Italia Nostra Lazio e associazioni in una lettera: “Preoccupante situazione sulla gestione del castello Orsini-Cesi di Sant’Angelo Romano”

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Lettera aperta alla sindaca di Sant’Angelo Romano
Martina Domenici sulla gestione del Castello Orsini-Cesi e del Museo
Preistorico del Territorio Tiburtino-Cornicolano. A sottoscriverla sono
Alessandra Andò, dell’Associazione Sant’Angelo Romano – Economia e
Territorio, Italia Nostra Lazio, Carlo Boldrighini, Italia Nostra –
Sezione Aniene e Monti Lucretili, Vittorio Emiliani del Comitato per la
Bellezza, Vezio De Lucia per Associazione Bianchi Bandinelli, Salviamo
il Paesaggio – Roma e Lazio, il Comitato per il Risanamento Ambientale.
Nella nota, le associazioni impegnate da anni nella tutela e nella
valorizzazione e fruizione pubblica dei beni ambientali e culturali del
territorio, giudicano preoccupante la situazione che si è venuta a
creare nel comune di Sant’Angelo Romano, dove l’amministrazione comunale
ha lanciato, oltre sette mesi fa, un’indagine esplorativa sui possibili
nuovi soggetti per la gestione del castello Orsini-Cesi, di proprietà
comunale.

“Ad oggi – scrivono nella lettera aperta –  siamo ad un punto morto, col
risultato di una lunga ed inspiegabile chiusura dell’intero immobile e
col conseguente nocumento di cittadini e possibili fruitori. Infatti,
sia il noto e bellissimo castello, sia il museo preistorico ivi presente
sono tenuti privi di orari di apertura al pubblico e, di fatto, senza
soluzione su date o atti sui quali incardinare la futura programmazione
degli spazi di museo e castello e le relative successive attività e
iniziative.
Resta il fatto oltremodo doloroso che un museo chiuso fa perdere
occasioni culturali ed economiche per l’intero territorio e segnatamente
per le popolazioni scolastiche, mentre, dall’agosto scorso, si è creata
una falsa aspettativa sulla possibile soluzione gestionale attraverso la
redazione di un bando pubblico fantasma. La presente lettera aperta –
sottolineano le associazioni –  vuole essere anche concreto stimolo a
chiarire le responsabilità amministrative sulla mancata soluzione del
problema, facendo anche ricorso ad altre vie, compresa la Corte dei
conti, per rappresentare i mancati introiti economici dovuti
all’inspiegabile chiusura del prezioso immobile comunale”.

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