Il sostituto procuratore generale Giancarlo Amato ha chiesto condanne per un totale di 177 anni nel secondo processo d’appello (dopo un annullamento della sentenza da parte della Cassazione) ad alcuni esponenti del clan Fasciani di Ostia. La pena piu’ alta (27 anni e 10 mesi di reclusione) e’ stata chiesta nei confronti del boss Carmine Fasciani; 12 anni e 9 mesi sono stati sollecitati per la moglie Silvia Franca Bartoli, 25 anni e 4 mesi per la figlia Sabrina e 9 anni e 8 mesi per l’altra figlia Azzurra. Il rappresentante della pubblica accusa si e’ poi pronunciato per la condanna a 25 anni e 3 mesi di Riccardo Sibio, 10 anni e sei mesi di Alessandro Fasciani, 12 anni e 9 mesi di Luciano Bitti, 13 anni di John Gilberto Colabella e 10 anni di Mirko Mazzoni. In primo grado, il tribunale riconobbe l’associazione di stampo mafioso e l’aggravante del metodo mafioso che invece caddero nel giudizio d’appello, presieduto da Claudio Tortora che ha poi guidato il collegio che poi ha ripristinato il reato previsto dall’articolo 416 bis nel processo su ‘Mafia Capitale’. Il 26 ottobre dello scorso anno, pero’, e’ stata la Cassazione a ritenere “processualmente acquisito che la famiglia Fasciani ha costituito un’associazione per delinquere di tipo mafioso con a capo Carmine Fasciani”: da qui il rinvio a un nuovo processo d’appello affinche’ si riesamini l’intera vicenda “a partire proprio dal carattere mafioso del gruppo” rivalutando ogni questione “circa la partecipazione, con il relativo grado e consapevolezza, degli imputati al predetto sodalizio”.