L’arresto di Marra potrebbe aprire spiragli su un sistema dove la corruzione è norma

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La testata “Cinque” cominciò a scrivere  di Marra dal 2011 nell’ambito dello scandalo dei residence per gli sfrattati dove ha sempre fatto affari anche il costruttore Amore coinvolto in mafia capitale. Così come scrivemmo decine di articoli sulla malagestione della amministrazione Alemanno e della  diaspora di destra che gli faceva da famelico contorno. Per tanti aspetti che oggi emergono con ruvida chiarezza e maleodorante sentore fummo (pur fra qualche minaccia per  nostri servizi sui Punti Verdi Qualità) fra le poche voci  ‘clamans in deserto’ anche quando con un articolo dal titolo “riciclati” del 5 settembre 2013 segnalammo l’ingombrante presenza di Raffaele Marra. Allora riciclato dalla Regione della Polverini nell’amministrazione di Ignazio Marino che ancora oggi nelle sue recenti dichiarazioni “fa lo gnorry”. Quasi a dire: Marra chi?

Questo per dire che non guardammo mai in faccia a nessuno di qualunque colore politico. Oggi da destra, da quella destra complice del malgoverno di Gianni,  si invocano dimissioni per la Raggi la quale peraltro, oltre a Marra, ha riciclato un bel po di dirigenti di quell’epoca  in Atac e Ama. Senza appiccicarci al petto medaglie di latta vogliamo solo segnalare una continuità di potere che si annida nei gangli amministrativi di Comune e partecipate, in quelle direzioni capitoline che di fatto governano la città. Un aspetto che segnalammo al Marziano, ma di cui colse la pericolosità solo l’ex assessore alla legalità Alfonso Sabella quando propose l’avvicendamento nei ruoli e altre misure rivelatesi inefficaci.
Certo è che mafia capitale ha sgretolato un sistema di potere colpendo, almeno per numero di imputati al maxi processo dell’aula bunker di Rebibbia, prevalentemente a sinistra, rendendo inevitabile la vittoria Grillina. Un “boatos” di consensi per Virginia Raggi che inizialmente aveva fatto mostra di scegliere assessori quali l’ex al bilancio Minenna o Berdini all’urbanistica e altri professionisti che non avevano mai nascosto i loro orientamenti di sinistra, spesso radicale. Poi l’evoluzione della specie ha segnato una sorta di regresso  verso ambienti di una destra, non politica ma del ‘fare’, che oggi da Milano promuove un imprenditore veneto leghista, l’assessore  Colomban, ad esercitare (si dice) un ruolo di sorveglianza sulla Raggi, quasi fosse una cavallina imbizzarrita.

In un contesto di inesperienza amministrativa e di governo Virginia colloca la scelta di Marra che come dirigente pubblico vanta qualche anno in Comune e ancor meno in Rai e in Regione. Per non parlare del dimissionato capo della segreteria Romeo che, sino a 7 mesi fa, altro non era che un modesto impiegato comunale di buon livello. Ed è anche in questo contesto di pervicace insipienza di Virginia che si colloca la dimissionaria assessora  all’ambiente Paola Muraro che in 12 anni di consulenza ad Ama non può certo venir ritenuta una pellegrina del settore. Anzi stimata e capace professionista che al contempo conosceva e forse anche inavvertitamente condivideva, le magagne di un settore, quello della monnezza  romana, dove è facile sporcarsi. Lasciamo quindi ‘che la giustizia faccia  il suo corso’ come la politica suol dire  ipocritamente dopo che i media hanno massacrato e condannato  persone anche solo incappate nelle intercettazioni.

Ora succede che la Raggi sia sommersa dagli esposti, dai memoriali, dalle denunce non solo dalla magistrata ex capo di gabinetto Raineri, ma addirittura della pasionaria grillina de Val Melaina Roberta Lombardi. Senza contare gli attesi pareri di Cantone sulla base dei quali fu segata la Raineri  per provvido e rapido suggerimento  di quel Marra che con lei non andava proprio d’accordo.
Lasciamo perdere i presunti rapporti corruttivi fra Marra e Scarpellini attualmente in galera. Lasciamo anche perdere il fatto che il costruttore potesse essere  soggetto a presunta estorsione da parte di un ex ella banda della Magliana. Lasciamo perdere tutto quello che riguarda i fratelli di Marra uno almeno, Renato che dal 2009 ha fatto rapida carriera in Comune.

Lasciamo perdere tutto questo e altro ancora e chiediamoci: cosa rendeva Marra e Romeo così potenti da conquistare il cuore di Virginia che in genere appare piuttosto Algida? Perché dissuasa da molti fra cui la stessa Lombardi, ammonita addirittura da Grillo, attaccata da tutta la stampa si abbarbicava tenacemente ai due?
Le ragioni stanno forse  nella  affermazione di Marra di essere stato lo spermatozoo che ha fecondato il Movimento 5 stelle romano. Non essendo lui un ideologo né un politico che fino al 2006 faceva il portaborse di Alemanno e prima ancora il finanziere costiero, avendo cambiato in meno di sei anni almeno cinque posizioni (fra le quali la Rai), quale fecondazione avrebbe mai favorito? E con lui Salvatore Romeo, almeno grillino della prima ora. Quale rapporto fiduciario era si stabilito fra la Raggi e i due quando con Frongia lei era alla opposizione in aula Giulio Cesare? Perché Marra, che poco tempo ottiene pubblicamente l’endorsement della Polverini e di Alemanno che quasi ha fatto finta di conoscerlo per caso, poteva millantare o esibire tanto potere.

Nelle intercettazioni con la segretaria di Scarpellini Raffaele dice di aver sistemato tutto e di non voler finire come un coglione una volta rimosso dall’incarico di vice capo di gabinetto. Nel suo esposto alla Procura la Raineri è molto chiara e rivela che ufficiali della Gdf le segnalarono l’inopportunità di trattenerlo nel Gabinetto. «Minenna – aggiunge- mi riferì di aver appreso dai vertici Gdf che fra le situazioni sospette che avevano determinato il suo demansionamento fino alla fuoriscita dal Corpo vi era un corso privato di pilota civile per il quale aveva sostenuto un costo di 90 milioni di cui non aveva documentato la provenienza». Marra, prosegue l’esposto «quando apprese che non intendevo confermargli il ruolo di vice: si adirò alzando la voce e minacciando ritorsioni». Già, Marra minacciò ritorsioni. Potrebbe essere oltre che innocente per qualche regalia immobiliare di un milione, ma lui potrebbe anche essere tipo da ‘ritorsioni’. Non è detto allora che una detenzione più lunga del sopportabile lo induca a svuotare il sacco di babbo natale.  Che potrebbe non portare doni solo alla Raggi ma a tutto un sistema di potere che ancora governa Roma.
Giuliano Longo

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