Al teatro Argentina maratona teatrale alla scoperta dell’Afghanistan

Lo spettacolo prodotto,nella sua versione italiana, dal Teatro dell’Elfo con ERT, ha debuttato all’Elfo Puccini di Milano con la regia di Bruni e De Capitani ed è arrivato a Roma al teatro Argentina in due parti

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Afganistan – il grande gioco. Mai titolo fu più indovinato: la storia dell’Afganistan sembra una partita a Risiko. .

Lo spettacolo prodotto,nella sua versione italiana,   dal Teatro dell’Elfo con ERT, ha debuttato all’Elfo Puccini di Milano con la regia di Bruni e De Capitani ed è arrivato a Roma al teatro Argentina in due parti:” il grande gioco” ed “Enduring freeedom” che sono state divise in due serate ed in un’unica maratona domenica 21 ottobre.

Periodicamente l’Afganistan torna alle cronache, non ultimo la passata settimana per le notizie tragiche sulla campagna elettorale in corso, ed ogni volta ci colpisce la tragedia di questo popolo che nel 2001 Mohsen Makhmalbaf (viaggio a Kandahar) rappresentò con l’immagine fortissima delle protesi lanciate dagli aerei che una massa di mutilati che arranca con le stampelle nel deserto per raggiungerle e impadronirsene. Cosa è cambiato? Poco o niente.

Non c’è pace in questo pezzo di terra confinante a l’Iran, con il Pakistan, con il Turkmenistan, l’Uzbekistan e il Tagikistan e con la Cina dove le tribù si fanno la guerra e gli ‘studenti coranici’ rifiutano qualsiasi tregua.  Le elezioni che si sono appena svolte hanno registrato morti e feriti tappezzando ancora una volta di sangue la strada verso il futuro.

La scelta di De Capitani e Bruni è stata quindi estremamente attuale dimostrando come il teatro ci può aiutare a capire un pezzo di storia che ci è costata enormi risorse in uomini e aiuti e che, visti i risultati, ha ancora molto da dirci. Ed alla fine dello spettacolo usciamo con una maggiore conoscenza della storia, con rabbia per quello che questo popolo sta soffrendo e con un grande senso di impotenza perché l’immagine di persone che si ammazzano tra di loro ci riporta a tempi passati ed a una rabbia che i social ci urlano tutti i giorni.

La piece è stata prodotta dal Trycicle Theater di Londra, la più grande officina di teatro politico inglese, che ha costruito l’ambizioso progetto The Great game, uno spettacolo nel quale tredici tra i migliori autori inglesi raccontano i rapporti tra l’Afghanistan e l’occidente dal 1842 ai giorni nostri. “Afghanistan, il Grande Gioco fa parte di quel teatro anglosassone che ci piace, precisano i registi Bruni e De Capitani. La storia dei rapporti tra Occidente e Afghanistan è metafora di tutti gli errori fatti in Medio Oriente e Asia anche per ignoranza: ci piace che venga raccontato un periodo di cui si sa poco ma ci coinvolge tanto, riaffermando l’idea di un teatro che parla di civiltà continuando a essere vivo».

Sul palco si alternano documenti storici ed interpretazioni di attori La narrazione procede per quadri, la prima parte ripercorre gli eventi tra il 1842 e il 1930, mentre la seconda  ci riporta agli  anni 1979 – 1996. Sul palco gli attori  Claudia Coli, Michele Costabile, Enzo Curcurù, Leonardo Lidi, Michele Radice, Emilia Scarpati Fanetti, Massimo Somaglino e Hossein Taheri, danno voce ad una serie di scene che vogliono esplorare, attraverso la voce dei protagonisti o di semplici soldato o di cooperanti le motivazioni di quello che ancora oggi è un conflitto irrisolto.

Straordinario è vedere come l’Afganistan da un paese sulla strada della modernizzazione, foto d’archivio mostrano Kabul con donne libere e vestite all’occidentale, attraverso una serie di vicende finisca con donne in burqa che diventano strabiche dovendo guardare dove vanno attraverso una retina.

L’ultimo pezzo  COME SE QUEL FREDDO di Naomi Wallance ci lascia con la morte come unico

Il successo è stato clamoroso: tre mesi di tutto esaurito, repliche negli Stati Uniti (anche al Pentagono) e persino  il generale David Richards, capo delle Forze armate in Afghanistan, lo elogia.

I pezzi sono

Invasione e indipendenza 1842-1930

• TROMBE ALLE PORTE DI JALALABAD di Stephen Jeffreys

• LA LINEA DI DURAND di Ron Hutchinson

• QUESTO E IL MOMENTO di Joy Wilkinson

Il comunismo, i Mujāhidīn e i Talebani 1979-1996

• LEGNA PER IL FUOCO di Lee Blessing

• MINIGONNE DI KABUL di David Greig

Il periodo 1996–2010
• IL LEONE DI KABUL di Colin Teevan
• MIELE di Ben Ockert
• DALLA PARTE DEGLI ANGELI di Richard Bean
• VOLTA STELLATA di Simon Stephens
• COME SE QUEL FREDDO di Naomi Wallance.

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