Roma, ex consiglieri: «Nobili dica tutta la verità e chieda scusa»

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“É con profonda amarezza che abbiamo letto stamattina sulle pagine del quotidiano ‘Il Foglio’ le parole del parlamentare romano Luciano Nobili, che non solo candidamente ammette il suo personale errore di aver preso una decisione sbagliata, ma omette anche di chiedere scusa a quella classe dirigente eletta democraticamente e obbligata a consegnare ad un notaio le sorti del loro destino e di Roma e soprattutto omette di chiedere scusa ad una città, appunto, che oggi paga un prezzo altissimo in termini di qualità della vita per un’Amministrazione pentastellata incapace e bugiarda. Il ‘senno di poi’ é facile esternarlo peraltro quando si siede oggi sugli scranni del Parlamento, il premio giusto per chi non difese e non sostenne un pezzo di classe dirigente di allora infangata da un clima offensivo e dall’accusa pesantissima di essere mafiosa. Il Pd non fu capace di distinguere. Un pezzo di classe dirigente competitiva e preparata, spazzata via da chi decise, tra una partita di biliardino alla Festa dell’Unità e un riso basmati, le sorti di un’intera comunità.

Con ‘il senno di poi’, all’epoca ci saremmo aspettati dal Partito almeno la verità che parzialmente Nobili, allora senza alcun ruolo, racconta. Con ‘il senno di poi’, all’epoca ci saremmo aspettati sostegno dal Partito e non la trasmissione costante di messaggi volti a impaurirci sulla scia di una campagna stampa infamante e lesiva della nostra serenità e dignità personale. Parole inenarrabili. Violente. Ingiuste. Evidentemente non meritavamo allora né sostegno né verità. Solo fango e onta da cui ognuno di noi ha dovuto difendersi in piena solitudine e vittima di un ingiusto accantonamento. Una scelta, quella dichiarata oggi da Nobili, che peraltro provocò una lacerazione profonda tra tutti noi, in seno a quello che rimaneva del gruppo consiliare. Che prezzo alto si è fatto pagare alla città. Nobili parla di un accordo e di un ‘decidemmo’. Chi decise? Sulla base di quale accordo? Dichiara che il Sindaco fu spinto dal Pd a dimettersi. In che modo? Quando? Sono interrogativi legittimi a cui evidentemente siamo in molti a non saper rispondere. Furono mesi di doloroso isolamento per noi, stretti tra l’indifferenza del Sindaco e quella del Partito. Ricordiamo all’On. Nobili che aver sacrificato e non aver sostenuto in un momento difficile e complesso gli eletti del Pd che comunque al di là del Sindaco hanno continuato generosamente e con responsabilità a fare la propria parte, non aver chiarito le scelte e le verità da lui e da altri non condivise, prendere atto oggi delle bugie che ci sono state raccontate in un clima infamante, scegliere un notaio sono un suo personale fallimento. Prendiamo comunque atto di un cambio di visione da parte del ‘plenipotenziario renziano del Pd Roma’, ovvero che è finalmente finita l’era dell’autoreferenzialità. Resta il dispiacere di essere stati offesi, infangati, squalificati, messi all’angolo da qualsiasi ruolo e minacciati da centinaia di persone via social e de visu per verità negate che escono fuori solo oggi. Ma é soprattutto un amaro dispiacere vedere Roma ridotta a ‘Latrina Capitale’ per una scelta violenta, decisa da chi allora fu artefice di tutto questo e oggi, come premio, siede in Parlamento. Speriamo in tempi migliori: noi non abbiamo mai smesso di lavorare per il bene della città e del nostro Partito. Uno spirito di servizio che sembra vetusto, ma che segna il passo delle persone libere che si mettono umilmente e in ogni occasione a servizio della comunità. É la generosa e condivisa competenza a fare la differenza. Non il ruolo”.

 

Così in una nota Gianni Paris, Antonio Stampete, Dario Nanni, Erica Battaglia, Maurizio Policastro e Cecilia Fannunza

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