«Oggi è il giorno della chiarezza, dobbiamo parecchie risposte: ho scritto al Cio la lettera con cui interrompiamo il percorso di candidatura di Roma 2024» ha detto ieri il presidente del Coni, Giovanni Malagò, al termine della conferenza stampa in cui ha annunciato di aver comunicato al Cio lo stop definitivo alla candidatura di Roma 2024. C’è rammarico e ancora tanta rabbia nei membri del comitato. Malagò al termine dell’incontro ammetterà amareggiato: «Questo è il giorno più triste della mia presidenza».
L’AMAREZZA DI MALAGO’
«Quando un intero movimento si ferma a pochi metri dal traguardo – ha aggiunto – per lo sport in assoluto è una cosa triste. Lo sport non esce sconfitto ma a testa alta e vittima di questo contesto storico».
«Da oggi il comitato promotore è ufficialmente in liquidazione – ha poi spiegato – Per noi è una grande ferita spero ci si renda conto della figuraccia fatta». Quanto alla lettera inviata al Cio dal sindaco Raggi con il “no” della capitale, Malagò ha ribadito che la candidatura olimpica è stata «liquidata in cinque righe» e senza entrare nel merito. Un fatto che lascia ancora di più l’amaro in bocca ma che non comporterà gesti eclatanti da parte del Coni, come un ventilato ricorso al Tar per danni erariali.
IL CONI FUTURO PUNTA SU MILANO
«Il Coni non ha alcuna intenzione di ricorrere al Tar, se saranno altri a farlo non ci riguarda» ha detto Malagò che sembra già guardare ai prossimi appuntamenti dello sport nazionale. «Ho deciso di candidare per la sessione del Cio del 2019 Milano. Questo è il primo passo per riavvicinare l’Italia» allo sport internazionale «dopo questa interruzione di Roma 2024». Un avvenimento che cade sull’altra grande capitale italiana: più moderna, governata in modo più efficiente e da poco uscita dall’esperienza internazionale di Expo2015. «Il governatore Maroni ed il sindaco Sala si sono detti entusiasti. Con questi interlocutori credibili possiamo voltare pagina» chiosa ancora Malagò. «Se ci riusciremo sarà il primo passo per ricominciare a pensare ad un’altra candidatura». Sembra difficile dunque continuare a pronunciare la parola olimpiadi, a Roma come in provincia, anche se tecnicamente qualcosa si potrebbe fare ancora. Sull’ipotesi di una “Olimpiade metropolitana” Malagò ha spiegato: «Formalmente esistono ancora dei piani alternativi, con i sindaci del Lazio e dell’area metropolitana, ma c’è un problema: non ci votano più, non abbiamo più credibilità». Difficile dargli torto dopo la frettolosa chiusura della giunta Raggi.
PER IL CONI SGUARDO AL FUTURO
Ora il Coni guarda avanti anche per gli impianti sportivi della Capitale: «Ci concentreremo sui nostri asset – ha spiegato Malagò – I nuovi impianti al centro Giulio Onesti all’Acqua Acetosa, la copertura del Centrale del tennis altrimenti l’Atp chiederà un’altra sede o ridimensionerà il torneo di Roma, il restyling dello stadio Olimpico per Euro 2020. Non faccio nessuna polemica, per educazione. Avrei voluto dire alla Raggi che avrei portato un’Olimpiade pulita, lecita. L’interesse per gli appalti non ci appartiene». «Ho cercato invano di contattare Beppe Grillo. A lui e alla Raggi avrei proposto un dream team di tre nomi. Presidente del Comitato organizzatore sarebbe stato Nevio Alessandri, molto stimato al Cio; a dare una patente di rispetto un amico di infanzia di Grillo, l’architetto Renzo Piano. E la terza persona sarebbe stato il generale Enrico Cataldi, il nostro procuratore generale dello sport, tra l’altro contattato dall’amministrazione di Roma per dare una mano. Noi oggi smettiamo di occuparci di Roma. Auguri al Flaminio, ai palazzetti, alle periferie. Il Coni deve tornare a occuparsi del resto del Paese». Roma 2024 sembra già un ricordo lontano.
F.U.