Nel corso dell’incontro con il ministro dell’Ambiente Costa il presidente Zingaretti ha praticamente confermato la definitiva chiusura dell’impianto di termovalorizzazione di Colleferro. Immagino che per lei, che da anni si batte per questa soluzione, sia una notizia scontata.
Da tempo ho perso una certa impulsività diventando più incline alla riflessione. Riflettere significa comprendere i fenomeni che accadono, collocarne la genesi ed indovinarne il traguardo, per quanto possibile. La notizia appresa ieri pomeriggio dalle agenzie riguardo l’incontro fra il Ministro Costa ed il Presidente Zingaretti mi ha fatto riflettere molto. Ho iniziato ad impegnarmi per la città nel 2005 e la lotta contro gli inceneritori e quel sistema era già viva da anni. Mi raccontavano dei blocchi allo Scalo, delle denunce personali fatte a chi bloccava il cantiere, di coloro che rimasero coerenti e di coloro che si vendettero poi al potere politico che aveva imposto quella decisione, di un sindaco incapace di essere solidale con la sacrosanta battaglia in atto. Con quel bagaglio ho iniziato. Oltre dieci anni di battaglie hanno visto via via interessare l’intera comunità: prima erano solo gli studenti, poi le associazioni, poi buona parte dei colleferrini hanno capito che i rifiuti non vanno bruciati: questo è il punto chiave. Non è che non vanno bruciati allo Scalo oppure non vanno bruciati in quel vecchio impianto ma è il principio che i rifiuti non si bruciano perché possono essere riciclati, senza inquinare. È stato anzitutto un cambiamento culturale e di approccio che si è sviluppato a tappe, tra cui la mia elezione. Ieri però è finalmente arrivata la parola fine.
Dopo le dichiarazioni di Zingaretti sui nuovi impianti, lei che tipo di strategia suggerisce?
Non serve più fare battaglie ambientaliste, politiche, amministrative, giuridiche e giudiziarie su Colle Sughero. Serve fermarsi a riflettere un momento: il territorio ha vinto perché ha convinto tutte le istituzioni delle sue ragioni e le istituzioni hanno recepito, a forza ma hanno recepito. Ci sarà necessità di una strategia di uscita economica, erariale, tecnologica, politica ed ambientale ma è un tema di cui discuteremo un attimo dopo. Oggi il dado è tratto: gli inceneritori chiudono definitivamente; studi epidemiologici tra qualche anno ci diranno chi aveva ragione.Tutte le discussioni ora le faremo con maggiore serenità anche se vanno fatte urgentemente sia per capire come si risolve il problema occupazionale sia per capire di quale tecnologia Costa e Zingaretti hanno parlato.
Per la realizzazione del nuovo impianto occorrerebbero almeno 3 anni, ma nel frattempo quale sarà la sorte delle decine di lavoratori di Lazio Ambiente addetti all’attuale termovalorizzatore?
Spero che siano occupati: igiene urbana? Un comando temporaneo con Ama o con Saf, oppure temporaneamente in società regionali o parchi. Gli ammortizzatori sociali dovrebbero essere l’ultima soluzione.Sebbene di soluzione temporanea si parli.
Sempre relativamente ai destini di Lazio Ambiente a che punto è il consorzio dei comuni da lei promosso?
Noi con il consorzio siamo pronti. Attendiamo che la Regione ci dica come avverrà il passaggio dei lavoratori e poi partiamo.
Dopo lo spostamento dei tralicci Enel, la discarica di Colle Fagiolara ha ripreso a funzionare eppure doveva essere chiusa entro il prossimo anno, come confermò anche a Cinque l’assessore Valeriani. Qual è allora la vera sorte di questa discarica e che tempi si prevedono per l’eventuale chiusura?
La discarica chiuderà come è stato previsto da sempre il 31 dicembre 2019, senza se e senza ma. Ho chiesto che già da subito inizino le operazioni di capping e post mortem, prima di fine anno.
Lei è anche consigliere della Città Metropolitana il cui Consiglio dovrà deliberare sui siti, già individuati dagli esperti, per gli impianti di trattamento dei rifiuti indispensabili per affrontare la crisi della Capitale, decisione sollecitata dallo stesso ministro. Quali saranno le prossime tappe per passare dalle intenzioni ai fatti?
Nella Città Metropolitana io svolgo il ruolo molto semplice di consigliere di opposizione. Attendo quindi che la forza di governo apra un ragionamento e produca delle carte sulle quali poter discutere confrontandosi.
Giuliano Longo