“Voglio sapere come amministratore pubblico chi ha autorizzato questa operazione. Chiederemo l’accesso agli atti perché voglio il nome di questa persona che va denunciata”. E’ furibondo l’assessore alla Cultura del Comune di Tivoli, Urbano Barberini, che conversando con l’Adnkronos stigmatizza senza mezzi termini il progetto di una nuova discarica, per la quale “le ruspe lavorano giorno e notte, perfino sotto la pioggia”, a pochi passi dalla cava che avrebbe dovuto ospitare quella ‘progettata’ dall’ex prefetto Pecoraro e bloccata nel 2012, e ancora più vicina alla Villa dell’imperatore Adriano, patrimonio mondiale dell’Unesco. “Sembra un film dell’orrore – dice il principe Barberini – quando pensi che il mostro sia morto e invece ti senti afferrare la caviglia e ti accorgi che il mostro, in questo caso il progetto di una nuova discarica, è ritornato”. Barberini annuncia mobilitazioni ad oltranza: “Ne abbiamo giù parlato ieri in consiglio comunale a Tivoli, adesso con il comitato ‘Salviamo Villa Adriana’ (lo stesso che si era attivato nel 2012, ndr) partiremo con le mobilitazioni, insieme con gli amici del Fai, del Wwf, di Italia Nostra e in generale con tutti quei cittadini dotati di raziocinio e amore per il proprio territorio che trovano inammissibile un progetto che mette a rischio non solo il patrimonio archeologico ma anche l’ambiente”. “In questa discarica – aggiunge Barberini – dovrebbero metterci le macerie del terremoto di Amatrice e Accumoli. Capisco che quella di smaltire le macerie è un’emergenza, ma quello scelto è il posto più sbagliato al mondo: non si può fare una discarica su una necropoli romana, accanto a Villa Adriana, sopra le falde acquifere che alimentano l’acquedotto di Roma (quello dell’Acqua Marcia, ndr). Quando si portano tonnellate di materiale sopra delle falde acquifere, si rischia grosso perché si corre davvero il pericolo di contaminare l’acqua di Roma”.
“Quello che ci preoccupa è che si lavori di notte, che non ci siano cartelli che spieghino cosa si stia facendo. Ieri sera tornando a casa verso le dieci di sera sono passato da lì e ho visto che, nonostante piovesse, lavoravano le ruspe. E’ noto che noi italiani siamo dei gran lavoratori, anche notturni – ironizza il principe – ma ciononostante mi sembra preoccupante. L’emergenza che si risolve massacrando quel che resta del nostro patrimonio culturale e paesaggistico non è più accettabile”. Barberini, che da giovedì tornerà in teatro (al Belli di Roma) con ‘Sulle spine’ di Daniele Falleri, non si spiega come sia possibile che “l’unico posto dove fare discariche nel Lazio sia accanto a Villa Adriana e sopra una necropoli romana, in una città che ha ben due siti Unesco (Villa Adriana e Villa d’eEste, ndr) e altri siti importantissimi come Villa Gregoriana o il santuario di Ercole vincitore. Il mondo ci ride addosso. In America sul sasso di Toro Seduto costruiscono un’economia e noi sulle necropoli ci facciamo la discarica. Che senso ha allora sentire sempre parlare in tv dell’importanza dei nostri beni culturali e dell’indotto economico della cultura, quando poi abbiamo imprenditori che progettano discariche sui siti archeologici?”. “Mi sento di appartenere a un’altra Italia, fatta di tante persone per fortuna, a giudicare dai progetti del Fai, di Italia Nostra e del ministero dei Beni culturali che ha capito l’importanza della cultura in questo Paese. Non a caso questi lavori stanno accelerando proprio in una fase di interregno, tra una legislatura e l’altra…”, dice Barberini che, sarà una coincidenza, tornerà in scena a settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, accompagnato al pianoforte da Danilo Rea, con ‘Le rovine di Adriano’, il testo di Nello Trocchia che ripercorre la vicenda della precedente discarica. “Credo che dovremo aggiornarlo”, conclude ironicamente.
Lavori portati avanti anche di notte ma cittadini e Comune non informati su cosa stia accadendo in quella cava che ricade nel territorio del Comune di Roma, sì, ma è proprio al confine con quello di Tivoli e molto più vicina a Villa Adriana rispetto alla cava sulla quale, nel 2012, si erano già accesi i riflettori per il tentativo di farne una discarica. ”Vista l’esperienza precedente stiamo sempre sull’attenti. Da una decina di giorni abbiamo notato strani movimenti, installare telecamere, arrivare container e ci siamo preoccupati. Finché non ci è giunta notizia informale”, spiega all’Adnkronos Gianni Innocenti, presidente del Circolo di Legambiente Tivoli e consigliere comunale. Si tratterebbe, dunque, di una discarica ”destinata non alla ‘monnezza’, per capirci, ma alle macerie provenienti dai comuni terremotati dell’alto Lazio e dell’Umbria. Anche se non ci sono notizie certe”. Tre i problemi principali al riguardo: in primo luogo la percezione di lavori condotti in fretta e furia e ammantati di segretezza senza concessioni alla trasparenza (”perché, altrimenti, lavorare di notte?”, si chiede Innocenti); poi la vicinanza a Villa Adriana e a un ninfeo di epoca romana; e poi la questione ambientale.
La questione ambientale, poi, concerne due aspetti: primo, ”sotto quella cava ci sono falde importanti, una delle quali alimenterebbe l’acquedotto vergine; e più a valle ci sono i pozzi di captazione dell’acqua potabile dell’Acea – spiega Innocenti – Il territorio su cui sorge, è tutto pozzolana, non c’è argilla a bloccare eventuali infiltrazioni”. Seconda questione: “E’ vero che le macerie, se di macerie davvero si tratta, non producono percolato, ma di che tipo di macerie si tratta? Contengono amianto? Sono considerate rifiuti speciali? Sono state caratterizzate? E poi, come verranno trasportate, da chi?”. Per fare luce sulla questione ”abbiamo chiesto oggi al Comune di Tivoli di far partire una richiesta di accesso agli atti alla Regione Lazio e al Comune di Roma”. Nel frattempo, i lavori stanno andando avanti, ”anche oggi, e uno dei nostri andato sul posto per informarsi è stato caldamente invitato ad uscire”.