La pericolosa e malandata Pontina sembra destinata per anni a restare l’unico collegamento tra Roma e il litorale a sud della capitale. Come è noto il 13 settembre è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato l’aggiudicazione dell’appalto per la Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone.
Grida di dolore si sono levate da più parti, amministrazioni locali interessate, associazioni di industriali, mondo della politica che vedono vanificata la gara da 2,7 miliardi del 2016 per la realizzazione dell’opera, aggiudicata al Consorzio Sis, un raggruppamento italo- spagnolo che unisce la Sacyr Construccìon, la Sipal e la Inc, dopo il ricorso del gruppo guidato da Salini Impregilo, comprendente i gruppi Astaldi, (che peraltro oggi si avvia verso il concordato preventivo prefallimentare) Pizzarotti e Ghella, che in pratica hanno ottenuto l’annullamento della gara.
Tutto da rifare fra boatos scandalizzati e preoccupati, tanto che il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, ha affermato di botto che si farebbe meglio ad abbandonare la strada della gara pubblica per affidare l’arteria in concessione e di puntare a realizzarla in proprio, in house.
Per in proprio si intende ovviamente la Regione.
Ipotesi che come tutte le buone intenzioni dei politici è destinata a lastricare le strade dell’inferno per un cavallo, quello della Roma- Latina, che come un ronzino si trascina ormai da 17 anni ed è già costato oltre 50 milioni di euro per la sola progettazione, con sprechi stimati dalla Corte dei Conti in circa 20 milioni.
Possiamo anche prescindere dalle ragioni degli ecologisti che non costruirebbero un bel niente pur di non devastare un paesaggio già sufficientemente cementificato e deturpato da decenni di speculazione con opere abusive più o meno condonate, per soffermarci su un altro aspetto che pure era già nella mente della precedente amministrazione Zingaretti. Quello dell’adeguamento della Pontina che al momento fa ancora abbastanza schifo.
Nel febbraio del 2014, quindi in tempi non sospetti, ne parlò proprio Stefano Petrucci allora presidente dell’Ance Lazio associazione dei costruttori il quale disse:
«Come sistema dei costruttori noi siamo ovviamente favorevoli al che si faccia una struttura così importante come la Roma-Latina che leghi il nord e il sud della costa tirrenica. Ma nella situazione in cui siamo, con i soldi già messi, con le incertezze sul tracciato e sui collegamenti, l’autostrada non si farà mai, soprattutto nei tempi che sono stati dichiarati, ovvero: inizio lavori ad aprile 2015 e fine a dicembre 2021».
E profetico aggiunse «Quando ci sono possibili contenziosi, flussi di traffico non sicuri e concessioni lunghissime, i tempi e i contributi pubblici si dilatano incredibilmente. Se non ci sono abbastanza risorse per fare veramente e rapidamente la Roma-Latina– propone il presidente- Usiamo quei 468 milioni già stanziati per sistemare veramente e rapidamente il tracciato di collegamento che già esiste, trasformando la Pontina in una superstrada veloce».
Ovviamente tale dichiarazione suscitò lo sdegno di quei politici che l’autostrada Roma Latina la promettono da quasi 30 anni ai loro elettori, ma un pensierino sulla possibilità di un adeguamento radicale della Pontina con investimenti inferiori almeno di tre quarti rispetto alla agognata autostrada, ce l’aveva fatto anni fa anche Zingaretti. Supportato dai pareri dei tecnici dell’Astral, la società che ha in gestione le strade del Lazio, e forse qualche progetto in tal senso giace anche nei cassetti della società di proprietà della Regione.
In effetti il ragionamento che allora circolava alla Cristoforo Colombo era che anziché affidare il mega appalto a mega società di costruzioni, il rifacimento della pontina sarebbe costato non solo molto meno ma avrebbe potuto impegnare numerose aziende anche medie e piccole per i lavori su una quarantina di lotti dove iniziare i lavori da subito.
Ma ormai il dado era tratto e i fondi del Cipe furono sbloccati dal novembre 2010 come ebbe a proclamare trionfalmente l’allora governatrice del Lazio Renata Polverini, mentre già due anni fa lo stesso ex ministro alle infrastrutture Del Rio aveva annunciato l’avvio dei cantieri .
Eppure l’dea di Nicola di portare in house il progetto della Roma- Latina non piace proprio ai costruttori che ancora invitano la Regione ad investire i soldi del Cipe nel rifacimento della Pontina sempre meno gestibile nonostante i recenti limiti di velocità imposti a una delle strade più pericolose d’Italia e con alcuni tratti che, almeno ai bordi erbosi, sfiorano l’abbandono.
Può darsi che questa sia la volta buona. Infatti meglio un uovo oggi che una gallina ormai decrepita fra molti anni.
Giuliano Longo