuto parecchie volte mettendoci la faccia per sostenere le liste del centro destra ormai a trazione leghista (almeno così pareva).

Già, le liste del centro destra, ma quale centro destra? E’ opinione diffusa che questa coalizione a livello nazionale si vada sfaldando, con Forza Italia in calo di consensi risucchiati dalla Lega, i Fratelli della Meloni che al più rappresentano una formazione subalterna all’egemonia di Matteo e soprattutto un personale politico raccogliticcio che i molti casi ha percorso a destra tutti i sentieri della politica.

Qualcuno incappando anche  in vicende giudiziarie,  come è successo  a Latina  dove il nome  del capo gruppo alla Pisana Angelo Tripodi  (non indagato)  compare nell’ordinanza  che ha disposto la misura cautelare per 25 persone del clan Di Silvio  nell’ambito dell’inchiesta Alba pontina. 

In quelle Carte appare anche di sfuggita il nome di Francesco Zicchieri assurto nel frattempo a vice presidente del gruppo parlamentare della Lega alla Camera.

Quanto basta perché  si scateni l’opposizione del Pd che sui presunti rapporti del clan Di Silvio con i due giovanotti ha presentato una mozione sottoscritta da 45 parlamentari.

Certo, la faccenda  riguarda il presunto sostegno del Clan  alla lista ’noi con Salvini’ per le amministrative del 2016 a Latina e Terracina dove, guarda caso, la Lega è stata battuta a Formia e ad Aprilia e nel frattempo la ruota della politica ha girato vorticosamente.

Naturale quindi che per costruire la sua classe politica nel Lazio, Salvini ha dovuto accontentarsi di quello che passava il convento, senza dimenticare che quasi sino all’ultimo aveva sostenuto la candidatura di Pirozzi alla presidenza del Lazio.

Eppure, da subito, i problemi non sono mancati come quando, ai primi di maggio, il consigliere regionale della Lega  Enrico  Cavallari è stato espulso dal partito, con una semplice email. Ex assessore al Personale della giunta Alemanno, e candidato nel 2016 alla presidenza del XIII municipio, aveva sostenuto a gran voce la linea intransigente: “Zingaretti va sfiduciato”. Ma lui racconta di essere stato cacciato dal partito perché il suo oltranzismo non era gradito propio al coordinatore regionale ed ex consigliere a Terracina, Francesco Zicchieri. 

Ora Matteo fa il ministro e in apparenza anche il leader ‘ombra’  del  Governo. Non ha certo tempo  di pensare al partito nel Lazio che comunque non è strategico nei disegni della Lega, ma in politica contano i numeri, o si vince o si perde. 

Qui la coalizione che non c’è ha perso e la Lega non sfonda.

 Giuliano Longo

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