Inchiesta stadio, Parnasi a pm: «Palozzi chiedeva soldi con insistenza»

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“Adriano Palozzi mi ha chiesto con estrema insistenza un aiuto economico. L’ho conosciuto in occasione della vicenda di Ecovillage, in quanto era sindaco del Comune di Marino. Lo avevo sostenuto nella precedente campagna elettorale, almeno 6 anni addietro, erogando in suo favore se non ricordo male 10mila euro. Si trattava di un’erogazione regolare, con delibera e iscrizione in bilancio da parte di una società del gruppo”. Così ha detto Luca Parnasi secondo il verbale depositato al tribunale del riesame. Il manager è in carcere dal 13 giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio di Tor di Valle. Oggi davanti ai giudici si valutano le posizioni di Adriano Palozzi e Michele Civita. Palozzi, già vicepresidente del consiglio regionale del Lazio in quota Forza Italia, è agli arresti domiciliari. “Nell’ultima campagna Palozzi mi chiamava continuamente chiedendomi un contributo ed abbiamo concordato il contratto con la Pixie – continua Parnasi nell’atto – al fine di giustificare la dazione della somma di denaro. Non avevo bisogno di quel contratto nè di quei servizi. Tuttavia non volevo fare figurare il mio nome accanto a quello di Palozzi proprio perché stavo tentando di costruire un rapporto con i Cinque Stelle. La società Pixie ha svolto un’attività di consulenza consistente nella documentazione che esibisco”. Parnasi aggiunge anche che non aveva “alcun interesse alle funzioni di Palozzi” e che la somma di denaro erogata “aveva il solo scopo di evitare di avere problemi con lui che continuava a richiedermi dette somme. Quanto alle ragioni di tale erogazione, devo dire da un lato che essa è intervenuta per evitare di avere un nemico, tale era la mia percezione delle cose, dall’altro era connessa alla sua funzione pubblica, nel senso che acquisivo la disponibilità della sua funzione ove essa si fosse resa necessaria per il perseguimento degli interessi miei e del mio gruppo”.

CASO CIVITA

“Conosco Michele Civita da circa 20 anni ed e’ una persona che stimo molto. Ha sempre fatto gli interessi dell’amministrazione. La conferenza di servizi era gia’ stata chiusa e gia’ c’erano state le elezioni quando con estremo imbarazzo mi ha chiesto di trovare un lavoro per suo figlio”. Lo ha detto il costruttore Luca Parnasi durante l’interrogatorio reso ai pm di Roma affrontando il tema del suo rapporto con l’ex assessore regionale all’Urbanistica e attuale consigliere regionale del Pd, Michele Civita, indagato nell’inchiesta sullo stadio della Roma. Il verbale, caratterizzato da diversi omissis, e’ stato depositato dalla Procura in occasione dell’udienza davanti al tribunale del Riesame che si e’ riservato sulle istanze di attenuazione delle misure cautelari presentate dagli avvocati dello stesso Civita e del vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Adriano Palozzi. “Io ho fatto un colloquio al figlio e l’ho proposto ad Acherman della Be Consulting- ha aggiunto Parnasi– Gli ho fatto un favore mettendomi nei suoi panni come padre. Non ho mai sostenuto Civita con erogazione di denaro”. E ancora: “Io ho sostenuto Civita con il voto, dato a lui anche da parte dei miei familiari. Politicamente la Regione, e di conseguenza Civita, erano favorevoli alla realizzazione dello stadio. Era il nostro punto di riferimento nella conferenza di servizi e a lui, sia che io che Caporilli e Baldissoni, ci rivolgevamo per la soluzione di eventuali problemi”. Quanto poi alla richiesta pervenutagli da Civita di un posto di lavoro per il figlio, dopo che era stata chiusa la conferenza dei servizi in Regione che aveva dato il via libera al progetto stadio, Parnasi ha detto: “Non sono in grado di dire se il suo atteggiamento di disponibilita’ fosse finalizzato ad avanzarmi in seguito la richiesta di assunzione del figlio. Per la conoscenza che ho di Civita credo che non sia cosi’. Ho fatto la promessa di assunzione del figlio perche’ a lui legato da rapporti personali, nella consapevolezza del suo ruolo pubblico”.

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